Martin Eden di Pietro Marcello | Recensione | Speciale Venezia 76

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Martin Eden

Dopo aver esordito alla regia di un lungometraggio di finzione quattro anni fa con Bella e Perduta, il regista Pietro Marcello porta finalmente il suo secondo film, Martin Eden, in concorso a questa edizione del festival di Venezia. Il regista, dopo aver lavorato sempre a progetti molto piccoli, stavolta si dedica a qualcosa di più ambizioso, ovvero trasportare sull grande schermo il romanzo di Jack London, Martin Eden. Martin Eden

Il romanzo era già stato portato al cinema due volte (l’ultima nel 1942) e in televisione, diretto da quel Giacomo Battiato che recentemente ha curato anche la regia de Il nome della rosa. In questo caso però non si tratta del solito nuovo adattamento o remake, perché Marcello, anziché ambientare il tutto in California, porta le vicende in Italia, in particolar modo a Napoli, cambiando completamente le carte in tavola.

La trama del film vede protagonista il giovane marinaio di umili origini Martin Eden (Luca Marinelli) che, un giorno, salva da un’aggressione Arturo (Giustiniano Alpi), giovane rampollo della borghesia industriale. Per ringraziarlo, Arturo lo invita nell’abitazione di famiglia, dove Martin Eden conoscerà e si innamorerà di Elena (Jessica Cressy), la bella sorella di Arturo.
La giovane donna, colta e raffinata, diventerà un’ossessione amorosa ec il simbolo dello status sociale cui Martin aspira ad elevarsi. Martin inseguirà il sogno di diventare scrittore, a costo di sacrifici e fatiche, affrontando i limiti della propria umile origine. Influenzato dal vecchio intellettuale Russ Brissenden (Carlo Cecchi), si avvicinerà ai circoli socialisti, entrando per questo in conflitto con Elena e con il suo mondo borghese. Fin dalle prime scene notiamo una cura in tutto quello che interessa al regista, e già dopo pochi minuti dall’inizio arriviamo allo snodo centrale della vicenda.

Il rapporto tra Martin ed Elena, fin dai primi dialoghi, è reso e messo in scena in modo molto importante , giocando spesso con primi piani molto stretti sui protagonisti e lunghi dialoghi tra i due, riuscendo fin da subito a dare un’ottima caratterizzazione ai due giovani.Martin Eden

Martin, ovviamente parla molto nel film , e una delle cose più belle sono i suoi modi di dire o di fare, spesso in un italiano sbagliato anche quando legge. E’ interessante, e reso decisamente bene, il fatto che i due personaggi siano molto diversi ma allo stesso tempo molto simili, una situazione che serve a dare grande potenza alle immagini e alle scene, rendendole forti di concetti espressi e non.
A livello visivo il film è veramente ispirato, soprattutto per il modo di girare di Marcello che lo fa sembrare una pellicola uscita dagli anni 60/70 , grazie ad una fotografia con colori poco accesi ed all’ambiente, ottimamente reso, che il regista sceglie per mettere in atto la vicenda; inoltre i  costumi sono particolarmente ispirati ed affascinanti.

In più,  Marcello inframezza le scene del film, mentre il protagonista legge, ad immagini che sembrano riprese da un repertorio proprio dei primi anni del ventesimo secolo , con una scelta di colori che aggiunge un piacevole effetto nostalgia ad un modo di fare che raramente si vede al cinema, soprattutto di recente.
I dialoghi sono veramente il punto di forza di questa pellicola che, proprio grazie all’ottima scrittura. riesce a decollare e ad essere su un altro livello rispetto ai film italiani di questi anni: la contrapposizione tra ricchezza e povertà nelle parole di Martin è resa magnificamente, e tutti i personaggi con cui ha un confronto sono resi veramente bene, su tutti ovviamente Elena e gli scambi con il personaggio di Briss.

Passando agli attori, tutti i personaggi secondari compiono un ottimo lavoro, ma su tutti giganteggia un grandioso Luca Marinelli che, film dopo film, si dimostra uno degli attori più dotati del cinema italiano e non solo, con un’interpretazione da togliere il fiato che, insieme a quella di Joaquin Phoenix in Joker. costituisce la prova attoriale migliore tra quelle viste finora a Venezia, e tra le migliori viste quest’ anno. Il finale, in alcuni momenti, è un po’ troppo frettoloso, facendo passare troppo rapidamente gli anni senza mostrarci completamente l’evoluzione del personaggio di Eden, ma questo piccolo difetto si fa perdonare con degli ultimi ottimi istanti e un inquadratura finale straordinaria e poetica allo stesso tempo.