Multiversity – The Morrison’s Guide to the Multiverse | Speciale

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Per meglio rendere le particolarità delle singole storie che convivono nella medesima serie, andremo ora ad analizzare gli albi singolarmente:

Multiversity #1

L’albo di apertura della serie, disegnato da Ivan Reis, mette in chiaro che uno dei punti cardine dell’intera serie è una delle tematiche preferite da Morrison: il lettore è un clandestino che, pagina dopo pagina, si addentra in un universo che non gli appartiene, ciò a suo rischio e pericolo…
La Cerchia,” un nuovo e molto strano gruppo di entità malvagie (di cui parleremo meglio più avanti), minaccia l’intero multiverso DC aprendo varchi su ogni versione alternativa della Terra, con l’intento di lanciare un’invasione su vasta scala. Ciò implica la presenza, fin da questo primo albo, di molti particolari super-eroi provenienti da mondi alternativi (alcuni originali e altri creati ad hoc). Tra essi certamente spicca Capitan Carota, una sorta di versione cartoon-esca di Superman impersonata da un coniglio antropomorfe reso invulnerabile dalla particolare fisica propria dei cartoni animati.
L’idea che su ogni versione alternativa della Terra siano presenti fumetti che per protagonisti hanno eroi realmente esistenti in altri universi (introdotta da Gardner Fox nel 1961 nel one-shot “Flash dei Due Mondi”) è probabilmente uno dei concetti più divertenti e bizzarri esplorati durante la serie.
L’allegoria, sia a livello grafico che narrativo, è uno dei temi portanti dell’intera serie che, una volta localizzato dal lettore, impreziosisce e completa il significato di ogni singolo avvenimento.
Raggruppare eroi molto diversi tra loro, non è un espediente atto solo a suscitare interesse negli amanti di run similari a “Crisi sulle Terre Infinite” o alla JL di George Pérez: nonostante la breve durata dell’albo, trovano spazio dei piccoli momenti che ci mostrano sentimenti e sensazioni dei singoli protagonisti, descritti in modo vivido e tangibile.
L’idea dell’utilizzare il fumetto come un ponte tra mondi paralleli, in Multiversity raggiunge un inaspettato apogeo. L’avanguardia dell’invasione della Cerchia è di fatto rappresentata da “Ultra Comics” un albo a fumetti “maledetto,” in grado di “infettare” l’intero universo del malcapitato lettore. Oltre a ciò, Multiversity arriva a interagire con il lettore, rendendo il nostro universo parte degli eventi narrati nella storia.
Multiversity avvertirà il lettore più e più volte sul pericolo costituito dal continuare a leggere ma, di fatto, cos’è un fumetto senza un lettore?


The Multiversity: Society of Super-Heroes – Conquers form the Counter-World

Questo è un ritorno in grande stile al classico fumetto pulp. Se il solo titolo dell’albo non basa a far sobbalzare il lettore dalla sedia, di certo lo faranno i disegni di Chris Sprouse e i colori di Dave McCaig.
Il Doc. Fate di Terra 20 ha riunito una squadra composta dalla Lanterna Verde Abin sur, L’uomo Immortale, Il Potente Atomo e Lady Blackhawk. Insieme essi dovranno affrontare la rapida e brutale invasione messa in atto dai dominatori di Terra-40, mondo parallelo che ogni centomila anni occupa lo stesso spazio dimensionale di Terra-20.
L’esercito dei conquistatori è capeggiato da Vandal Savage, Doc Faust, Lady Sheva, il Conte Sinestro e Parallax, tutte versioni alternative di personaggi ben noti ai lettori DC.
Questo albo, da un lato, rappresenta un puro concentrato di avventura e azione in salsa pulp: ci sono robot, zombi, Zeppelin, antiche pietre mistiche e uomini immortali che combattono all’ultimo sangue. D’altro canto, l’intera storia rappresenta una dissertazione filosofica sul bene e il male e su come l’uomo riesca a tracciare in modo netto la linea di demarcazione che separa questi due concetti. Uno dei protagonisti in particolare (che non per nulla è adornato da un simbolo che richiama il Dottor Manhattan di “Watchmen”), si ritroverà a “perdere” la sua umanità per perorare la causa degli eroi. Il quesito che ci poniamo in fine è: uccidere rende un eroe non dissimile da un villain o vi sono forse più sfumature a separare i concetti di bene e male?


Multiversity: The Just

Questo albo si svolge su Terra-16 o Terra-Me, dove i supereroi di seconda generazione vivono all’ombra della leggenda dei loro genitori. La storia si apre con il suicidio di Saffi Mason (Megamorpho) primo sintomo dell’infezione portata da Ultra Comics, con il quale la ragazza era entrata in contatto. Di seguito ci vengono presentati gli altri figli degli eroi e con loro i differenti modi in cui il lutto viene elaborato. I personaggi centrali dell’albo risultano essere: Damian Wayne (Batman), Alexis Luthor (la figlia di Lex Luthor con il quale Damian ha una relazione) e Chris Kent (Superman).

Oltre al manto della responsabilità, la precedente generazione di eroi ha lasciato in eredità alle nuove leve e al mondo intero qualcosa che, ironicamente, rende totalmente inutile l’esistenza stessa del concetto di super-eroe: la pace.

Superman (similarmente agli eventi narrati in “All-Star Superman”), a protezione della terra, ha posto un tanto potente quanto efficiente sistema di difesa, composto da centinaia di robot con le fattezze dello stesso uomo d’acciaio.
Mentre i robot-Superman hanno reso nullo il pericolo costituito dalla minacce super-umane e degli invasori alieni provenienti da chissà quale mondo/universo belligerante, Batman è stato in grado di eliminare la micro-criminalità in un non ben specificato modo.
Per tanto, l’inizio dell’invasione della Cerchia è visto dai protagonisti come l’occasione per un po’ di azione super-eroica vecchio stile.

Questo albo esplora il concetto di “fumetto maledetto” più dei precedenti. Damian intuisce l’origine extra-universale degli albi con cui è venuta in contatto Megamorpho prima di morire e che, in qualche modo, l’intero universo è stato ormai “infettato.” Tuttavia nemmeno il (nuovo) più grande detective del mondo sarà in grado di comprendere appieno il grado dell’effettiva influenza di Ultra Comics sull’intero tessuto della realtà.

Questo albo offre un interessante sguardo sull’ipotetica piega che gli eventi avrebbero potuto prendere in una timeline pre “Flashpoint” con Morrison alle redini. Questo di certo accenderà l’interesse dei lettori di lunga data, ma strapperà di certo anche il consenso dei novelli fan dell’universo DC.
Oltre a ciò, The Just rappresenta un excursus di Multiversity nel post-modernismo super-eroico, con un’annessa scala di valori ricreata ad hoc per aderire, in modo inquietantemente efficiente, ad un nuovo modello di società meta-umana e super-eroica.

Ad impreziosire questo intero terzo capitolo, vi è l’impegno di Morrison nel confezionare un one-shot ricco di personaggi e riferimenti provenienti dai più disparati periodi editoriali della DC (e non solo), il tutto accompagnato dallo splendido lavoro di Ben Oliver, che da il meglio di sé in nella rappresentazione di una festa in piscina che si rivelerà cruciale per gli eventi narrati (ve l’ho già detto che la scala di valori di questi eroi potrebbe risultare un pochino frivola? No?).


Multiversity: Pax Americana

L’universo in cui questo albo è ambientato (Terra-4), vuole rappresentare il tredicesimo numero di Watchmen che i fan hanno tanto agognato, impreziosito da una reinterpretazione moderna dei personaggi della Charlton che i lettori non sapevano di volere (ma di cui ora non potranno più fare a meno). Oltre essere un grande omaggio di Morrison all’opera di Alan Moore e Dave Gibbons, questo albo segna anche il ritorno di due dei più famosi ed apprezzati collaboratori dell’autore Scozzese: Frank Quitely e Nathan Fairbairn.

La storia alla base dell’albo è un vero e proprio capolavoro, dimostrazione di quanto Morrison sia conscio delle potenzialità fornite dal media fumettistico a livello di storytelling.
Ad accompagnare trama e narrazione, c’è un comparto artistico di qualità eccelsa e perfettamente amalgamato con gli scritti dell’autore.
Una sequenza in particolare, impostata su due pagine e sezionata in una griglia da trentadue vignette, racconta tre diverse storie tutte svoltesi nella medesima ambientazione ma in momenti diversi.
Se può sembrare sorprendente anche il solo concepire un simile espediente a livello narrativo (anche per gli standard di Morrison), allora risulterà quantomeno avvincente lo scoprire l’intera sequenza vignetta dopo vignetta, guidati dal comparto grafico.
Com’è ovvio, Quitely non delude, specie in accoppiata con un Fairbairn in ottima forma, che dona all’intero albo luce e sentimento.

A fine albo, risulta facile rendersi conto che l’effettivo ordine cronologico degli eventi non è quello in cui essi ci vengono proposti, quasi come se le alcune parti dell’albo fossero state slittate in avanti o indietro. Non è particolarmente difficoltoso riordinare gli eventi nel loro corretto ordine, tuttavia, la particolarità del modo in cui essi ci vengono narrati ci permette di leggere sia in avanti che all’indietro la quasi totalità dell’albo (l’ennesimo esperimento narrativo di Morrison andato a buon fine).

A differenza de Il Potente Atomo della Society of Super-Heroes, in questo albo non troviamo un semplice richiamo ad un personaggio di Moore, bensì, una vera e propria citazione: Capitan Atom, che in tutto e per tutto interpreta il ruolo del Dottor Manhattan.
Nel corso della storia Atom entra in contatto con una copia di Ultra Comics che, unitamente a tutte le capacità proprie di una reinterpretazione di Manhattan mostreranno, tanto all’onnipotente protagonista quanto al lettore, l’effettiva (circa) vastità dell’evento di cui questo albo fa parte.

Nonostante anche sta volta vengono forniti al lettore alcune informazioni su ciò che sta accadendo in questo crogiolo di eventi e universi, il quadro d’insieme sta solo graffiando la superficie dell’effettiva complessità di Multiversity.

Menzione d’onore per altre due finezze riconnesse a Watchmen: i protagonisti di questo albo simboleggiano l’iniziale volontà di Alan Moore che, originariamente, desiderava i personaggi della Charlton al posto di quelli originali creati da lui e Gibbons. In fine, la copertina dell’albo, è una parte della prima e dell’ultima pagina, un ultimo omaggio al comparto grafico di Watchmen.


Multiversity: Thunderworld

Questo albo si svolge su Terra-5, una divertente amalgama di riferimenti ai più classici fumetti della Whiz Comics che sembra uscita dalla penna di Otto Binder in persona.
Cameron Stewart e
Nathan Fairbairn aggiungono un tocco di sensibilità moderna al classico look di Billy Batson e dei suoi compagni.

In generale, la storia ha un tono molto spensierato e il comparto artistico è ricco di espedienti audaci impreziositi da una colorazione brillante.

Da un lato, questo albo è una classica avventura di Shazam (o Capitan Marvel, per i puristi): il Dott. Sivanna sguinzaglia i suoi figli, potenziati con gli stessi poteri di Billy, contro la famiglia Marvel, aiutato dalla Società dei Mostri del Male (se trovate un gruppo di cattivi con un nome più altisonante, unitevi a loro). D’altro lato, c’è la Legione dei Sivana.

La vera nemesi di questo albo, di fatto, non è La Cerchia ma un’adunanza di Sivana, provenienti da tutto il multiverso, che accompagneranno il lettore anche nei numeri successivi di Multiversity.
Per quanto, nel complesso, questo capitolo della serie sia più “spensierato” dei precedenti, di fatto rappresenta un mezzo con cui Morrison posiziona un tassello importante legato al concetto di multiverso DC e alle forze che lo costituiscono.
La Roccia dell’Eternità, il concetto di “tempo solido” visto come un oggetto che può essere contrabbandato da un universo all’altro,… Ognuno di questi elementi rappresenta un tassello importante nel complesso puzzle cosmico di Multiversity. Il fatto che Morrison abbia scelto di dare un tono particolarmente action e spensierato a questo albo, dimostra tanto la poliedricità dell’autore quanto la vastità della varietà di idee introdotte dal concetto dell’esistenza di un intero multiverso di possibilità grafiche e narrative (e poi c’è Tawney la Tigre con addosso un jetpack: 10/10).


Multiversity Guidebook

Questo albo contiene una mappa del multiverso conosciuto e una breve descrizione di ogni singola versione alternativa del pianeta Terra corredata da un’istantanea di alcuni dei suoi abitanti più importanti.
La vastità di Multiversity e del progetto alle spalle di questa serie, è visibile anche dalla complessità del comparto grafico: ogni versione alternativa della Terra è impreziosita da un proprio disegnatore, intento a rendere unico l’universo a lui affidato con i tratti distintivi del suo stile artistico. Alcune di queste Terre (sette, per la precisione) sono ancora sconosciute o devono ancora formarsi completamente, probabilmente ciò simboleggia l’intenzione di Morrison di voler produrre, in futuro, un altro evento legato a Multiversity.

La guida è corredata di una breve storia che, oltre a presentare dei nuovi protagonisti e a offrire ai lettori uno spaccato dei luoghi dove si è recata la Legione dei Sivana dopo gli eventi di Thunderworld, mette anche in luce l’importanza del personaggio di Flash e del già citato one-shot Flash dei Due Mondi. Fatto ciò, l’albo accompagna il lettore attraverso alcuni dei più grandi eventi editoriali DC, accomunati dall’aver rimodellato il multiverso in modo più o meno radicale.

Analizzando attentamente la mappa, il lettore avrà una migliore comprensione della natura di alcuni personaggi ed eventi visti nei precedenti albi, allo stesso modo, potrà iniziare a farsi un’idea di ciò che avverrà in seguito.
Scopriamo che La Casa degli Eroi, il luogo di incontro tra i protagonisti incontrati nei precedenti albi, è posta al centro del multiverso insieme alla Roccia dell’Eternità.
Tutte le versioni alternative del pianeta Terra (e di conseguenza, gli universi ad esse associati) galleggiano nel “Bleed” una sorta di “spazio nello spazio” dove più realtà possono convivere allo stesso tempo. Le Terre all’interno del Bleed vibrano tutte ad una frequenza differente, per non scontrarsi tra loro (con un paio di eccezioni, naturalmente). Appena fuori dal Bleed troviamo la “Forza della Velocità” che ha l’arduo compito di tenere tutto insieme.
Esternamente all’involucro di Forza della Velocità trova posto la “Sfera degli Dei”, luogo che racchiude il Paradiso, l’Inferno, Nuova Genesi, Apokolips, l’Incubo, il Sogno, il Mondo Celeste e il Mondo Sotterraneo (ovvero, la Zona Fantasma).
E’ interessante notare che la vicinanza di una Terra ad una particolare zona della Sfera degli Dei, tende a influenzarne la natura. A tratti la mappa sembra quasi divisa in “zone buone” e “cattive”. Non a caso Terra 10 (o Terra X, che farà la sua apparizione nel prossimo albo) è la più vicina alla zona della Sfera degli Dei che ospita l’Inferno, così come il Thunderworld è il mondo più vicino al Paradiso.
Al limite di tutto (letteralmente) vi è il Muro della Fonte, luogo misterioso noto per legare a sé cose e persone tramutandole in pietra.

L’inserimento di una mappa non solo dell’evento ma dell’intero multiverso ad esso collegato, non fa che impreziosire ulteriormente Multiversity, in fondo, quale lettore non rimarrà incuriosito dalla quantità e dalla varietà di mondi alternativi qui presentati? Basti pensare che la stessa DC ha fornito una versione on-line della mappa, per permettere ai fan di cercare ogni minimo dettaglio e easter-egg connesso a Multiversity e a tutto ciò che vi sta intorno.


Multiversity: Mastermen

Si svolge sulla sopracitata Terra-10 (o Terra X) dove il razzo proveniente da Krypton, che trasportava il (super) neonato Kal-L, è atterrato nel 1938 nella Cecoslovacchia occupata dai nazisti, cambiando per sempre la storia. Diventato figlioccio e arma segreta di Hitler, l’uomo d’acciaio guiderà la Germania alla conquista degli Stati Uniti e del mondo sotto lo pseudonimo di Overman.

Sessant’anni dopo la vittoria globale del terzo reich, i nazisti hanno la loro versione della Justice League che mantiene ordine e controllo sul mondo. Il lungo periodo di pace viene bruscamente interrotto da una serie di attentati terroristici rivendicati dal’autoproclamatosi gruppo dei “Combattenti per la Libertà”.

Jim Lee ha decisamente dato il meglio di sé nel re-immaginare il design di un intero cast di personaggi familiari in una veste deviata e oscura. Morrison, in questo albo, si ferma a riflettere su ciò che significa essere un “eroe”.
In questa breve dissertazione filosofica sulle differenze tra bene e male, il focus dell’autore sembra vertere sul fatto che il concetto di super-uomo nietzschiano ha ispirato in ugual misura Joe Shuster, Jerry Siegel e Adolf Hitler, ma non solo.
La squadra dei Combattenti per la Libertà, di fatto, rappresenta l’antagonista dell’albo nonostante i valori da essa sostenuti siano contrapposti a quelli di una società utopica post-nazista che, per quanto assurdo possa suonare, in questo caso rappresenta le forze del bene.
A conferma di ciò, ad aiutare i Combattenti altri non è che un membro della Legione dei Sivana. Ciò rappresenta la prova incontrovertibile che dietro alle reminiscenze anti-naziste c’è l’intendo della Cerchia di  corrompere questo mondo destabilizzandone l’equilibrio.

Questo albo illustra certamente uno dei più complessi e tridimensionali universi presenti un tutto Multiversity. L’apparentemente semplice idea di invertire bene e male a livello concettuale, qui trova la sua apoteosi.
Mastermen raggiunge perfettamente il suo obbiettivo, riuscendo a mettere in dubbio il concetto di moralità legato alla trama, ai singoli personaggi e soprattutto, facendo porre delle domande ai lettori.


Multiversity: Ultra Comics

Già apparso in molti dei precedenti numeri di Multiversity, questo albo “urla” al lettore un avvertimento dalla copertina:

Solo tu puoi salvare il mondo! Se tieni alla tua vita, non devi leggere questo fumetto!

Portato (letteralmente) in vita da Doug Mahnke, l’intero albo è un magnifico esercizio creativo con un disegno molto pulito e delle idee di design tanto bizzarre quanto azzeccate.

Ultra Comics è senza ombra di dubbio uno dei fumetti più esplicitamente meta-testuali mai scritti. Un superbo esempio di perfetto connubio tra comparto narrativo e artistico. Quest’ultimo, raggiunge lo zenit nel riuscire a riassumere settant’anni di storia del fumetto in quattro grandi vignette (poste su due pagine) connesse dal medesimo stile che però trasmette in modo eccelso l’aspetto e le sensazioni legate ad ogni singola epoca.

In questo albo vediamo esplicitati tutti gli espedienti meta-narrativi che finora Multiversity aveva solo proposto come una sorta di ombra onirica nascosta alle spalle degli eventi narrati.
I protagonisti e ogni altro personaggio presente (e non) è munito di un proprio baloon di testo caratteristico, a indicare che ogni livello di dialogo rappresenta anche un livello differente di realtà e di consapevolezza.
La Cerchia, che qui fa il suo ritorno, esplicita la sua natura maligna rivolgendosi direttamente al lettore che, a questo punto, risulta essere parte integrante dell’albo dell’intera storia.
Responsabile dell’inizio e della fine degli eventi narrati in Ultra Comics, il lettore risulta dunque essere esente dalla possibilità di scegliere se aiutare o meno le forze in lotta tra loro. Di fatto le scelte attuabili sono due: leggere e dare il via agli eventi narrati o non farlo lasciando così vincere la Cerchia.

Questo albo rende palese quanto Multiversity sia spaventosamente complesso ed intrigante su più livelli contemporaneamente e di certo lascia al lettore parecchio a cui pensare, anche dopo più riletture.
Il vero colpo di grazia è senz’altro il realizzare che il luogo dove gli eventi si svolgono, ovvero Terra-33, è il nostro mondo. Che ciò significhi che la causa del collasso del multiverso sono davvero i lettori stessi?


Multiversity #2

L’ultimo albo di Multiversity è di certo quello più corale (o affollato, se preferite) della serie. Oltre alla trama centrale, ambientata su Terra-8 (da dove la storia di Multiversity era partita), vengono mostrate altre undici Terre differenti. Inoltre, oltre al ritorno della Legione dei Sivana, fanno la loro apparizione oltre un centinaio di eroi (George Pérez approva) tra i quali figurano quindici diverse varianti di Flash.

Ogni singola pagina dell’albo è densa di eventi. Oltre al ritorno di tutti gli eroi visti in precedenza, affiancati da nuovi personaggi, vediamo finalmente esplicitata la provenienza e gli scopi della Cerchia e di molta della simbologia utilizzata lungo il corso della serie.

Al numero otto, al cubo (entrambi visti in modo più o meno palese nei precedenti albi) e la simbologia ad essi collegata non sarà data una spiegazione esplicita (pur essendo al centro degli eventi dell’intero albo), tuttavia a livello visivo ci vengono dati molti suggerimenti a riguardo.
Il cubo, quello di Rubik in particolare, sembra in qualche modo simboleggiare la struttura del multiverso, dove ogni sezione è separata ma nel contempo influenzata dalle altre. Inoltre la divisione in quadrati sembra rappresentare una sorta di “punto zero” dal quale trae origine la divisione in griglie delle pagine e, di conseguenza, anche la struttura stessa del fumetto.
Il numero otto, oltre ad esser connesso al concetto di infinito e di ciclicità (entrambi ricorrenti in tutta la serie), è parte della struttura stessa di Multiversity, ciò è visibile ad esempio nella sopracitata sequenza a trentadue vignette presente in
Pax Americana.

Al palesarsi della “Mano Vuota”, l’oscuro leader al comando dell’invasione del multiverso, risulta chiara la vera natura della Cerchia e dei suoi componenti.
A generare le entità che infettano la struttura stessa dell’esistenza come un cancro, altro non è se non il lettore stesso. La Cerchia dunque altro non sarebbe se non una versione scorporata in diverse entità della condizione emotiva che più di tutte danneggia i media d’intrattenimento: l’apatia.

Tale mancanza di interesse, che inevitabilmente spinge una serie verso la fine o al reboot, proveniente dal lettore, ovvero colui che rappresenta il fine ultimo della realizzazione di un fumetto, è guidata dalla più iconica delle immagini legate al proverbiale concetto di fine: la già citata Mano Vuota. Tale immagine è un ovvio rimando al lettore privo di intrattenimento che, non trovando più stimoli o interessi nella nona arte, non stringe nessuna lettura tra le mani.

Inoltre, il nome originale della Cerchia è “Gentry” parola originaria del Regno Unito che indica la “piccola nobiltà”. Coerentemente con ciò, le entità che fanno parte della cerchia si pongono verso l’interlocutore con un atteggiamento di superiorità, parlando con un accento aulico e un tono altezzoso, specialmente quando si rivolgono direttamente al lettore.

Ciò che da vita al multiverso (e che probabilmente ha creato la grande adunanza di eroi che si ergono a sua difesa) è dunque anche ciò che ne può decretare la fine. Tuttavia, se il lettore è giunto fino all’ultima pagina di Multiversity, allora ha contribuito a salvare tutto ciò che è apparso su ogni singola pagina della serie, almeno per il momento…