Doveva inizialmente uscire il 16 aprile, ma, con un annuncio a sorpresa in un momento come questo, durante il quale tutti i film vengono rimandati o posticipati, la Universal ha deciso giustamente di portare in sala un film non particolarmente atteso in Italia, ma che in America è riuscito a dare i suoi frutti, ovvero Queen & Slim.
La trama di questo esordio alla regia di Melina Matsoukas (presentato allo scorso festival di Torino, dove abbiamo avuto modo di vederlo) parla di due giovani ragazzi afroamericani, Ernest e Angela: lui cassiere di un supermercato, lei un brillante avvocato con un grande futuro roseo davanti a sè.
I due stanno cenando insieme quasi per caso: lui vorrebbe rivederla una seconda volta, ma lei no. Purtroppo però il destino decide altrimenti per loro due: di ritorno a casa vengono fermati da un agente di polizia lungo una strada deserta, ed un semplice controllo di routine degenera in tragedia. Il poliziotto, abusando della sua autorità, arresta Ernest, mentre Angela, uscita dalla vettura per difenderlo, viene ferita ad una gamba da un colpo di pistola dell’agente. Ernest, per aiutarla, uccide involontariamente l’agente e, presi dal panico, i due scappano. Da qui parte l’incipit di questa storia in continua fuga, dove la fuga stessa sembra essere in quel momento l’unico orizzonte possibile per Ernest (Slim) e Angela (Queen), che impareranno ad amarsi tra l’Ohio e la Florida.
Che dire quindi di questo primo lungometraggio della regista, che ha ricevuto moltissimi consensi in America, visto anche il tema del razzismo che viene trattato?
Sicuramente ci sono degli elementi interessanti, ma la sceneggiatura, insieme ad alcuni aspetti legati alla caratterizzazione dei personaggi, è probabilmente il punto debole della pellicola.
Ciò che colpisce di più del film è il rapporto tra i due protagonisti, ben scritto e ben strutturato, capace di far affezionare, fin da subito, lo spettatore a Ernest e Angela.
Fin dalle prime battute che i due si scambiano in questa tavola calda, vediamo una bella alchimia tra i due protagonisti, interpretati bene dal sempre bravo Daniel Kaluuya, che abbiamo visto in Scappa – Get Out e Black Panther, e da Jodie Turner – Smith, qui alla sua prima prova cinematografica dopo varie serie tv: senza ombra di dubbio, dopo questo progetto, sentiremo ancora parlare molto di lei.
Nel secondo atto del film iniziano a vedersi i problemi, di cui sopra, di scrittura generale del film, scritto da Lena Waithe, l’attrice afroamericana che abbiamo visto in Ready Player One e in Master of None, anche lei alla sua prima prova come sceneggiatrice.
Ad esempio, la scena fondamentale della storia, con protagonista il poliziotto, esagera nel voler far passare gli Stati Uniti d’America quasi come una nazione piena di persone con un profondo odio verso le persone di colore, rendendo anche il racconto ridondante, ripetitivo e soprattutto già visto come tema in tantissimi altri film prima di lui. Se da un lato è infatti vero che il problema razzismo è sicuramente un tema scottante anche e soprattutto al giorno d’oggi, dall’altro il film non concede praticamente scampo all’uomo bianco, descrivendo pressoché ogni caucasico come razzista. Anche in uno stato ancora ricco di problemi razziali, questa potrebbe sembrare un’esagerazione, anche se è vero che, in alcune zone degli States, la situazione non è molto diversa da quanto ci mostra Queen & Slim.
Mentre i due protagonisti convincono fin da subito come scrittura ed interpretazione, quello che convince meno sono i personaggi secondari, spesso fin troppo stereotipati e che, messi in un contesto realistico e verosimile come quello il film vuole trasmettere, potrebbero risultare, a qualcuno, quasi ridicoli.
Quello che, però, potrebbe turbare maggiormente, è questa netta suddivisione tra neri e bianchi che, nel 2020, potrebbe risultare veramente eccessiva e ridondante: tutte le persone di colore sono buone e carine, mentre tutti i bianchi sono visti come delle persone cattive, oppure un po’ stupide. Uno stereotipo che, se per certi versi può anche essere compreso, vista la situazione di determinate realtà americane, può comunque sembrare eccessivo.
Gli unici personaggi bianchi che sembrano funzionare davvero, non per come sono scritti ma per la stranissima coppia che hanno formato, sono Flea e Chloë Sevigny: accoppiata davvero improbabile, ma funzionale.
Dal punto di vista tecnico, il film è funzionante: c’è una fotografia interessante, un bel montaggio, dei costumi ben curati e una regia, per essere un’ opera prima, abbastanza nella norma. Non si sente una grande mano dietro, però alla fine quello che si vede non è fatto male.
Peccato per la sceneggiatura perché, vista la buona alchimia e interpretazione di Queen & Slim, si sarebbe potuto tirar fuori un piccolo grande film, mentre ci troviamo di fronte ad un prodotto abbastanza dimenticabile con pochi spunti che lo rendano degno di nota.
Ma, in un periodo come questo, in cui al cinema esce davvero pochissimo, vi consigliamo comunque di dargli un’occhiata, perché potrebbe essere una sorpresa per molti di voi!