[Recensione] Captain Fantastic, Viggo Mortensen e il Noam Chomsky Day

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La famiglia Cash, laica fino al midollo, non festeggia il Natale. Perché celebrare una festa che spinge la società verso il baratro del consumismo sfrenato, inventata al fine di festeggiare un elfo inesistente? Perché non celebrare invece il compleanno di Noam Chomsky, ritenuto il più grande linguista del ventesimo secolo e anarchico intellettuale, al posto del Natale? Proprio come fanno Ben e i suoi sette figli in Captain Fantastic, film indipendente del 2016 scritto e diretto da Matt Ross e presentato al Sundance Film Festival e poi portato alla Festa del Cinema di Roma dello stesso anno.

Ben Cash (Viggo Mortensen) è padre di sei ragazzi. Tre femmine e tre maschi dei quali Bodevan (George MacKay) di 20 anni è il più grande ed ha ormai l’età per il college. L’allegra famigliola, i cui membri appaiono fin da subito uniti da legami molto stretti, vive nei boschi di Washington lontano dalle città e dalle convenzioni sociali. I Cash conducono una vita a stretto contatto con la natura, si procurano da mangiare cacciando e coltivando, ogni membro ha un ruolo ben preciso. I ragazzi non vanno a scuola ma studiano da libri assegnati dal padre che fa da vero e proprio educatore, maestro e mentore trasmettendo i propri ideali ispirandosi a Marx e a Chomsky. Fin da piccoli i bambini imparano a leggere Jared Diamond, Dostoevskij, George Eliot, a fare attività fisica e a difendersi sia dai pericoli fisici sia da quelli che derivano dalla società capitalistica e dai potenti che governano la nostra Terra. Insomma, una tipica famiglia hippy capitanata da un padre più hippy che mai. L’improvvisa morte della madre dei ragazzi costringerà Ben con tutta la famiglia a compire un viaggio per partecipare al funerale della moglie e incontrare i parenti che da sempre sono stati contrari e avversi allo stile di vita dei Cash.

captain fantastic

“Power to the people stick it to man”. Frase ripetuta più volte nel film sia dal più grande che dal più piccolo dei Cash (5 anni circa), indica che il potere deve appartenere al popolo che deve cercare in ogni modo possibile di sconfiggere i potenti e chi ci governano. Lo stile di vita e l’insegnamento di Ben si basano su questo concetto che però non è mai portato a termine in maniera concreta. Lottare per il popolo significa forse rubare in un supermercato? Più che una lotta al potere, la vita della famiglia Cash appare come una sorta di alienazione dal mondo esterno che è pieno di pericoli e di persone che agiscono soltanto per interessi personali e non per il bene della comunità. In una società dove i forti schiacciano i deboli, la lotta di classe è sacrosanta ma bisogna imparare a scendere a compromessi e a capire quando si è superato un limite che va oltre le proprie idee e mette a rischio l’incolumità degli altri e di se stesso. La lotta ideologica, oltre a manifestarsi negli scontri verbali tra Ben e il suocero Jack (Frank Langella) raggiunge l’apice nei momenti di confronto tra la famiglia di Ben e i parenti che conducono una vita cosiddetta “normale”, in particolare quando la piccola Zaja di soli otto anni mette in ridicolo i cugini più grandi mostrando di conoscere a memoria e di saper interpretare il Bill of Rights.

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Captain Fantastic racconta il viaggio dei Cash è a tratti assume le sembianze di un road movie, un percorso di formazione e di cambiamento che però è soltanto accennato. La famiglia inizia a mettere in discussione le certezze sulle quali si basa il loro stile di vita e qualcuno arriva addirittura a mettere in discussione il padre. E se fossero loro quelli sbagliati mentre il resto della società ha ragione? Purtroppo però la vera pecca del film sta proprio qui. Captain Fantastic manca della cattiveria necessaria a rendere il film più profondo e critico nei confronti della società e della politica americana e non. I concetti idealistici sono affrontati in maniera superficiale e la dolcezza dei personaggi non convince mai lo spettatore che quello che si sta vedendo possa realmente accadere senza conseguenze quantomeno diverse. Anche il dramma è appena accennato e lascia spazio a momenti di comicità, a tratti divertenti ma mai pungenti oltre il limite.

captain fantasticSicuramente la forza della pellicola sta nei personaggi. Si fa fatica a pensare che i fratelli Cash siano in realtà attori per quanto i rapporti tra questi sembrino reali e ogni personaggio possiede delle caratteristiche peculiari che riesce, chi più chi meno, ad esprimere durante i 118 minuti. Ad alzare l’asticella qualitativa del film è Viggo Mortensen. L’attore de Il Signore degli Anelli dà sfogo al proprio talento e interpreta un padre premuroso tanto quanto severo che riesce ad apparire credibile fino alla fine, anche quando la lunga barba scompare dalla sua faccia. La carismatica interpretazione del Captain Fantastic Mortensen è forse la sua miglior prova dai tempi de La promessa dell’assassino l’attore è infatti in corsa per l’Oscar al Miglior attore protagonista. Per portare a casa la statuetta dovrà vedersela con i favoriti Ryan Gosling di La La Land e Casey Affleck di Manchester by the sea.

Una nota di merito va anche alla colonna sonora che va dai Sigur Rós ai Guns N’ Roses passando per le Bikini Kill.