[Recensione] Deadly Class Volume 6: 1988 – Questa non è la Fine

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Deadly Class è ormai arrivato al suo sesto volume, trentuno numeri e la serie di Rick Remender e Wes Craig non sembra mai stata più fresca e divertente.

Il volume riprende da dove è terminato lo scorso volume, con Saya in Giappone dalla madre, mentre il gruppo di nuovi studenti della Kings Dominion Helmut, Zenzele e Tohmwai, si chiedono cosa sia successo la sera dell’incontro studentesco alla loro amica, Saya. Marcus e Maria invece, entrambi scampati a morte certa ma in circostanze alquanto diverse cercano di rifarsi una vita, ma purtroppo la gabbia di Kings Dominion non si è ancora allentata su di loro. L’ex protege del Maestro Lin dovrà affrontare la sua famiglia e il suo passato mentre incontri inaspettati promettono scontri allettanti e sanguinosi, tutto mentre Kings Dominion si accartoccia su se stessa.

Rick Remender in questo volume di Deadly Class riesce ancora una volta a farci appassionare di più alla storia, anche quando i suoi personaggi favoriti non sono al centro di essa. L’autore riesce, infatti, sapientemente e in poco tempo a farti affezionare e capire i nuovi personaggi e i loro drammi personali. Ciò che ti spinge di più al voltare pagine è il voler sapere di più su di loro,  nonostante l’importante evento ormai prossimo: l’incontro tra loro e chi è venuto prima. Remender ha in concreto costruito questa risoluzione dal volume quattro, dalle finali studentesche e in parte nel volume cinque quando ha introdotto il nuovo gruppo di personaggi e ci ha spiegato le motivazioni di ognuno, tanto poco è bastato per colpire al cuore e rendere quel momento, un colpo di scena atteso e felice.

Anche in questo volume continuano i parallelismi tra la società anni 80 e quella attuale, dove il più forte prevaleva sul più debole, ma dove già in parte si poteva intravedere la tendenza che i potenti avrebbero avuto nei decenni successivi ossia non governare più bene, ma mantenere il potere ad ogni costo. In un certo senso la Kings Dominion rappresenta una gabbia, un dipinto estremizzato di quella società e della nostra società, un mondo dove la verità e i sentimenti ti portano alla morte e dove la sete di sangue e il sangue freddo ti portano in alto.

Il conformismo torna prepotentemente a essere dibattuto in questo numero, molto più discorsivo dei precedenti, dove molte vignette e spesso anche pagine intere sono dedicate all’esternazione dei pensieri, delle paure e delle voglie di questi giovani disadattati, in cui discutono anche delle attese della società e di come questa miri ad eliminare l’unicità della persona, il tutto filtrato tramite i paragoni con i generi musicali che andavano in quegli anni.

Dal punto di vista artistico Wes Craig dimostra, ancora più stavolta che in altri volumi, come Deadly Class sia stato per lui un catalizzatore d’idee, un parco giochi in cui sperimentare ed arrivare a quello che ormai è uno stile che può definirsi personale per il disegnatore. I visi spigolosi sono diventati visi definiti, espressivi, capaci di esprimere emozioni vere anche senza un testo che le accompagna; l’azione da veloce e quasi abbozzata e spesso incompleta, in cui erano inchiostratori e coloristi a fare il più, è diventata via via molto più definita, regalando una parte visiva che vive di una simbiosi tra artista (Craig) e colorista (Justin Boyd). Craig si reinventa ulteriormente in questo numero, sovrapponendo immagini di pura passione a momenti dove essa sboccia per poi convogliare in una coloratissima festa di droghe e alcol.

Nel suo numero meno improntato all’azione, Remender consegna al lettore delle persone vere, in un mondo che li opprime e mostra come non è cambiato veramente nulla da quel lontano tempo, che ora vive solo negli ideali.

Deadly Class si conferma anche con questo volume una delle proposte di Panini Comics HD più interessanti e che ogni sei mesi stupisce, non per colpi di scena fantasmagorici, ma per la voglia di raccontare una realtà, una gioventù ed una storia universale, quella della società che ti mangia se non t’impunti e se non sei disposto a tutto, e che come ti ha inghiottito ti risputa fuori malconcio e logoro. Una storia che ora come ora è importante e finisce spesso in secondo piano perché troppo “obsoleta” e “abusata”, qui rivive.

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