[Recensione] Dirk Gently’s Holistic Detective Agency Stagione 2

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Dirk Gently

Dirk Gently Agenzia di Investigazione Olistica è tornato in Italia questo 5 Gennaio quando Netflix ha rilasciato la seconda e (probabilmente) ultima stagione. La serie, basata sul personaggio creato da Douglas Adams, è stata adattata per la TV da Max Landis e Arvind Ethan David e vede protagonisti Samuel Barnett, Elijah Wood , Hannah Marks e altri.

La serie segue, ovviamente, le avventure di Dirk Gently (Samuel Barnett) e Todd Brotzman (Elijah Wood), suo assistente che si avvale dell’aiuto di Farah Black (Jade Eshete) per risolvere i casi più strani ed impossibili seguendo la filosofia del “tutto è connesso”, e non indagando realmente ma facendosi guidare dal caso: si definisce infatti Investigatore Olistico. Nell’ombra, un’organizzazione governativa segreta chiamata Black Wing (o anche Ala Nera) è sulle tracce di Dirk, ossia Svlad Cjelli o Progetto Icarus.

La Prima stagione già ci aveva abituato ad una dose di stranezze non indifferenti, a partire dalla natura del protagonista al caso della stagione, ossia l’omicidio di Patrick Spring ed il rapimento della figlia, Lydia, che è stata trasportata in un cane; diciamo che la cosa è un po’ più complicata di così, ma era solo per far capire il tenore della serie. La seconda stagione dunque non poteva essere più semplice della prima giusto? Infatti non lo è. A partire dall’introduzione del caso stagionale, ossia la ricerca di un misterioso bambino che può salvare un mondo, più precisamente il mondo fantasy di Wendimoor, e la necessità che per farlo ci sia Dirk, che ora è imprigionato a Black Wing insieme a Ken (Mpho Koaho), mentre Todd e Farah sono invece in fuga dall’FBI e da Black Wing. Il gruppo ovviamente troverà modo di riunirsi sotto uno strano tetto popolato da peculiari personaggi come lo sceriffo Sherlock Hobbs (Tyler Labine).

Questa seconda stagione, al contrario della prima che lasciava molto nell’aria, aggiunge elementi alla mitologia della serie, come ulteriori focus su Black Wing, sul ruolo degli agenti olistici e sul Trio Chiassoso, quest’ultimo molto più presente dato il ruolo che hanno per la storyline di Amanda Brotzman. In questa stagione viene dato anche più spazio al personaggio di Hugo Friedkin, ora supervisore dell’organizzazione segreta che tiene ostaggi gli agenti olistici, che maturerà o almeno prenderà una forma più definita quest’anno, anche grazie all’interazione con Ken.
Bart Curlish, aka Progetto Marzana (Fiona Dourif), qui appare molto meno data la situazione del suo compagno di viaggio e si rivela una carta molto importante ed inaspettata che viene aggiunta al mix proprio sul finire della stagione, come anche il Trio Chiassoso. Personalmente ho apprezzato notevolmente la svolta o anzi la ricerca degli autori di rendere Bart qualcosa di più di una semplice assassina, sempre però asservendola al caso, sempre di più presentato come una volontà potente e che sta sopra a tutti.
Vi è spazio anche per l’introduzione di nuovi personaggi, che seppur per la maggior parte non rivedremo più (in caso la serie venga salvata in extremis) sono stati ben accetti, come il Mago, interpretato da un John Hannah in splendida forma, e Mr Priest (Alan Tudyk), quest’ultimo con un ruolo molto importante nelle storyline di Black Wing e che potrebbe essere interessante rivedere, soprattutto grazie al rapporto che instaura via auricolare con un altro personaggio.

La serie, con questi 10 episodi, si diverte ad esplorare quindi molti topos del genere action-fantasy ribaltandoli tutti, a partire dalle due linee narrative, quella su Wendimoor e quella sulla terra: entrambe infatti seguono determinati schemi che però, nel momento in cui devono compiersi, prendono svolte inaspettate e tragicomiche. Landis e David sono riusciti nella difficile impresa di introdurre molti personaggi in questa seconda stagione, svilupparli in modo coerente e poi eliminarli, senza nulla togliere invece alla riuscita della stagione completa, che risulta persino più divertente della prima Sicuramente molto più strutturata, nonostante duri solo 2 episodi in più della scorsa: si mantiene comunque sui 40 minuti ad episodio, e quindi non pensate sia da vedere tutta d’un fiato.

E’ un vero peccato che la BBC America abbia cancellato la serie proprio ora che si iniziava a vedere una voglia di narrare anche la mitologia oltre il piano terrestre ed introdurre sempre più elementi strani e sopranaturali che avrebbero pagato nel lungo periodo: basta solo il series(?) finale per capire come anche questa seconda stagione abbia solo giocato con una piccola parte dell’interessante cosmo di Dirk Gently, e quindi fa chiedere agli spettatori se mai potranno vedere questo cosmo ed averne una mappatura. La speranza è sempre che Netflix decida di proseguire la serie (dato che la distribuisce internazionalmente) oppure che IDW decida di pubblicare una sorta di Dirk Gently Agenzia di Investigazione Olistica Stagione 3 a fumetti, dato che proprio Arvind Ethan David, co-showrunner della serie è anche lo scrittore dei fumetti legati all’indagatore inventato da Douglas Adams.
Intanto noi vi consigliamo di dare una possibilità a questa stagione comunque, che è molto godibile nonostante il finale aperto, e siamo fiduciosi che “prima o poi tutto si connette”.

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