[Recensione] Gli Immortali Iron Fist di Kaare Andrews e Afu Chan – Kung fu, scuola e demoni

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gli immortali iron fist

Finalmente il 5 maggio approderà nelle fumetterie di tutta Italia il seguito di Iron Fist – The Living Weapon di Kaare Andrews, ovvero la mini-serie Gli Immortali Iron Fist, scritta dallo stesso Andrews con i disegni di Afu Chan. La mini-serie, originariamente proposta dalla Marvel in formato digitale come Comixology Originals, viene proposta in italia da Panini Comics in formato cartonato per la collana Marvel Collection.

Danny Rand sta ricostruendo la sua compagnia, continuando a operare come Iron Fist e sta anche crescendo il prossimo Pugno D’Acciaio, Pei da K’un L’un. Dopo il finale della precedente maxiserie, Danny si ritrova con molti più doveri e una visione della vita più ottimista dopo aver passato l’inferno e ritorno. Nel frattempo la giovane Pei, scoprirà le difficoltà della vita scolastica e come non fare affidamento solo sul Chi.

Kaare Andrews, a distanza di due anni riprende le trame che aveva lasciato aperte nella sua maxiserie, The Living Weapon, portando avanti l’eredità di K’un L’un e l’eredità del pugno d’acciaio, mettendo Danny in una posizione inusuale per lui, quella del Tonante. Infatti, in questi sei numeri Pei, la giovane ragazzina arrivata dalla città immortale per avvertire l’Iron Fist della minaccia in arrivo diventa in un certo senso la protagonista della storia, con l’attuale Iron Fist come maestro, genitore e figura cui aspirare. Andrews dal punto di vista del plot non crea nulla di nuovo, anzi, ricalca molto lo stile Marvel di serie alla Ms Marvel, ma lo fa canalizzando una vena action e tanto kung fu nel mezzo. L’autore prende a piene mani anche dal culto Buddista e in generale dai culti Orientali, presentandoci dei nemici quasi parodistici, come un Demone Maiale, delle Rane Demone, un Dragone d’Acqua e letali assassine con la spada. Dal punto di vista del world building, si è rimasti perfettamente in linea con quello che era stato fatto in precedenza con il personaggio, aggiungendo una divertente e gigantesca battaglia che è puro action.

L’arte di Afu Chan si dimostra un ottimo compresso per la miniserie, che riesce a distaccarsi dallo stile pulp e Milleriano di Living Weapon e vivere così di vita propria, raccontando molto di più Pei che Danny. Lo stile dell’artista è molto diverso da quello di Andrews, ma funziona e nel suo essere in parte cartoon funziona soprattutto grazie alle ottime colorazioni di Shelly Chen. La violenza è meno esplicita in questo sequel che è debitore di molte produzioni cinematografiche, di cui Andrews e Afu Chan non fanno segreto di aver tratto ispirazione citandole anche in vari momenti molto espliciti. Nonostante tutto questo l’azione è dirompente e non è per nulla sacrificata, come si potrebbe pensare, anzi, Afu Chan si è divertito come un matto ad illustrare delle sequenze cinematografiche che potrebbero essere riprese anche in qualche altro medium (tipo l’Iron Fist di Netflix) dando pieno sfogo alla sua fantasia. Fantasia che si sfoga ulteriormente negli ultimi numeri dove i mostri e l’azione prendono il sopravvento sulla storia di crescita del personaggio di Pei.

Il paragone più immediato che viene a crearsi è tra questo e Karate Kid, qui Danny è il Maestro Miyagi della situazione e Pei è Daniel; ovviamente il rapporto che s’instaura tra i due non può essere più diverso, ma nei metodi e negli insegnamenti questo The Immortal Iron Fists è esattamente Karate Kid in versione Marvel Comics.

Sarebbe un vero peccato tenere questi due Iron Fist come giocattoli solo per un’uscita una tantum, ci vorrebbero più prodotti “Buddy” del genere da affiancare ad alcune uscite più classiche, perché l’apprezzamento di questa serie ha nettamente dimostrato che poteva funzionare anche su carta stampata e che distribuirla digitalmente all’inizio, potrebbe essere stato un grande errore.

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