[Recensione] Hostiles – Ostili di Scott Cooper: Un Western duro e puro

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Hostiles – Ostili é la nuova fatica di Scott Cooper: regista e sceneggiatore che in passato ci ha portato “Black Mass – L’Ultimo Gangster”, che ritorna in sala nel 2018 con un film di stampo western drammatico.

Siamo nell’America del 1892, dopo la vittoria del uomo bianco contro i pellerossa. Al capitano Joshep J. Blocker, un disilluso veterano della guerra contro gli indiani, viene imposto di dover accompagnare nel Montana il vecchio e malato capo indiano Falco Giallo, in modo che possa morire ed essere seppellito nelle terre sacre della sua gente. Nonostante l’odio del capitano verso i pellerossa, viene costituita una carovana a cui ben presto si unirà Rosalie Quaid, una donna traumatizzata dal recente massacro della famiglia ad opera di un gruppo di indiani. Più il viaggio andrà avanti e più si rivelerà pericolo per tutte le parti coinvolte, ma presentandosi al contempo come una occasione per riparare le ferite che i protagonisti portano nell’animo.

Il film presenta una componente narrativa basata quasi interamente sul concetto della PTSD (disturbo da stress post-traumatico), punto cardine della pellicola infatti è il senso di fragilità più o meno nascosto nei protagonisti americani, chi per un avvenimento recente (Rosalie che ha perso la famiglia), chi per un trauma passato (Blocker per i massacri commessi) o chi il trauma lo sta ancora vivendo (il sergente Metz che non riesce ad abituarsi all’idea di perdere i suoi sottoposti). Questo rende la pellicola molto lenta, lasciando impregnare lo spettatore in quell’aria di disillusione e malinconia di cui il film è colmo. Questa lentezza viene anche sfruttata per rendere più verosimile e naturale l’evoluzione del rapporto tra i personaggi principali, regalando una serie di scene molto intense e toccanti che sarebbero potute facilmente scadere nel ridicolo senza il tempo di preparazione necessario.

La regia è di stampo classico e non presenta movimenti arzigogolati di camera o espedienti narrativi particolari, in linea con la storia che sta raccontando. Quello su cui il regista si è concentrato di più è evidentemente il tratto recitativo dei suoi personaggi: Gli attori sembrano essere perfettamente a loro agio in ognuno dei ruoli interpretati. Assolutamente impressionanti le performance di Christian Bale e Rosamund Pike, che pur non avendo affatto un ruolo semplice, riescono a portare sullo schermo due interpretazioni diverse del dolore, tanto vere che si direbbe le abbiano vissute sul serio. Ad avvalorare questa gioia per gli occhi recitativa ci pensa una fotografia di ottima fattura, capace di valorizzare in egual misura sia le scene in piena luce che quelle più oscure e, mista ai costumi, le location e le scenografie, contribuisce molto alla verosimiglianza del film. Interessante notare come un film di questo tipo, che di genere predilige tonalità di luce fredda, faccia un così ampio uso di luci calde. Con ogni probabilità per sottolineare che le ferite dei personaggi sono intrinseche, nascoste dentro di loro e lo spettatore non ha bisogno che sia una luce ad indicarglielo, perché lo scoprirà da solo continuando a guardare il film.

La colonna sonora è un inno all’angoscia, carica di rimorso, triste, non spicca in bellezza rispetto ad altre, ma segue fedelmente la narrazione e compie il suo dovere di sfondo. Da un lato è un peccato che non risulti memorabile come i classici capolavori western della tradizione americana, ma d’altro canto se così fosse stato avrebbe potuto ironicamente stonare con lo stile del film.

Hostiles – Ostili é un film duro, difficile, non per tutti. Intriso però di una grande sensibilità e di amore verso questa opera, può piacere o non piacere, specie per il ritmo con cui la vicenda si dipana, però questo, probabilmente, più di qualsiasi altro film del nuovo decennio, rende onore al genere e può reclamare a testa alta il suo posto.