[Recensione] Justice League di Zack Snyder – Uniti per risollevare il DC Extended Universe

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Domani finalmente esce, nelle sale di tutta Italia, uno dei film più attesi del 2017: “Justice League,” pellicola diretta da Zack Snyder, in cui ritroviamo Gal Gadot, Ben Affleck, Amy Adams, Jeremy Irons, Diane Lane e le new-entry Ezra MillerJason Momoa, J.K. Simmons e Ray Fisher nei panni dei più amati personaggi nati tra le pagine dei fumetti della DC Comics. Sarà riuscito il film di Snyder a proseguire la striscia positiva iniziata con Wonder Woman, o catapulterà il neonato DC Extended Universe nell’oblio più totale?


Spinto dalla sua rinnovata fiducia nell’umanità e ispirato dall’atto altruistico di Superman, Bruce Wayne insieme alla sua nuova alleata Diana Prince, decide di creare un gruppo composto da metaumani per proteggere la terra. Insieme, Batman e Wonder Woman, si mettono dunque alla ricerca del cibernetico Victor Stone, del velocista scarlatto Barry Allen e dell’Atlantideo Arthur Curry, insieme dovranno affrontare un nuovo e potente nemico appena giunto sulla terra, il generale Steppenwolf che, insieme al suo esercito di Parademoni, è alla ricerca di tre antichi artefatti nascosti sul pianeta. Nonostante la formazione di questa lega composta eroi senza precedenti, potrebbe essere già troppo tardi per salvare il pianeta da un attacco di proporzioni catastrofiche…

Non è mai facile parlare di cinecomics e trasposizioni di fumetti sul grande schermo, bisogna sempre tenere conto di tanti fattori, forse troppi. Quello che spesso viene dimenticato da chi ne parla e ne scrive è che stiamo commentando un film, ovvero, un prodotto che è stato sviluppato per utilizzare un linguaggio comunicativo completamente differente da quello di provenienza. Io parlerò di Justice League come film, e non mi addentrerò ne in possibili spoiler ne in inutili paragoni con la controparte cartacea. Quinto capitolo del DC Extended Universe, troviamo per la prima volta tutti gli eroi più famosi della DC uniti sullo schermo. Tra le mani di Chris Terrio e forte dei rimaneggiamenti strutturali ad opera di Joss Whedon -accreditato solo come sceneggiatore, il film di Zack Snyder riesce a raggiungere un obbiettivo che sorprende da quanto poco sperato. Justice League non era un film facile da girare, quasi sicuramente era il film più complesso che potesse arrivare in mano al team creativo di Snyder. Tante le difficoltà che stavano dietro lo sviluppo di questa pellicola, partendo dalla sceneggiatura. Indubbiamente la parte più spinosa a livello di scrittura era l’inserimento di tre nuovi eroi all’interno del film e del gruppo. Questa sfida è stata vinta e gestita in modo praticamente impeccabile, grazie a diversi accenni al background dei tre personaggi in modo funzionale e accurato ma non troppo prolisso, riusciamo a conoscere nel modo più dettagliato possibile i tre nuovi membri che si uniranno al gruppo.

Justice League è un film che vive due realtà di messa in scena ben distinte, in virtù del fatto che la pellicola sia stata rimaneggiate in corso d’opera da Whedon. Percepiamo per tutta la pellicola lo stile di Snyder, stile più cupo e incentrato sulla cura della fotografia come sistema di narrazione più che sull’emotività scanzonata che invece caratterizza lo stile di Whedon. Si vede bene che è un opera proveniente da due paternità differenti che hanno dato alla loro creazione un’impronta ben netta della loro idea di come usare il linguaggio cinematografico. Questo dualismo registico all’interno della pellicola è una realtà molto complessa da analizzare. Ci sono diversi momenti in cui si percepisce un cambio di tono fin troppo improvviso e netto, che non da forza ma smorza troppo i toni, mentre in altri momenti la pellicola si amalgama e unisce bene i due registri, merito sicuramente di Whedon e del suo tentativo di adattarsi allo stile di Snyder. Nonostante questo però, in alcune scene, le diversità appaiono comunque troppo nette per essere sempre ben conciliate tra loro. Nel complesso queste differenze non rovinano però la visione del film, soprattutto perché vengono alleggerite dalla durata del film e dalla sua forza di intrattenere lo spettatore senza pretendere troppo.

Alla fine della visione ci rendiamo subito conto di aver visto un buon prodotto sullo schermo, che introduce perfettamente tre nuovi personaggi complessi ed estremamente carismatici, ma che, d’altro canto, lascia poco o nulla allo spettatore. Questa ibridazione registica ne è sicuramente la causa principale ma non l’unica. Una sceneggiatura fin troppo scolastica e lineare è il punto più debole della pellicola che ha i suoi massimi picchi nella presentazione dei tre nuovi elementi del team. Flash, Aquaman e Cyborg vengono introdotti partendo da zero, ma sono inseriti nella pellicola in modo magistrale e intelligente. Piccoli dettagli del loro passato ci danno quella quantità sufficiente di background da apprezzarli e non farli stonare vicino agli altri membri della squadra, venendo così definitivamente inseriti nel mondo del DC Extended Universe con un ruolo ben definito nella Justice League e una caratterizzazione personale ben definita.

La gestione dei singoli è perfetta, ad ognuno viene dato il giusto spazio sia a livello di minutaggio che a livello tematico, il problema forse più evidente però è nella gestione del collettivo. Ogni membro prende subito il ruolo che lo aspetta nel team, ruolo che non verrà modificato mai durante la pellicola, il gruppo formato però non sarà mai percepito come un vero gruppo coeso e non avrà mai una crescita corale. Tutte le crescite emotive saranno funzionali solo a loro stessi come singoli e non come gruppo, creando proprio una mancanza di coralità che voluta o non voluta, unita al dualismo registico, non rende sempre ben coese tutte le parti della pellicola. È proprio qui che la sceneggiatura risulta più debole, dando spazio alla presentazione dei personaggi viene lasciato poco spazio alla coralità necessaria, creando un’ottima caratterizzazione dei singoli ma non sempre una buona caratterizzazione del gruppo che appare spesso un po’ meccanico nei movimenti -Cyborg poi è il più meccanico di tutti “ba dum tss”. Un’altra nota dolente della sceneggiatura è la poco riuscita caratterizzazione del villain. Compare poco sullo schermo e le poche volte è più rappresentato come un nemico mosso da motivazioni poco profonde e poco approfondite. Gli viene ritagliato poco spazio che non viene sfruttato in maniera incisiva e abbastanza convincente da renderlo interessante.

Il film vive anche nella parte più tecnica dell’ibridazione stilista tra Snyder e Whedon, partendo dal montaggio, o meglio, dai tagli apportati per introdurre dei re-shooting e per accorciare la durata in modo da non superare i 120’ circa. Si percepiscono i tagli in alcuni punti, ma ciò di per sé non rendono incomprensibile il film né lo rovinano, anzi, questa riduzione di minutaggio rende il film sicuramente più fruibile e leggero, dandogli la durata giusta per quello che la pellicola deve essere: due ore di puro intrattenimento audiovisivo completo, senza troppi punti morti. Complice anche la notevole colonna sonora che accompagna il film, ad opera di Danny Elfman, variegata e sfaccettata. Si passa da pezzi moderni ai così detti temi dei singoli personaggi in modo fluido e ben equilibrato per il ritmo narrativo che si vuole dare alla pellicola. Ci sono alcune chicche come il tema di Batman usato nei film degli anni ’90 dove la cura della colonna sonora è sempre di Elfman.

Ogni personaggio ha una controparte attoriale di buon livello, il cast da forza al film e rende sempre più credibile questo universo supereroistico. Batman e Wonder Woman, che avevamo già avuto modo di conoscere nelle scorse pellicole, sono sempre più convincenti, soprattutto la Gadot che riesce a dare carisma e fasciano alla guerriera amazzone. I nuovi innesti riescono a tenere bene la scena, Ezra Miller è un ottimo Barry Allen ancora giovane e inesperto su come essere davvero un eroe e Ray Fisher è un credibilissimo Cyborg, in dubbio sulla sua identità e sulla sua umanità. Come ci si aspettava però il più riuscito è uno straordinario Jason Momoa che veste i panni di un perfetto Aquaman, anche se un po’ tamarro e ironico, è il personaggio più d’impatto che viene introdotto sullo schermo.


In parole povere Justice League è un buon film d’intrattenimento, sicuramente il più riuscito dell’intero DC Extended Universe che, per due ore, non annoia e non stufa, ma completamente dimenticabile e incapace di far vivere la magia del cinema. È comunque una pellicola riuscita sotto tanti punti di vista, non priva però di errori più indotti da situazioni esterne come il triste allontanamento di Snyder, che da vere e proprie mancanze. Una pellicola che vive di questa doppia faccia, sotto tutti i punti di vista, sia tecnici che di percezione dello spettatore. Un dualismo forte e caratterizzante, che, spesso, non aiuta ma non sempre è poco funzionale. Si percepisce una crescita in casa DC e speriamo che questo prodotto dia la spinta giusta per creare con costante qualità i film tratti da questo universo fumettistico.