Il 7 Settembre ha debuttato su Netflix la seconda stagione di Marvel’s Iron Fist, la serie si pone direttamente dopo gli eventi di The Defenders e quelli della seconda stagione di Marvel’s Luke Cage.
Danny Rand (Finn Jones) e Colleen Wing (Jessica Henwick) ora convivono e mentre la ragazza ha abbandonato la lotta al crimine in favore di una vita più tranquilla come assistente in un centro per la comunità, il giovane rampollo delle Rand Industries, si è dedicato anima e corpo a combattere il crimine cercando di onorare la memoria di Matt Murdock (Charlie Cox) scomparso a Midland Circle dopo la sconfitta definitiva della Mano. Nel mentre Ward Meachum (Tom Pelphrey) manda avanti la Rand e cerca di fare ammenda per i suoi peccati. Il gruppo che ormai convive felicemente o quasi in una situazione che definire strana è poco dovrà fare i conti con il ritorno di Joy Meachum (Jessica Stroup) e Davos (Sacha Dhawan) pronti a farla pagare a Danny per quello che ha fatto loro.
Sin dalla prima stagione Iron Fist è stata una serie che parlava di vendetta e famiglia, oltre che mostrare tante lotte di kung-fu, questa seconda stagione non fa nulla di diverso, fa quello che la prima stagione ha fatto, ma meglio. I 10 episodi che compongono questa seconda stagione presentano una situazione difficile psicologicamente per Danny e per Ward, due uomini agli opposti, che però grazie agli eventi che di lì a poco si scateneranno, si troveranno di nuovo insieme a combattere un nemico comune ed un retaggio di famiglia costituito da sangue, odio e violenza.
Finn Jones si è calato perfettamente nel ruolo di Danny Rand, risultando molto più credibile come l’Iron Fist e come vigilante in questa seconda stagione della sua serie che nelle altre sue apparizioni, escluso l’episodio della seconda Stagione di Luke Cage che lo vedeva fare un team up con il forzuto eroe di Harlem, interpretato da Mike Colter. Danny in questi 10 episodi riesce a dimostrare ampissimi e contrastanti sentimenti dalla rabbia, all’impotenza e all’amore. Il Danny Rand di Jones in questa seconda stagione diventa consapevole di non aver mai effettivamente ne adempiuto al suo compito di protettore di K’Un L’un ne aver mai compreso cosa effettivamente il destino avesse in mente per lui. Se in The Defenders era sicuro di essere l’arma immortale pronta a distruggere la Mano, qui si è reso conto di non essere altro che sulla strada per diventarlo e che tutto quello che fin’ora gli è stato posto davanti era solo una parte del viaggio.
Ward Meachum, uno dei personaggi più sottovalutati di questa serie e probabilmente di tutto il Defenders-verse, riesce in questa stagione a maturare, o almeno a raggiungere una considerazione di sé tale da capire quali sono i suoi limiti e i suoi difetti da indirizzarlo in una strada che potrebbe farlo uccidere ma che dall’altra parte potrebbe renderlo un’uomo migliore come Danny. I due non solo sono praticamente dei fratelli ma diventano uno la forza dell’altro con il progredire delle puntate, il rapporto di Danny con Ward è profondo e va oltre a quello di sangue.
Occupa molto spazio in questa seconda stagione anche Colleen Wing, personaggio che nella prima stagione ha avuto poco screen time che dopo aver conquistato i favori del pubblico più del titolare della serie, diventa una sorta di co-protagonista al pari del giovane Rand e portando in scena degli incredibili duelli. Il rapporto tra Danny e Colleen è anche questo molto profondo e gratificante per lo spettatore che vede un eroe tormentato cercare di essere qualcosa di più con qualcuno, non buttando tutto all’aria, ma accettando l’aiuto di chi ha passato situazioni forse anche peggiori di lui. I due era destino che si incontrassero e l’alchimia tra la Henwick e Jones non fa credere diversamente.
Per quello che riguarda i villain di questa stagione, Davos e Joy, il primo continua accecato dall’invidia per il “fratello” la sua vendetta, incamminandosi in un sentiero che è molto simile a quello che probabilmente Danny avrebbe potuto intraprendere senza degli amici e qualcuno a ricordargli chi è, e che non è solo l’Immortale Iron Fist. Sacha Dhawan ha decisamente una presenza scenica più imponente di quella di Harold Meachum (David Wenham) o di Bakuto (Ramon Rodriguez), ma proprio per il suo essere vicino a Danny quasi più dell’assassino dei suoi genitori è ancora più pericoloso. Joy, interpretata dalla Stroup è una donna combattuta tra la rabbia per le menzogne e la voglia di far qualcosa della sua vita e si trova coinvolta in qualcosa di così grande che porta dentro al conflitto un’altro giocatore: Mary Walker (Alice Eve), letale assassina e detective privato con disturbo di personalità multipla.
Raven Metzner, nuovo showrunner della serie, subentrato a Scott Buck, riesce nelle 10 puntate che compongono la stagione a creare una buona alchimia tra il dramma e l’azione, inserendo molti più combattimenti e aumentandone la violenza senza mai renderla gratuita o fine a sè stessa. Siamo di fronte alla tipica stagione incentrata sulla caduta e sulla rinascita dell’eroe, topos classico dei fumetti supereroistici, a cui Iron Fist non è estraneo e che ne ha fatto uso già in passato e nemmeno troppo tempo fa. Strano a dirsi le 10 puntate risultano molto più piene delle 8 di The Defenders, costruendo ed ampliando il mondo della serie e preparando la vera e proprio rinascita di Danny Rand/Iron Fist, che succederà nella terza stagione, di cui già abbiamo avuto una succosa anteprima alla fine della stagione attuale e che finalmente sembra porterà la serie in ambienti più orientali e decisamente più in linea con i classici set dei film di kung-fu.
La regia viene ridefinita con questa seconda stagione, l’azione è più fluida, glo slow motion meno invadenti e l’uso di luci, ombre ed oggetti negli stunt è chiarissimo. Il nuovo team di cui Metzner si è circondato, soprattutto David Dobkin, Rachel Talalay (Sherlock, American Gods), Stephen Surjik (Luke Cage, The Gifted) e Julian Holmes (Daredevil), che si occupano delle puntate meglio riuscite e più dinamiche della serie, riesce a trasporre finalmente una buona stagione due per l’arma vivente, con gli stessi topos che tanto nella prima sembravano deboli, rinforzati da una scrittura meno diluita e più consapevole di dove si voleva andare.
Marvel’s Iron Fist con questa seconda stagione migliora rispetto alla prima costruendo su quello che c’era di buono ed eliminando senza troppi convenevoli tutti i possibili personaggi di troppo come la Hogarth o ancora Claire Temple, riuscendo anche a dare l’idea di un universo condiviso molto più ampio e ben più grande dei soli Defenders. Sinceramente questa seconda stagione ci ha fatto venire subito attesa per la terza e per qualsiasi possibile futuro team up tra Luke Cage e Danny Rand.