Mudbound è un film del 2017 diretto da Dee Rees, adattamento del romanzo Fiori nel fango di Hilary Jordan e vede nel suo cast Carey Mulligan, Garret Hedlund, Jascon Clarke, Jason Mitchell, Jonathan Banks, Mary J. Blige e Rob Morgan.
La pellicola è ambientata tra il 1939 e il 1945 in Missisipi e segue le vicende di Henry McAllan (Jason Clarke), neo possessore di una fattoria della sua famiglia e della famiglia Afroamericana che abita vicino a loro, i Jackson. I Jackson, soprattutto Hap (Rob Morgan) e Florence (Mary J. Blige) sono spinti dal desiderio di ottenere finalmente un pezzo di terra loro, ma il razzismo e le difficoltà economiche che pervadono l’America sotto la guerra si fanno sentire, tanto che Ronsel (Jason Mitchell), il loro figlio più grande, viene convocato in guerra e sono così costretti a fare a meno di due braccia, anche il figlio più giovane di Pappy McAllan (Jonathan Banks), Jamie (Garrett Hedlund) viene chiamato in guerra. Alla fine della guerra ovviamente sia Jamie che Ronsel torneranno e dopo quegli infernali anni sul campo di battaglia troveranno l’uno nell’altro un amico, in un periodo incredibilmente difficile per le persone afroamericane.
Dee Rees, alla sua seconda prova da regista dopo Pariah (2011) anch’esso presentato al Sundance, dimostra una maturazione notevole, soprattutto dimostra di saper adattare il suo stile anche a storie più lente e compassate, in un certo senso più “vecchio stile”. La regia non ha movimenti di macchina che mettano in scena chissà quale estro particolare di Rees, essa si limita a raccontare la storia per immagini, diventa serva della sceneggiatura dei personaggi e riesce a farli tutti brillare, soprattutto venendo in aiuto dei momenti più silenziosi, in cui le parole sono inutili per descrivere qualcosa di pesante psicologicamente e anche visivamente duro da sopportare. Ed è infatti un altro pregio della pellicola il riuscire a mostrare con una cinica crudezza una storia che non prende parti che non prende le parti di nessuno, anzi racconta solo dei personaggi e la loro realtà.
La sceneggiatura, per cui è anche in concorso agli oscar come Miglior sceneggiatura non originale, è sicuramente un punto forte della pellicola, Rees e Virgil Williams, adattano benissimo il materiale d’origine, non facendo pensare allo spettatore che nulla sia tralasciato, definirei quasi un adattamento per somma più che per sottrazione dal libro della Jordan. I personaggi sono tratteggiati benissimo, soprattutto Henry, Jamie e Ronsel, i quali rappresentano i tre lati di una civiltà ancora profondamente razzista e legata a tradizione obsolete. Henry rappresenta il figlio maggiore, che è laureato, si crede un vincente, ma non è mai riuscito a discostarsi dall’ingombrante figura del padre, interpretato in maniera perfetta da Jonathan Banks, da cui ha ereditato anche una vena violenta e una lingua tagliente. Jamie invece è il figlio che dalla guerra è tornato profondamente cambiato, se già prima era molto meno succube del padre, ora al suo ritorno vede un qualcosa che conosceva e che forse prima preferiva ignorare, ma che ora non può più supportare. La sua amicizia con Ronsel può anche essere considerata una sfida al padre e al suo modo antiquato di vedere il mondo. Ronsel è un altro personaggio che la guerra ha cambiato pesantemente, cresciuto per essere migliore dei genitori e tornato profondamente maturato, ma anche stanco di allontanarsi dalla battaglia e che rifiuta quel mondo dove viveva, rimpiangendo l’Europa, dove ha evidentemente lasciato un pezzo del suo cuore.
Le musiche sono un’altra parte molto interessante del film, una colonna sonora che si insinua nella mente dello spettatore e che presenta delle sonorità da pellicole più “vecchie” e anche cori tipici della cultura nera del periodo in cui la storia è ambientata, infatti Mighty River è persino tra le canzoni originali candidate agli oscar 2018.
Se dovessi trovare probabilmente un difetto sulla pellicola è la lentezza del primo atto che seppur propedeutico a farti capire i personaggi prima e dopo, rende il film abbastanza lungo e magari non digeribile da tutti, seppur fondamentale ai fini della storia.
Mudbound è quindi un film che parla di razzismo, amicizia e anche di rimpianti. Tutti i personaggi, siano essi positivi o negativi della pellicola, hanno dei rimpianti che nascondono sotto pelle ma il cui segno è sempre ben visibile.