Sono pochi, pochissimi i sequel che riescono a superare o, quantomeno, ad equiparare il successo ottenuto dal primo film di una saga. Eppure, Paddington 2, con la sua atmosfera fatata, i suoi colori caldi, la sua fresca ironia ed un cast eccezionale, rischia davvero di stupire tutti e porsi quasi al di sopra del suo predecessore.
Prodotto da David Heyman e diretto nuovamente da Paul King, che si è anche occupato della sceneggiatura insieme a Simon Farnaby, Paddington 2 è uscito nelle sale italiane il 9 novembre e in quelle britanniche il 10, attesissimo sequel di Paddington.
La domanda potrebbe sorgere spontanea: chi o cosa è Paddington? A parte una stazione di Londra, beninteso. Paddington è un orsetto parlante con una profonda passione per la marmellata, che parte dal “misterioso Perù” -sì, nel film sentirete sempre dire così, e mai soltanto “Perù”- e che viene ospitato a Londra dai Brown, famiglia strampalata, ma incredibilmente unita. Ciò che stupisce di Paddington è il suo essere sempre gentile, cortese, capace di vedere il mondo sotto una luce positiva… sì, forse è ingenuo, ma nel miglior modo in assoluto: è ingenuo perché è buono, buono davvero.
I due film sono stati tratti da una serie di culto di libri per bambini, ideati da Michael Bond, tristemente ed improvvisamente morto a giugno di quest’anno. Ora, senza entrare troppo nel dettaglio né dei libri né del primo film, dato che magari qualcuno non l’ha visto e vale davvero la pena di guardarlo senza spoiler di sorta, in questa seconda pellicola troviamo il piccolo Paddington più o meno dove lo avevamo lasciato: ormai parte della famiglia Brown, l’orsetto decide in questo sequel di lavorare come lavavetri, così da poter acquistare un libro pop-up dedicato a Londra, perfetto regalo per il centesimo compleanno di sua zia Lucy -sì, anche lei è un’orsa parlante. Ma a frapporsi tra il nostro grazioso protagonista ed il suo acquisto si metterà uno stravagante attore tanto pieno di sé quanto fallito, Phoenix Buchanan, cattivo buffissimo interpretato da un sorprendente Hugh Grant.
Ma perché Paddington 2 funziona così tanto?
Ora, già le premesse da cui parte “l’universo” in cui si svolge il film non possono che far sorridere… anche solo il fatto che un un orso alto un metro, che parla un perfetto British English e che indossa un cappello rosso ed un montgomery blu, girovaghi tranquillamente per Londra senza causare stupore, è abbastanza divertente. Ma è la straordinaria precisione riservata alla realizzazione di questo film a rendere Paddington 2 una commedia “British” come non se ne vedevano da anni: potremmo ad esempio parlare dell’atmosfera alla Harry Potter data dalla fotografia di Erik Wilson, che conferisce alla Londra del ventunesimo secolo un aspetto fatato e misterioso, o della dolce musica di Dario Marianelli, che accentua soltanto questa magia generale… ma i meriti sono soprattutto da attribuire a regia, sceneggiatura e cast.
Partiamo proprio dalla regia: King, come già nel primo film, si dimostra capace di un estro non indifferente, dando alle proprie inquadrature un aspetto simmetrico, colorato e vistosamente bizzarro, che ricorda molto Wes Anderson, soprattutto in Grand Budapest Hotel. E ciò colpisce… e non poco: i film per la famiglia tendono a norme direttive piuttosto standard, ma qui, almeno nelle scene più ricercate e dinamiche, lo stile è decisamente raffinato.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, invece, condita di piccole ed intriganti citazioni -soprattutto alla saga di Mission: Impossible: in due film se ne contano già tre!-, è assolutamente spassosa e, al contempo, profonda: i personaggi sono delineati con assoluta ironia, dispiegando l’una dopo l’altra battute di spirito degne di capolavori del cinema comico degli anni Novanta, come Quattro Matrimoni e un Funerale e Notting Hill, ma ognuno di loro ha anche le proprie peculiarità, che li rendono unici, strampalati e anche, in un certo senso, piuttosto credibili. Il modo in cui poi si sviluppa la trama, tra scene di azione, gag e momenti emozionanti -tra cui una presunta citazione a Casino Royale… gli osservatori più attenti sapranno a cosa mi riferisco- è davvero efficace e non fa perdere l’attenzione neppure per un istante.
Il cast, poi, è semplicemente stellare, come d’altronde lo era anche nel primo Paddington: Hugh Bonneville torna nei panni del signor Brown, mostrando la propria naturale capacità nel confrontarsi con ruoli comici; Sally Hawkins è sempre la signora Brown, sognatrice con la testa tra le nuvole, a dimostrazione del proprio talento quantomeno eclettico; Samuel Joslin e Madeleine Harris, rispettivamente Jonathan e Judy nel film, vestono ancora i panni dei due sfaccettati ragazzini Brown con grande efficacia. Sempre esilarante Julie Walters come Mrs. Bird e ottimo anche Brendan Gleeson nel ruolo di “Nocche” McGinty, criminale incallito che non riesce a resistere al richiamo della marmellata di Paddington. Ad ogni modo, anche tutti gli interpreti “secondari” di Paddington 2 sono veri e propri pezzi da novanta: nel film compaiono infatti Jim Broadbent, Peter Capaldi, Eileen Atkins, Jessica Hynes, Imelda Stauton, Michael Gambon, Tom Conti… insomma, sul cast c’è poco da dire, si tratta della crème de la crème del cinema britannico.
Una menzione la merita poi senza dubbio Ben Whishaw, che dà voce all’orsetto in lingua originale e che, va senza dubbio riconosciuto, viene sostituito in maniera egregia da Francesco Mandelli nella versione italiana: entrambi, infatti, riescono a dare al nostro protagonista peloso una voce sottile, perennemente pacata e gentile, che perfettamente riassume il carattere innocente ed ineccepibile di Paddington.
Ma chi merita un vero e proprio plauso per il lavoro strepitoso compiuto in questo film, è senz’altro Hugh Grant. Dopo anni di commedie romantiche -solamente saltuariamente intervallate da qualche progetto di stampo diverso, come Operazione U.N.C.L.E., Cloud Atlas e Florence-, Grant riesce infatti a trovare un’inaspettata “comfort zone” come villain eccentrico, vanesio ed oltremodo efficace: Phoenix Buchanan è Grant e Grant è Phoenix Buchanan, al punto che è praticamente impossibile immaginare il personaggio portato in scena da un altro attore. L’interpretazione di Hugh Grant è composta da mille diversi travestimenti, gag divertenti, monologhi aulici e basati, a leggere le interviste, molto sull’improvvisazione: insomma, un ruolo come quello di Buchanan ha dato la possibilità al celebre attore inglese di fare qualcosa di completamente nuovo e in cui è del tutto a proprio agio. E, lasciatemelo dire, è un piacere enorme vedere un attore come Grant tornare in auge con un’opportunità così unica nel suo genere.
Se poi stiamo cercando un messaggio, quella celebre “morale” che tutti i film dedicati alla famiglia contengono, non rimarremo delusi: se il primo Paddington parlava di integrazione, dell’apertura mentale necessaria per accettare chi è diverso, questo film, invece, mostra l’importanza di cercare il buono nelle persone, anche quelle più inaspettate.
Ora, non me ne vogliate, ma lo devo proprio scrivere: un po’ come il proprio predecessore, Paddington 2 non ha difetti. Insegna, ma non in modo ottuso e banale; fa ridere, senza mai diventare imbarazzante; emoziona, senza però scadere sul patetico. Si tratta di una commedia per tutti, perfettamente costruita sotto ogni punto di vista… e, diciamocelo, con un protagonista che fa tutta la differenza: perché è proprio Paddington stesso, con la sua semplicità, la sua innocenza, la sua visione del mondo genuina e tenera, che apre il cuore dello spettatore, gli fa vedere questi tempi duri con una prospettiva del tutto diversa, migliore di qualunque altra si trovi oggigiorno.
La prospettiva unica di un orso… un orso di nome Paddington.
https://www.youtube.com/watch?v=Is5Qq5-AiYg