[Recensione] Slender Man di Sylvain White – Uno spreco di memoria digitale

0

Slender Man è un film del 2018 “diretto” da Sylvain White, che vede nel suo cast Joey King, Julia Goldani Telles ed un altro pugno di attori di cui sinceramente non ce ne può fregare di meno. Il film è basato sulla figura dell’oscuro personaggio omonimo creato dal veterano di forums Victor Surge, che è stato protagonista di svariate creepypasta che ha fatto la fortuna del web, guadagnandosi anche due fortunate trasposizioni video-ludiche e una serie corposa di condivisione virtuale ed isteria virale (culminati nel 2014 con un non propriamente simpatico caso di accoltellamento nel Wisconsin). Con un tempismo assolutamente impeccabile, la Sony ha deciso di produrre una pellicola anni dopo aver comprato i diritti cinematografici del personaggio, ampiamente dopo quello che fu il picco di fama e di interesse culturale, e ha fatto sfornare a Screen Gems una pellicola non solo completamente fuori tempo massimo, ma anche del tutto priva di contenuti di rilievo. Cioè, posso dirvelo già da adesso che questa pellicola è una vaccata clamorosa, ma prendiamoci il giusto tempo e analizziamolo con ordine…
Di cosa tratta Slender Man? La trama centrale del film riguarda, come nel migliore/peggiore dei filmetti dell’orrore per adolescenti, di un gruppo di liceali del Massachusetts, Hallie (Telles), Wren (King), Chloe (Jaz Sinclair) e Katie (Annalise Basso), avvilite da tutti quelli che possono essere i problemi dell’adolescente medio: genitori poco presenti e/o abusivi, voglia di trovarsi il fidanzato, etc…
Dopo una serata di svago e divertimento, le quattro super-amicone decidono, poiché evidentemente non hanno mai visto The Ring in vita loro, di guardare un filmato apparentemente maledetto che si dica serva ad evocare lo Slender Man, una fantomatica creatura collegata alla sparizione documentata di centinaia di persone. Una scelta incredibilmente saggia che porterà alla successiva sparizione di Katie e ad una serie di apparizioni ben poco spaventose della mostruosa creatura nelle vita delle ragazze, e ad una crescente sensazione di noia nello spettatore fino al misero finale, piazzato tra capo e collo.
Perché Slender-Man non funziona, neanche in minima parte? Chiaramente la risposta principale la si può trovare nel fatto che è un film di cassetta pigro ed assolutamente povero su qualunque aspetto, dalla sceneggiatura inesistente alla totale assenza di tecnica del regista White. La totale trascuratezza dell’elemento horror non è neanche l’aspetto meno pesante del film, poiché ovviamente frutto di un filone di prodotti su cassetta che sacrificano la vera componente disturbante del genere in nome di azione spicciola e jump-scares, per un paio di attimi di adrenalina facile.

Quello che lascia di stucco infatti è che White non sia capace di azzeccare neanche questi elementi così dozzinali: il film, oltre a non possedere alcun tipo di climax (o forse tanti, troppi, tutti assieme, senza nessun tipo di culmine narrativo) fallisce miseramente nell’instillare anche in mezza scena un qualche senso di paura. Chi ha giocato anche solo una volta al gioco tratto dal personaggio ricorderà, anche se non ne è rimasto spaventato, la sensazione claustrofobica e di accerchiamento provocata dal trovarsi di fronte l’inquietante figura senza volto durante un movimento di camera. White, evidentemente troppo preso dal copiare (male) film come The Ring o The Blair Witch Project, va completamente nell’altra direzione e trasforma il film in un enorme puntata di Piccoli Brividi priva però di quel senso di divertimento spicciolo o trash che accompagnava questa serie. L’ottimo bodywork nei panni di Slender Man dell’attore spagnolo Javier Botet, (chevede nel suo più recente curriculum anche film come Crimson PeakIt e Alien: Covenant) viene totalmente rovinato da una serie di effetti speciali posticci che non possono non strappare qualche risata, e dai continui tentativi di regia “psichedelica” (atti a simulare gli effetti di disturbo creati da Slender Man sulla mente) che sono forse anche peggiori.
La recitazione, per concludere, è ai minimi sindacali: nessun attore emerge dal piattume del film, se non forse la sola Joey King, forse quella con maggiore esperienza nel cast, che però finisce per sforare rapidamente nell’over-acting dal secondo tempo ed è persa per sempre pure lei in questo mare di sceneggiatura orribile e scene montate a casaccio.
Non consiglierei il film nemmeno agli amanti del so bad it’s so good, poiché la pellicola si prende anche tremendamente sul serio, lasciando giusto un retrogusto amaro di noia e fastidio alla fine della visione. 93 minuti carenti di nulla. Questo è Slender Man. Va bene? Va bene. Rivedetevi IT, che è meglio.