[Recensione] Spider-Man: Homecoming – Peter Parker è finalmente a casa!

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spider-man homecoming

Dopo la sorprendente aggiunta di Spider-Man in Civil War, le aspettative per il primo film in solitaria del ragno all’interno del Marvel Cinematic Universe erano sicuramente alte. Com’è quindi Spider-Man: Homecoming di John Watts? Un grande film di Spider-Man o un Iron Man 4 camuffato, come alcuni hanno ritenuto dai trailer?

Ebbene ci troviamo di fronte al migliore Spider-Man mai visto sullo schermo, la battuta sempre pronta, un uso sempre fantasioso delle ragnatele, uno stile di combattimento che sfrutta tutte le sue abilità ragnesche. Ma sullo schermo vediamo anche il migliore Peter Parker.

Un Peter Parker (Tom Holland) giovane, giovanissimo, dotato di grandi poteri, ma che ancora non ha compreso quali siano le responsabilità che ne derivano. Se il suo alter-ego ha la parlantina rapida ed è estremamente sicuro si se Peter al liceo fa sempre fatica a farsi valere, dall’approcciare Liz (Laura Harrier), di cui è innamorato, a quando deve difendersi dalle prese in giro di Flash. E, come qualunque 15enne che si ritrovasse con dei poteri del genere, Peter fatica a restare dietro a tutto, specialmente alla sua vita personale, e l’avere combattuto con e contro degli Avengers lo fa peccare di presunzione, facendogli fare il passo più lungo della gamba. Un comportamento che si rivelerà quasi fatale più di una volta.

Un Peter Parker estremamente fallibile, esattamente quello a cui sono abituati i lettori dei suoi fumetti, ma il cui percorso di crescita è l’elemento cardine della pellicola, una maturazione possibile solo sbagliando, anche se sbagliare quando si è un super-eroe significa mettere a rischio delle vite, compresa la propria. Molto interessante il rapporto con Ned (Jacob Batalon), il suo migliore amico, personaggio mutuato dalle storie di Miles Morales dell’universo Ultimate, e che ci permette di conoscere ancora meglio il ragazzo dietro la maschera del ragno, oltre a mostrarci l’incredibile tendenza di questo Peter a farsi scoprire. È inoltre fonte di diversi momenti comici, che tuttavia mai risultano fuori luogo.

Michael Keaton fornisce un ottima interpretazione dell’avvoltoio, Adrian Toomes, un villain temibile seppur le sue ambizioni non siano certo quelle di distruggere il mondo. Il suo background è sicuramente interessante, non siamo di fronte ad un cattivo a 360 gradi ma di fronte ad un padre che pur mantenere la sua famiglia ha finito per perdere la bussola. Seppure la causa della sua trasformazione da normale gestore di azienda a super-cattivo possa far storcere il naso, ci mostra come ormai il Marvel Cinematic Universe sia un organismo vivo, in cui tutto è connesso, in cui qualunque cosa accada ha delle conseguenze visibili, in una continuity mai così stretta.

Una ventata d’aria fresca alla pellicola la danno i comprimari, che mettono in evidenza il carattere prettamente “teen” della pellicola (che agli spettatori più anzianotti potrebbe dare fastidio), personaggi interessanti e che rendono ancora più tridimensionale il mondo del “pavido” Parker. Partendo dalla cotta di Peter, Liz, per passare a Michelle (Zendaya) e a Flash Thompson (Tony Revolori), qui in una veste inedita, non più il super sportivo biondo e palestrato degli anni 60 ma un genio snob che usa i soldi (e le macchine) della ricca famiglia per mettersi in mostra e che naturalmente non perde occasione per schernire Peter, un immagine sicuramente più attuale del bullo. Non sfigura neanche Marisa Tomei, una May Parker sicuramente più in linea con l’età del nipote e al passo coi tempi, ma che rimane comunque la classica zia un po’ apprensiva che conosciamo da tanti anni.

Come non parlare infine di Tony Stark, Iron Man. Chi si aspettava fosse un’ingombrante presenza del film si troverà stupito. Le apparizioni del miliardario sono infatti poche e brevi, ma molto incisive e fondamentali per lo sviluppo del nostro amichevole Spider-Man di quartiere, in un interessante rapporto padre-figlio che perfino Tony si stupisce di avere. E tuttavia il fortissimo carattere del personaggio di Robert Downey Jr. non ruba mai la scena allo Spararagnatele, è infatti Spider-Man il protagonista assoluto di ogni scena, compreso l’interessante scontro finale con l’avvoltoio, dove il palco è tutto per lui. Senza dimenticare il ritorno di Happy (Jon Favreau), e alcuni interessanti cameo, come quello di Aaron Davis (Donald Glover), che farà scattare più di un campanello ai lettori dei fumetti, e di Mac Gargan (Michael Mando), che aprono interessanti spiragli per i prossimi capitoli.

Sia chiaro, non è un film esente da difetti, alcuni passaggi di trama possono sembrare un po’ forzati e alcune scene banalotte, specie se si è al di fuori del target della pellicola. Inoltre la regia non brilla per originalità e anche le musiche non offrono granchè, nonostante una bella rielaborazione di un tema familiare del Ragno nei titoli di testa. Da questo punto di vista siamo di fronte ad un classico film dei Marvel Studios, che però significa anche un comparto di Visual Effects eccezionale.

Quello che fa vivere la pellicola sono i personaggi, la crescita di Peter Parker come ragazzo e come eroe è il punto chiave della trama e sul finale non potrà che strappare un sorriso. Le interazioni che hanno tra di loro i giovani protagonisti e col mondo che li circonda rendono la pellicola perfetta per un target di giovanissimi, come giovanissimi sono Peter e i suoi compagni. Mai uno Spider-Man al cinema è stato così al passo coi tempi, nel bene e nel male. E dunque con questo film possiamo definitivamente dire che un nuovo Uomo Ragno è pronto a dondolare tra i grattaceli di New-York. È il Ragno della generazione social, e personalmente non vedo l’ora di vederlo ancora in azione.

Ovviamente, come in ogni film dei Marvel Studios, restate in sala durate i titoli di coda, assisterete alla scena post-credits più bella di un film Marvel!


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