[Recensione] Westworld 2×08 – Kiksuya

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Westworld 2x08

Westworld in questa ottava puntata ci ricorda nuovamente come non dare mai nulla per scontato nemmeno i ruoli che sembravano insignificanti.

La Tribù Fantasma diventa la protagonista di questa ottava puntata e ci porta ad una nuova realizzazione del concetto stesso di libertà. Akecheta (Zahn McClarnon) nella sua vita è stato tante cose: un capo tribù, un marito, un fratello, un assassino, ma anche il portatore della verità. Mentre sullo sfondo continua la lotta tra il portatore di Morte aka Dolores (Evan Rachel Wood) e la Delos, ci addentriamo nei ricordi e nella storia di uno degli elementi più misteriosi della serie, la tribù Fantasma, sfuggente e incomprensibile, ora ci porta ad una nuova concezione stessa della vita del parco e della Porta.

Le ultime puntate ci avevano nuovamente dimostrato come quei dilemmi etici e morali sulla coscienza stessa dei robot e sulla definizione di libertà non avessero mai lasciato la serie, ma fossero solo stati soppressi in favore di una narrazione più ricca di avvenimenti e scoperte che potessero espandere il mondo della serie e quindi permettere agli sceneggiatori di avere molto più spazio di manovra nelle stagioni successive; l’ottava puntata però non ritorna ad ampliare quel mondo, bensì ritorna alla dimensione del Westworld intimista e consegna la soluzione ad uno degli elementi più misteriosi e oscuri del parco, il Labirinto e la Porta. Non da un’effettiva risoluzione a cos’è la porta, a come funziona o in che modo essa sarà la svolta, ma non solo dimostra che esiste, ,a la trasforma quasi in una idea, un’idea scartata come il Labirinto stesso che Ford (Anthony Hopkins) ha ripescato dopo diversi anni quando si è reso conto, che l’idea può essere trasmessa più efficacemente se le viene dato tempo e se le viene permesso di diventare evoluzione e coscienza.

La coscienza è stato uno degli elementi più dibattuti, gli “hosts” sono coscienti? Sappiamo che possono diventarlo, Dolores e Maeve lo hanno fatto, ma possono semplicemente in quanto codificati sviluppare qualcosa che è loro e solo loro? I ricordi che hanno, gli appartengono davvero? Tutte domande che in questa ottava puntata ci portano alla scoperta di leggende, narrate oralmente dalle tribù Indiane, leggende che più che semplici elementi del codice che li compongono sono le risposte di un popolo a qualcosa che non capiscono pienamente, a quella sensazione alla base della loro nuca che gli dice che qualcosa non va, che qualcosa non è giusto, che c’è qualcosa di sbagliato in come è il mondo.

I ricordi e la capacità di adattarsi a situazioni simili, ha permesso agli esseri umani di evolversi e di costruire la loro storia, perché anche gli “hosts” non possono farlo? C’è qualcosa nel loro codice che glielo impedisce? Oppure semplicemente la loro evoluzione non è nemmeno completamente iniziata?

Westworld ci ha sempre portato a farci domande più che sullo svolgimento della serie, sulla definizione stessa di vita a cui stiamo assistendo, noi siamo spettatori, ma ci sentiamo quasi come gli “hosts”, spettatori di una vita sbagliata, che non ci sembra reale e che nemmeno lo è. Chi pensava che la serie si fosse addentrata su territori più incerti, meno rilevanti e più “facili”, con queste ultime puntate si dovrà non solo ricredere, ma dovrà anche imbracciare la nuova strada che Ford, ora ed Arnold prima, stavano tracciando per le loro creature.