[Recensione] Wonder Woman – Il cinecomics tutto al femminile di Patty Jenkins

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Ormai si sa il DC Extended Universe non è partito nel migliore dei modi, dopo i primi 3 film profondamente affossati dal pubblico e dalla critica, Wonder Woman porta sulle sue spalle la pesante responsabilità di invertire questo trend negativo stupendo tutti con un film solido che porti aria fresca in casa DC/Warner. Riuscirà il film diretto da Patty Jenkins a risollevare le sorti del DC Extended Universe? Abbiamo avuto la possibilità di vedere la pellicola per ben 2 volte, sia in lingua originale che doppiato in Italiano e siamo pronti a dare una risposta a questa domanda.

Nell’articolo troverete, oltre al nostro parere, anche quello di David Messina, futuro disegnatore di Wonder Woman, che ha visto la pellicola con noi durante la proiezione Romana.


Erano davvero molti anni che non vedevamo una trasposizione di Wonder Woman, l’ultima risale addirittura agli anni ’70, con la famosa serie tv con protagonista Lynda Carter. Patty Jenkins torna alla regia di un film importante dopo Monster, pellicola del 2004 che valse l’Oscar a Charlize Theron come Miglior Attrice Protagonista, e lo fa con un film davvero rischioso che doveva risollevare dal fango il DCEU e trasporre al meglio l’icona femminista dei fumetti per eccellenza. La Jenkins ci è riuscita, se pur con una pellicola ben lontana dalla perfezione.

Al contrario di quanto successo con Batman V Superman, la trama del film è molto più basilare ed essenziale, il che la rende ottima per un cinecomic. Diana, principessa delle Amazzoni, è stata cresciuta da sua madre Ippolita su un’isola pacifica protetta dal mondo, Themyscira, e addestrata da sua zia Antiope per essere una combattente invincibile. Dopo che un pilota americano, Steve Trevor, precipita sull’isola e le racconta di una grande guerra mondiale che sta affliggendo il mondo degli uomini, Diana decide di lasciare la sua patria per tentare di fermare il conflitto e compiere il suo destino.
Strutturalmente e concettualmente questo film è molto debitrice al Superman del 1978 di Richard Donner, la prima mezz’ora a Themyscira è simile al segmento ambientato a Krypton, ma soprattuto come il Superman di Christopher Reeve, Diana Prince interpretata da Gal Gadot rappresenta un luminoso faro di speranza in un mondo in scala di grigi. Patty Jenkins riesce, dove Zack Snyder ha fallito, ovvero nel riportare il rapporto tra Clark Kent e Lois Lane del film di Donner, ma qui -ovviamente- a parti invertite. Il brillante e impulsivo Steve Trevor interpretato magistralmente da Chris Pine, attore che negli ultimi anni si sta rendendo protagonista di ottime interpretazioni, come Lois si innamora perdutamente di un vero e proprio Dio sceso in terra. La storia d’amore non convenzionale tra Diana e Steve è così vincente che diventa collante del film non risultando però mai troppo ingombrante.

La scelta della Warner Bros di affidare una pellicola su un personaggio femminile ad una regista femminile si è rivelata vincente. Patty Jenkins porta il suo personalissimo punto di vista femminile sul mondo supereroistico che spezza molto con tutto ciò che abbiamo visto fino ad ora. Ci porta sul grande schermo una donna forte, possente, a volte un po’ ingenua ma mossa da un profondo idealismo, ideali forti e rivoluzionari che hanno mosso molte delle donne famose nella storia. Una donna forte e indipendente che si ribella alla regole del mondo degli esseri umani. L’idealismo di Diana però andrà ad impattare con il relativismo di Steve, simbolo dell’uomo comune che si trova ad affrontare i dolori della guerra e che non riesce a credere fermamente in qualcosa di così grande e potente come Wonder Woman. Diana è una donna che sa tutto a cui però manca l’atto pratico, questo è il punto da cui si scaturisce tutto lo humor del film, humor ben dosato per tutto il corso della pellicola. Gal Gadot è straordinaria, già in Batman V Superman l’avevamo vista nel ruolo di Wonder Woman ed era stata uno degli elementi migliori della pellicola, qui la Jenkins cuce il film intorno a lei, mettendola perfettamente a suo agio. Nonostante la bellezza della ragazza io non ero poi così sicuro che una modella approdata nel mondo del cinema da pochi anni potesse reggere sulle sue spalle un intera pellicola e invece sono stato piacevolmente smentito. I personaggi secondari non sono molto approfonditi ma quasi tutti sono contestualizzati nella pellicola. Ho gradito molto la presenza di Connie Nielsen nei panni della Regina Ippolita, Ewen Bremner, lo Spud di Trainspotting, nei panni di Charlie, Said Taghmaoui che interpreta il simpatico Sameer e il diplomatico Britannico Sir Patrick Morgan interpretato da David Thewlis. Non mi sono piaciuti per niente invece l’anonimo Eugene Brave Rock che interpreta Chief e soprattuto Robin Wright che si trovava ad interpretare il ruolo centrale del Generale Antilope, zia e maestra di Diana. Ci sono diversi villain organizzati secondo una specie di scala gerarchica, non tutti mi sono piaciuti, anzi uno poteva decisamente essere sfruttato molto meglio e approfondito un po’ di più, ma fondamentalmente il villain principale è uno solo. Non sto qui a dirvi chi è perché scadrei nello spoiler, nei trailer è stato nascosto benissimo e se non fosse per alcuni rumor mai ufficialmente confermati dalla produzione sarebbe stato un colpo di scena ancora migliore. Il villain, come la nostra eroina, è mosso da un idealismo tutto suo, viene introdotto sin dal primo minuto del film e lo vediamo tirare le fila della questione per tutto il film fino alle battute finali in cui si rivela. È un cattivo mosso da un proprio ideale ben preciso, con un piano tutto sommato non banale.

Il film è molto fedele alle storie e alle atmosfere del fumetto, con ovviamente le dovute differenze, il soggetto è scritto a più mani da Zack Snyder, Jason Fuchs e Allan Heinberg, in alcuni punti si notano molto le diverse riscritture che ha subito, il che non è ottimale. La sceneggiatura, supervisionata da Geoff Johns, invece è a cura del solo Allan Heinberg, scrittore della recente serie Marvel Young Avengers, non è per niente male, molto ben ritmata, mai pesante, con spunti narrativi e ideologici interessanti. La colonna sonora realizzata da Rupert Gregson-Williams (The Crown) è molto potente, riprende come struttura il tema realizzato per il personaggio da Hans Zimmer in Batman V Superman per creare qualcosa di nuovo e diverso, con ottimi risultati. Dal punto di vista registico la Jenkins fa un ottimo lavoro fino agli ultimi 20 minuti, in cui troviamo lo scontro finale con il villain. I combattimenti sono molto buoni e coinvolgenti, tutti tranne l’ultimo per l’appunto. Proprio nei combattimenti sono presenti molti slow motion che per la maggior parte dei casi non risultano per niente fastidiosi anzi, aiutano ad ammirare le splendide coreografie e a dare un impatto più potente al risultato finale di alcuni colpi messi a segno dai personaggi. Anche in Guardiani della Galassia Vol. 2 abbiamo avuto un abuso degli slow motion, ma fin quando la tecnica viene sfruttata al meglio e non risulta pesante, per me non c’è alcun problema. Come ben avrete capito nonostante il villain mi sia complessivamente piaciuto, lo scontro finale che lo vede protagonista è uno dei maggiori problemi del film. La CGI per tutto il film è di buon livello, sulla parte finale dove serve maggiormente inizia a sfarfallare, risultando molto spesso non ottimale. Il montaggio che fino a li era stato ottimo diventa estremamente frenetico e schizofrenico, la regia si perde in inquadrature inutili e in errori grossolani come alcuni scavalcamenti di campo che non mi sarei proprio aspettato dalla Jenkins. Un altro grosso difetto che abbiamo potuto costatare avendo visto entrambe le versioni della pellicola è proprio l’adattamento Italiano. Sia chiaro i dialoghi non sono sempre così freschi e brillanti, ma con l’adattamento in alcuni punti sono stati fatti errori che rischiano di ledere pesantemente alla pellicola, l’esempio più lampante di tutti è una battuta messa in bocca al villain sul finale del film che rende un villain tutto sommato buono estremamente ridicolo.


Nonostante Gal Gadot sia distante dalla mia idea di Wonder Woman l’ho trovata straordinaria e vera meraviglia del film. Ho apprezzato molto le Amazzoni in combattimento ma meno l’uso eccessivo del rallenty ed avrei voluto una maggior cura nel trattare la mitologia greca (che reputo di per sé bellissima senza bisogno di inutili stravolgimenti) ed un approccio meno naif allo scenario bellico della prima guerra mondiale. Che ho trovato Gal Gadot bellissima l’ho già detto?David Messina, Disegnatore per DC Comics e IDW

In definitiva Wonder Woman è un buon film, sicuramente il migliore dei 4 usciti fino ad ora del DC Extended Universe, non per demerito degli altri sia chiaro, ma per merito di una ottima Patty Jenkins che riesce a creare un bel film di origini, non banale e pieno di patos. La Jenkins dopo Monster si conferma di nuovo particolarmente ispira nel dirigere pellicole con protagonista un personaggio femminile, dal quale riesce a tirar fuori tutto il suo potenziale e a veicolare messaggi forti, come quello antibellico, in modo non banale. Come già detto è un film non esente da difetti, anzi ne ha diversi soprattutto nella parte finale, ma risulta comunque una pellicola di buon intrattenimento, un discreto passo avanti rispetto ai film precedenti. Manca si ancora qualcosa per far decollare ufficialmente il DCEU ma siamo sulla buona strada, Wonder Woman è un faro nell’oscurità pronto ad illuminare il futuro del franchise, che spero prosegua su questa linea cercando di risolvere soprattutto tutti i problemi legati alla gestione del progetto che in questi primi anni sta zoppicando notevolmente.