Review – Dylan Dog #361 “Mater Dolorosa”

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30 anni fa, esattamente il 26 settembre 1986, dalla penna del visionario Tiziano Sclavi nasceva Dylan Dog, personaggio che in trenta anni è divenuto una vera e propria icona nel fumetto italiano e non solo. Oggi con il volume #361 dal titolo “Mater Dolorosa”, Sergio Bonelli Editore festeggia questo trentennale davvero in grande stile.

Prima di iniziare con la vera e propria recensione vorrei soffermarmi sulla splendida copertina di Angelo Stano, una copertina dal gusto romantico che ritrae il nostro protagonista dinnanzi ad una tempesta che fronteggia con coraggio un misterioso vascello che poi scopriremo appartenere a una vecchia conoscenza del nostro Dylan.

[ATTENZIONE L’ARTICOLO POTREBBE CONTENERE SPOILER]

c_2_fotogallery_3005296_1_imageIn Dylan Dog #361, di Roberto Recchioni e Gigi Cavenago, veniamo catapultati in un’avventura sul filo del rasoio che alterna con maestria presente e passato, in quello che a tutti gli effetti è un vero passaggio di testimone dal classico Dylan di stampo Sclaviano a quello più moderno di Recchioni.
Questo numero è il seguito ideale dell’albo #280, dal titolo “Mater Morbi”, e fa da prologo all’ultima storia del personaggio che troviamo nel numero #100 “La storia di Dylan Dog”.
Per tutti gli amanti dell’indagatore dell’incubo questo numero sarà una grande omaggio alla storia passata del personaggio, nelle 98 pagine dell’albo abbiamo una parata di omaggi e citazioni a numeri fondamentali della storia di Dylan, tra i quali possiamo citare: “L’alba dei morti viventi”, “Morgana”, “Il Buio”, “Storia di Nessuno”, “Caccia alle streghe”, “Il lungo addio” – qualcuno ha detto Moonlight?, “La storia di Dylan Dog”, “Mater Morbi” e “Al servizio del Caos”.

13442164_10153717493437916_3837956612508982815_nNel presente Mater Morbi è tornata, ed il nostro Dylan ricomincia ad accusare di nuovo i sintomi del male oscuro che lo aveva portato vicino alla morte negli scorsi anni, e intraprende un viaggio mistico che lo porterà a riscoprire e rivivere il suo passato, in cui ritroveremo il galeone del numero 100, con relativa comparsa di Xabaras e Morgana, ma anche la cittadina di Moonlight.
Non voglio soffermarmi troppo sulla trama poiché mi troverei a fare inutili spoiler che non sono per niente funzionali a questa recensione, bensì vorrei analizzare brevemente uno dei punti forti di questa storia, i personaggi. Nell’albo abbiamo un profondo contrasto tra due figure femminili, profondamente differenti tra loro unite da un profondo legame con Dylan, una è ovviamente Mater Morbi, la madre di tutte le malattie, che abbiamo già conosciuto nel volume #280, personaggio potente, oscuro e fatale; L’altra è Morgana, madre di Dylan e suo più grande amore, personaggio che ho davvero adorato in questo numero, così dolce, solare e materna. Un dualismo perfetto tra queste due donne che rappresentano perfettamente le facce della vita passata di Dylan. Un altro personaggio che torna alla ribalta in questo numero è John Ghost, il nemico principale di Dylan della seconda fase a cura di Recchioni, un personaggio che rievocherà eventi passati nella mente del personaggio e instaurerà in lui un grande dubbio riguardante la fedeltà delle persone a lui più vicine.

cqz97gbw8aald0fIl compito dato a Roberto Recchioni è tutt’altro che facile, celebrare nel migliore dei modi possibile il trentennale dell’indagatore dell’incubo, ma per lui questo non era abbastanza. Infatti qui Roberto si prende un grosso rischio, ovvero con questa storia si va ad inserire nettamente nella mitologia del personaggio. Ciò che ne esce è un ottimo lavoro, non ci sono sbavature e non viene per niente intaccata la continuity del personaggio seppur questo numero si può collocare direttamente prima del numero #100.
Per il resto la trama dell’albo è abbastanza lineare, con un ritmo incalzante che mantiene il lettore attaccato al volume fino all’ultima pagina. Se proprio bisogna trovare il pelo nell’uovo in questo numero vengono riutilizzati temi molto cari e utilizzati dallo scrittore, che potrebbero sembrare ridondanti a molti, anche se a me personalmente non hanno poi dato così fastidio.

c_2_fotogallery_3005296_2_imageIl comparto artistico, affidato al grande Gigi Cavenago, è qualcosa di eccelso. Il disegnatore Senaghese non è nuovo a lavori del genere, ma qui si impone con una potenza incredibile. Un disegno finemente dettagliato, molto espressivo, ogni personaggio è ben delineato e amalgamato con lo sfondo, anch’esso ben dettagliato, che abbraccia la vicenda come una mamma farebbe con il proprio bambino. La colorazione, interamente realizzati in digitale, risultano tutt’altro che freddi e impersonali come molto pensano, ma riempiono le scene andando a delineare le varie vicende e fasi della storia, sostituendo sapientemente il forte chiaro-scuro tipico della serie. Lo storytelling dell’albo è sicuramente uno dei punti forti, una rivoluzione grafica del fumetto Bonelliano che Recchioni sta portando avanti da diverso tempo e che qui, grazie all’aiuto di Cavenago, raggiunge nuovi livelli.

Come si può evincere dalla recensione, consiglio questo volume a tutti gli amanti del buon fumetto, che siate amanti del personaggio o che sia il vostro primo approccio con esso, poiché è un albo che si adatta sapientemente a tutti i palati.

Nel prossimo numero, il #362 dal titolo “Dopo un lungo silenzio”, troviamo il ritorno di Tiziano Sclavi sulla serie regolare dedicata al personaggio che ha creato e plasmato con tanto amore, sono sicuro che ne vedremo delle belle!