[Recensione] Archie Volume 1 – Più Americano (del reboot) di una torta di mele

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Archie

Il botteghino dell’industria cinematografica Americana, si sa, ricicla meglio di una fabbrica di sacchetti biodegradabili. I dinosauri dominano ancora la terra, Sylvester Stallone tira ancora pugni al sacco,… e tutto ciò che è vecchio è di nuovo nuovo. E’ tutto oro quel che luccica? Purtroppo no, ma di certo il reboot di una saga storica, nel bene o nel male, accende sempre l’interesse dei fan, spingendoli (a volte) a spendere i soldi del biglietto. Lo stesso vale per il mondo dei fumetti. Negli ultimi anni tutte le maggiori case editrici hanno svecchiato e/o riscritto radicalmente le basi di alcune delle testate più famose della storia, con lo scopo di attirare l’attenzione di nuova generazione di lettori.
È davvero interessante quindi che “Archie” abbia fatto il suo ingresso trionfale nell’odierna età dei fumetti, senza un reboot o una retcon. Archie è stato semplicemente “aggiornato.” Il suo stile moderno, più vicino agli odierni teen drama, non è altro che un packaging accattivante per la cara vecchia storia senza tempo, farcita d’amore, amicizia e hamburger.
Il marchio Archie ha visto parecchi eventi interessanti negli ultimi anni: personaggi nuovi e socialmente rilevanti, streghe adolescenti, zombie e cacciatori di taglie alieni (sicuri che in Riverdale non ci sia lo zampino di Joss Whedon e Steven Moffat?). Mentre folli crossover e accorgimenti politically correct funzionano bene per attirare una nuova e diversificata schiera di lettori, il primo volume di Archie è il primo a sobbarcarsi l’onere di  presentare la nuova veste del personaggio di punta della casa editrice.
Con talenti del calibro di Mark Waid e Fiona Staples alle redini del progetto, non è difficile immaginare il risultato del restyle di Archie. Waid ha immediatamente messo all’opera la sua rodata abilità nel creare gruppi affiatati di personaggi accattivanti, dando una sua personale interpretazione sia del protagonista che del gruppo di amici che lo circonda. Impostando le scene come se fossero riprese frontalmente da una telecamera, in stile “video-blog,” lo stile di Waid risulta moderno fin dalla prima pagina. Questo è sicuramente un Archie rivolto alle nuove generazioni, completo di hashtag, plug-in di Twitter e recensioni con voti a stellette. Nonostante gli appena citati richiami digitali, la serie non è per nulla ammorbata dal “comparto social” di cui sono corredati i rapporti d’amicizia odierni, che risulta ben inerito all’interno della narrazione.
Tolti i vari “fronzoli” propri del restyle in chiave moderna, Waid ci dà “solo” una storia di Archie: pura narrazione spogliata di esibizioni inutili ed impostate o di “momenti comici” forzati, riempiendo la narrazione con autentici momenti di vita. Le storie di Archie si sono a lungo basate su una serie di personaggi fortemente macchiettistici; qui invece Waid ci dà persone vere. La maggior parte della narrazione ruota attorno alla recente rottura tra Archie e Betty. A questo cambiamento nella vita del protagonista viene dato un taglio molto reale e affettuoso, Waid consente ai suoi protagonisti di meditare e riflettere in modo da far risultare il tutto non tragico, ma naturale e umano: le conclusioni a cui la ex coppia giunge, è figlia di un percorso di metabolizzazione emotiva così ben descritto da sembrare biografico. La peculiarità del poter intraprendere “percorsi emotivi” è ovviamente estesa al resto del cast, che deve confrontarsi col fatto che anche la coppia più famosa di Riverdale non ha saputo durare in eterno. Gran parte del comparto sentimentale acquisisce quel taglio “vero” grazie ai magnifici dialoghi di Waid: il modo in cui riesce a scrivere in modo così disinvolto va al di là dell’abilità, l’autore “semplicemente” riesce a dar vita ai suoi personaggi. I protagonisti di Waid creano un ponte emotivo con il lettore, riuscendo ad essere al tempo stesso familiari e reali, come se fossero dei vecchi amici.
Questa estensione emotiva del fascino di ogni personaggio si ripercuote anche nel comparto artistico. Fiona Staples porta il suo personale tocco espressivo ad Archie, portando l’opera ad un altro livello. Gli sguardi tra i personaggi, le occhiate che rompono la quarta parete, la fisicità, la gestualità,… la Staples “scrive” una seconda linea di dialogo muta, fatta solo di espedienti visivi, che corre parallela a quella di Waid. Dalla muta indecisione di Betty all’epopea lavorativa di Archie, ogni tavola è viva e corredata di una notevole attenzione ai dettagli. Ogni personaggio non si limita ad emulare una reazione umana, ma la vive, reagendo di conseguenza. L’artista usa il linguaggio del corpo come metodo modo per rendere l’ascesa e la caduta emotiva della scena alla portata di qualunque lettore. L’uso dei colori della Staples è di prim’ordine. Mescolando tonalità tenui con tocchi di neon elettrici, l’artista evidenzia quanto possa essere mutevole l’umore giovanile. È un Archie come non l’abbiamo mai visto prima, e la sua energia visiva funziona in perfetta sincronia con la sceneggiatura di Waid.

Questo nuovo esordio di Archie firmato da Mark WaidFiona Staples è una vera gioia per gli occhi. Ogni pagina offre al lettore un benvenuto ricco di carattere e cuore. I nuovi lettori senza dubbio si innamoreranno di questo protagonista infinitamente simpatico e dei suoi fedeli amici, mentre i fan familiari apprezzeranno l’ossequioso tributo che gli autori, chiaramente fan della storica saga, hanno così amorevolmente imbastito. “Edizioni BD” porta in Italia un pezzo di storia Americana, in un formato al pari di quello originale. Questo è un Archie destinato a tutti, ed è una delle migliori reboot (sempre se di reboot si può parlare) mai visto nella storia del fumetto.


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