Skybourne di Frank Cho | Recensione

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Skybourne

Oltraggioso. Con questo aggettivo sono stati definiti gli ultimi lavori di Frank Cho, autore di Liberty Medows, Savage Wolverine e famoso per le sue formose e provocanti figure femminili. Nel dettaglio, la “nascita” dell’aggettivo outrageous risale al 2015, quando Cho illustrò una white cover con Spider-Gwen, ritraendo la giovane eroina nell’iconica posa resa celebre da Milo Manara per la variant di Spider-Woman. Da una semplice commissin si scatenò il putiferio! Il co-creatore di Spider-Gwen, Robbie Rodriguez criticò aspramente Cho per il modo esplicito di ritrarre la sua eroina, definendolo appunto oltraggioso.

In mezzo a tutto questo caos, Frank Cho rimase impassibile e soprattutto coerente con se stesso e con il suo modo di disegnare, affermando che, oltre ad essere una sua libera interpretazione, in fin dei conti era un semplice disegno con fine puramente irriverente e ironico. Tutto questo clamore mediatico venne sapientemente sfruttato dall’autore di origine coreana, il quale iniziò ad inserire nelle sue commission e sketch di eroine formose e ammiccanti dei personaggi a lato urlanti “Outrage!”, molte volte la stessa Spider-Gwen, facendolo diventare un suo marchio di fabbrica.

Dopo Savage Wolverine, ultima fatica Marveliana durante l’inizio del Marvel Now!, per diverso tempo l’autore coreano si dedica solo ed esclusivamente alla realizzazione di commission, finché nel 2016, grazie a Boom! Studios, torna a lavorare ad una serie a fumetti creator owned, occupandosi sia dei testi che dei disegni. Nasce così Skybourne, miniserie fantasy dai toni sfacciati di cinque albi, che saldapress presenta al pubblico italiano in un unico volume cartonato della linea Maèstro contenente l’intera avventura dei membri della famiglia Skybourne. 

Skybourne è un fantasy moderno, dove gli elementi classici di miti e leggende si fondono con quelli di spionaggio di stampo Bondiano e del più recente Kingsman: The Secret Service. Thomas e Grace Skybourne sono due dei figli di Lazzaro, famoso ai più per essere stato resuscitato da Gesù, entrambi immortali e dotati di forza sovraumana. Da anni i due lavorano per un’organizzazione segreta del Vaticano con l’obbiettivo di combattere le minacce soprannaturali che albergano nel nostro mondo. Dopo anni passati a affrontare draghi, minotauri e a recuperare oggetti  leggendari, Thomas decide di abbandonare questa vita, sconvolto anche dalla perdita della moglie, che lo porterà più volte al suicidio, con risultati fallimentari inquanto immortale. Ritiratosi in un monastero sperduto della Cina per trovare un briciolo di pace e utilizzando le sue abilità per aiutare il prossimo, Thomas sarà costretto a ritornare alla sua vecchia vita per impedire a Merlino, divenuto malvagio negli anni, di  aprire la Porta di Pandora e scatenare l’inferno sulla Terra, vendicando la morte della sorella Grace, caduta nel tentativo di fermare il piano del malefico mago.

L’idea alla base di Skybourne, pur essendo ingegnosa ed accattivante, perde il suo smalto subito dopo l’incipit, virando bruscamente verso l’azione più spettacolare mischiata a quell’ironia irriverente con una punta di toni piccanti tipici dell’artista coreano. I protagonisti, come del resto il villain della serie, sono appena abbozzati, creando poca empatia con il lettore, più concentrato sulle splendide tavole di Cho e sulle forme morbide e prosperose di Grace. In particolare Thomas è la vera occasione sprecata. La continua ricerca della morte, per ricongiungersi alla sua amata, si scontra con la sua natura immortale: quest’antitesi, se sviluppata con criterio, come pareva all’inizio, avrebbe potuto regalare delle dinamiche davvero interessanti e riflessive capaci di donare più profondità alla serie. Discorso analogo anche per il mondo che fa da cornice a Skybourne: idealmente stratificato, ricco di storia e potenziale, Cho si limita a grattarne la superficie, ponendo al lettore più domande che fornire risposte.

Le tavole di Frank Cho sono le colonne portanti su cui si erge Skybourne. Il colpo d’occhio lascia estasiati. La cura per i dettagli, soprattutto per i volti, e la dovizia nella realizzazione delle figure umane è da sempre uno dei tratti distintivi dell’autore: con Skybourne, Cho lascia galoppare la sua fantasia e, non avendo limitazioni di alcun tipo, le sue tavole riescono a catturare la magia di questo mondo e a trasportarci in esso. Nel narrare l’avventura dei figli di Lazzaro, Frank Cho si prende i suoi tempi, impostando il racconto con un taglio molto hollywoodiano, esaltandosi nelle ampie e dinamiche sequenze d’azione sopra le righe  e nel realizzare alcuni dei mostri più famosi delle leggende cavalleresche. Inoltre la colorazione calda e morbida di Marcio Menyz impreziosisce la serie, riuscendo con  le sue tonalità ad animare e dare spessore al mondo di Skybourne, dai suoi possenti e realistici eroi alle sue mostruose creature.

Intrattenendo e divertendo, Skybourne si rivela una lettura piacevole e poco impegnata, capace di rapire l’immaginario del lettore, trasportandolo nel suo mondo magico fatto di creature leggendarie e spade magiche. Grazie a disegni superlativi e un ritmo di narrazione ben strutturato, con Skybourne Frank Cho confeziona un piccolo blockbuster a fumetti ideale per gli amanti del fantasy.

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