Splinter Fisher, la Ubisoft dei capolavori – Dr. Coo

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“Era il 2003, non conoscevo ancora Thief, ma conoscevo MGS e sapevo che era un ripieno di imbecillità e gameplay poco impegnativo. La sua storia non era servita da un gameplay che in qualche modo fosse complementare: c’era lo spionaggio, ma non la possibilità di spiare veramente. Poi arrivò Splinter Cell e mi diede tutto ciò che MGS non mi aveva dato. Era più complesso nel gameplay, più sobriamente scritto. E divenne il mio grimaldello per aprire la porta del genere stealth, che prima non conoscevo così bene. Da allora ho provato altri giochi dello stesso tipo. Ma Splinter Cell è ciò che mi ha spinto a conoscerlo meglio.”

The Professor in Diamo la caccia ad Hideo Kojima e uccidiamolo.

Quello che avete appena letto è un breve parere sul gioco di oggi che mi è stato mandato da parte del “Professore”, un luminare della chirurgia a cuore aperto che si diletta nell’offrire ottime analisi artistiche sul medium videoludico e ad esplorare le profonde altezze dell’essere umano (fisicamente e psicologicamente). In futuro avrò senz’altro la possibilità di farvi leggere altri suoi interessanti pareri, non vedo l’ora.

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Mortal stealth staring contest!

Ad ogni modo, dopo l’episodio della settimana scorsa, quello su Zak McKracken, mi sono accorto di come ben metà dei titoli trattati in questa rubrica fossero avventure grafiche punta e clicca (se poi consideriamo anche il DuSordi di questa settimana, finiamo in overdose). Per questo motivo ho deciso di cercare qualcosa di diverso, un genere che pochi amano e che, a sentire la gente, pare essere molto popolare: lo stealth.
Generalmente quando si parla di videogiochi stealth (ergo, quelli in cui bisogna far di tutto per passare inosservati o stendere i nemici senza far scattare allarmi), la prima saga che viene in mente è quella di Metal Gear (non solid). Il primissimo titolo di quella saga risale al 1987 (un solo anno prima era uscito Infiltrator), per certi versi rappresenta una pietra miliare, in qualità di progenitore degli stealth a venire. Andando avanti nella linea temporale, sino agli anni ’90, possiamo trovare altri titoli ben più evoluti come Tenchu: Silent Assassins e il meraviglioso Thief: The Dark Project. Molti fanatici voterebbero Metal Gear Solid come vero capolavoro del genere stealth. Diciamo che preferisco tenere le mie opinioni a riguardo per un’altra volta…ci sarà da divertirsi!

Oggi parliamo infatti di un altro gioco stealth, il primo di una saga che conta ad oggi sei titoli, qualche spin-off oltre che diversi romanzi. Ditemi, siete pronti a tuffarvi nel buio?
Oh, non abbiate paura…il buio sarà il vostro unico alleato.

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Tom Clancy’s Splinter Cell…quanti anni sono passati dalla sua uscita? Il primo capitolo della saga con protagonista Sam Fisher, eroe americano, ninja dell’ombra e agente segreto a tempo perso, arrivò come una cometa nelle case di migliaia di gamer di tutto il mondo nel lontano 2002, in piena sesta generazione videoludica. Soprattutto per Ubisoft si trattava di un periodo d’oro in cui, in mezzo ai soliti giochini pessimi (come Petz o Charlie’s Angels) era capace di tirarti fuori dal cilindro incredibili capolavori. Chi si è dimenticato le grandi uscite di quegli anni, quelle dell’era playstation 2? Beyond Good & Evil, Rayman 2 e Rayman 3, XIII, Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo, Far Cry…e la lista continua!

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“Still scarier than Resident Evil 5”

Quella era una Ubisoft che non mandava in stampa videogiochi pieni di glitch e bug per ottenere denaro facile! La qualità aveva ancora un significato. Ma oramai è passato così tanto tempo…Assassin’s Creed ha sostituito Prince of Persia…Blacklist ha sostituito il primo Splinter Cell…che tristezza.
Ma basta con la nostalgia, passiamo alla trama del titolo di oggi.

Nell’aprile del 2004 il presidente della Georgia rimane coinvolto in un attentato suicida. Subito dopo il milionario georgiano Kombayn Nikoladze riesce a ottenere il potere con un colpo di stato pacifico. Tuttavia qualcosa non quadra. Ben due agenti della CIA vengono mandati a indagare su possibile attività sospette ai danni degli Stati Uniti. Spariscono entrambi senza lasciare traccia.

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Oh ciao Tom!

La cia chiede allora aiuto all’NSA e alla neonata Third Echelon per chiarire la faccenda. Per questo compito viene reclutato Sam Fisher, un veterano della guerra del golfo ed ex-marine. Egli dovrà lavorare con il suo vecchio amico Irving Lambert, il tecnico informatico Anna Grímsdóttir (Grim per gli amici) e l’agente sul campo Vernon Wilkes Junior. Dopo una breve missione d’addestramento, Sam viene mandato sul capo a Tbilisi, in Georgia. Ben presto la situazione si rivelerà più ostica del previsto. Nikoladze nasconde un terribile segreto…i due agenti della CIA lo avevo scoperto e sono stati messi a tacere…

STOP! SPOILER! Sul serio, non posso dirvi altro! Chiunque non sia cieco si sarà accorto della dicitura Tom Clancy’s” presente prima del titolo. Questo indica che Tom Clancy, famoso scrittore di fantapolitica, spionaggio e technothriller, è rimasto coinvolto in qualche modo nel progetto. Ora, che fosse lo sceneggiatore principale o il tizio che portava i caffè, è a lui che dobbiamo la qualità della storia che vivremo. Infatti proprio a livello di sceneggiatura, lo posso proprio dire, questo primo Splinter Cell è davvero ineccepibile. Tecnologia credibile, personaggi ben caratterizzati, una minaccia che incombe, villain carismatici e tanto mistero fantapolitico. Il titolo meriterebbe una run anche solo per apprezzare l’ottimo livello di scrittura.

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Buonasera Colonnello!

Passando invece a qualcosa di più concreto, cosa posso dire riguardo il gameplay?
In vita mia ho giocato a molti stealth e ho notato vari livelli di competenza nel loro sviluppo. La saga dedicata a Sam Fisher, tuttavia, è ancora oggi considerabile come una lezione su come fare uno stealth per bene. Gli elementi ci sono tutti. In pratica quando tu giochi uno Splinter Cell…non stai solo giocando uno stealth, lo stai anche vivendo.

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“Piantala di fare rumore!”

Partendo dalle azioni più semplici, Sam potrà correre o camminare in base all’inclinazione dell’analogico e secondo un ampio spettro di velocità, potrà accucciarsi per fare meno rumore possibile e sgusciare alle spalle di un nemico armato (nemmeno Snake riuscirebbe a farlo). Potrete inoltre arrampicarvi su tubi ed appiattirvi per ridurre le possibilità di essere visti. Già…essere visti. Splinter Cell ci da la possibilità di passare inosservati ai nostri nemici grazie ad una feature molto interessante: una barra di visibilità. Questa barra ci segnalerà quanto siamo individuabili dai nemici. Onde per cui sarà importante camminare sempre in zone d’ombra ed evitare o eliminare le fonti di luce sul vostro cammino. Oltre a ciò, dovremo prestare costante attenzione anche al rumore dei nostri passi. Camminare più lentamente e accucciati, ridurrà di molto le possibilità di essere visti e scoperti (tuttavia nessuna barra per il rumore dei passi…quella ci sarà solo in Chaos Theory. Non mancano nemmeno superfici che produrranno più rumore rispetto ad altre (proprio come il caro vecchio Thief).

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Grande enfasi sulle ombre e le luci.

Dalla vostra avrete anche un ampio armamentario di oggetti utili. Anzitutto la vostra fedelissima pistola, ultima risorsa per le situazioni disperate, l’SC-20K, un grosso fucile con proiettili speciali (elettrici, di gomma, telecamere etc). Non mancheranno nemmeno il vostro fedele grimaldello (che vi permetterà di aprire una serie di porte chiuse attraverso un piccolo minigioco), il cavo ottivo per vedere oltre le porte senza aprirle, microfoni direzionali per spiare certe conversazioni e tanto altro…per spiarvi meglio. Evito di citare anche il visore notturno (utilissimo) e quello termico, ormai diventati marchi di fabbrica della serie. Ah, potrete anche trovare dei medikit per curarvi ferite lungo la vostra strada.

Parlando invece degli ostacoli che troverete sulla vostra strada, vorrei anzitutto segnalare qualche differenza tra le varie versioni del gioco. Il gioco “liscio” conta solo 10 missioni (compreso l’addestramento). Esistono tuttavia dei livelli aggiuntivi. Nella versione Xbox e Pc (tramite un update) ve ne sono 3 aggiuntive, la versione ps2 ne ha una esclusiva. Nelle dieci missioni del pacchetto base, troverete vari ostacoli sulla vostra strada. Anzitutto molti soldati armati, pronti a farvi la pelle non appena vi avvisteranno. Troverete anche telecamere da schivare o distruggere (in base al tipo di dispositivo), mine a muro da disinnescare al momento giusto, tastierini numerici per cui trovare un codice, torrette da aggirare e disattivare, porte da aprire col grimaldello, scanner retinici da aggirare usando “gli occhi giusti”. Insomma, non vi annoierete mai con la varietà di azioni da fare! Se poi avete un particolare prurito, quello che vi intima di uccidere o tramortire ogni nemico davanti a voi, state bene attenti a nascondere i corpi nella più grande oscurità possibile. Pena un bell’allarme!

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Appiattirsi alle pareti vi sarà utilissimo.

Voglio inoltre fare un grosso plauso anche all’IA dei nemici. Diversamente da altri giochi dello stesso genere, spesso molto blasonati, le guardie di Splinter Cell avranno occhi e orecchie sempre all’erta e sarà difficili ingannarle. Ad esempio sulla vostra strada troverete degli oggetti con cui interagire (lattine o bottiglie di vetro). Queste potranno essere usate per distrarre i nemici, tuttavia, diversamente da altri titoli, l’IA dei nemici viene mostrata proprio nel momento del bisogno. Quando voi tirerete uno di questi oggetti, spesso e volentieri, le guardie indagheranno la traiettoria del lancio e il punto di partenza, non il punto d’arrivo. Queste guardie sono professioniste e non appena vi vedranno cercheranno di comunicare con i colleghi per far scattare l’allarme (in genere 4 allarmi e la missione fallisce).

Tuttavia, non mancano le critiche che devo, per forza di cose, muovere. Se c’è una cosa che non apprezzo assolutamente del primo Splinter Cell sono anzitutto le sezioni forzatamente action. In un titolo in cui mi posso divertire a passare inosservato, non far scattare allarmi e tramortire i nemici nell’ombra, trovo assurdo che di punto in bianco mi ritrovi in una sparatoria con gente che fino a 5 minuti fa manco sapeva dove mi trovassi! Ancora più assurdo che sia costretto a cecchinare un tot di nemici se fin dall’inizio del titolo le armi mi erano state presentate come ultimissima risorsa da usare. Per fortuna queste situazioni sono poche e quasi tutte verso la fine del gioco. Un’altra lamentela che ho riguarda le sezioni “platform”. Per qualche strano motivo, Sam potrà attuare una sorta di “doppio salto”, saltando verso un muro per poi rimbalzare e afferrare sporgenze altrimenti irraggiungibili. Anche in questo caso, si tratta di una feature utile in 3-4 occasioni al massimo. Se contiamo tutte le morti all’inizio del livello del palazzo presidenziale…madonna le bestemmie.

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Un bel tastierino numerico!

Dal punto di vista grafico, il titolo si difende bene. Sebbene sia stato studiato per essere giocato sulla PS2, le sue concorrenti e i computer della sua epoca, rimane piacevole alla vista. Almeno in questo non noto particolari difetti o glitch tipicamente Ubisoftiani (anche se lo skybox oggi è palesissimo).

Riguardo l’audio invece sono combattuto. Da un lato la colonna sonora è buona ma non eccezionale (al contrario di Chaos Theory), spesso e volentieri sentiremo solo i suoni dell’ambiente (e questo è un bene per l’atmosfera) e solo in situazioni di tensione, quando saremo braccati o inseguiti dai nemici, le tracce proromperanno per alzare la nostra ansia.
D’altro canto il doppiaggio, sia inglese che italiano, è ottimo. In quello inglese abbiamo la calda voce di Michael Ironside nei panni di Sam Fisher (qui la lista completa dei doppiatori). La controparte italiana è comunque doppiata ottimamente. A dare la voce a Sam abbiamo il mitico Luca “Sexy Voice” Ward (Pierce Brosnan, Samuel L. Jackson, Russell Crowe e Keanu Reeves per citarne qualcuno!). A doppiare i vari comprimari abbiamo Gerolamo Alchieri (Lambert), Alessandra Cassioli(Grimsdottir), Fabio Boccanera (Philippe Masse e vari comprimari), Christian Iansante (David Tennant), Renato Cecchetto (Shrek) e Francesco Prando tra gli altri. Davvero un bel gruppo di voci!

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Tenete a bada le signore! Arriva Luca!

Una piccola menzione, tuttavia, meritano anche tutti quei piccoli tocchi che magari passeranno inosservati ai videogiocatori occasionali. Uno dei motivi per cui la saga di Splinter Cell (soprattutto i primi 4 capitoli) è così amata dai fan e di così buona fattura sono i “dettagli”.
Con questa dicitura intendo tutti quei piccoli tocchi che rendono il gioco ancora più interessante, ancora più unico. Ad esempio la presenza di scene d’intermezzo che mostrano stralci di telegiornali americani. Questi ci daranno una costante sensazione di avanzamento e di orgoglio (come sentire le nostre gesta cantate da Tre Cani in Fallout 3.

Altro dettaglio molto interessante sono i dialoghi tra i nemici. Essendo Fisher una spia sempre nascosta nell’ombra, pare anche giusto che prima o poi gli capiti di origliare delle conversazioni segrete. Queste possono andare dall’informativo (magari un codice segreto che viene urlato da qualcuno) al tragi-comico. Proprio quel genere di tocco che rende più vivo un mondo “virtuale”.

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Quando proprio non riesci a fare a meno.

Ultimo dettaglio è l’OPSAT. Magari non ci avrete fatto caso, ma all’inizio di ogni missione troverete nel vostro opsat (premendo select) una serie di informazioni interessanti. Ad esempio i dossier su personaggi chiave (tipo gli agenti Madison e Blaustein, scomparsi in Georgia) o mappe che mostrano il percorso generale da seguire nel livello. Tramite questi documenti potremo, indirettamente, scoprire di più su certi individui. Per esempio di Philippe Masse, personaggio che apparirà pochissimo e soprattutto nelle missioni bonus per Xbox, sapremo essere una persona con vari complessi, alta intelligenza, disturbi compulsivi e una stronzaggine rara. Durante l’avventura potremo inoltre raccogliere ulteriori informazioni con due metodi: tramortire nemici e rubare loro “memory stick” o accedere a computer accesi. In questo modo potrete recuperare email molto interessanti e che non faranno che arricchire il lore del gioco. Magari potrete trovare anche email collegate tra loro e che vi riveleranno storie ancora più crude del previsto. Eccovi un piccolo esempio:
Durante la seconda missione, vi potrà capitare di trovare varie mail riguardo un botta e risposta tra Philippe Masse, il tecnico informatico asociale e stronzo che lavora per Nikoladze, e una seconda persona. Masse ammette che il portinaio del palazzo in cui risiede sta facendo troppe domande ed è un ficcanaso. Per tutta risposta la seconda persona dice che lo avrebbe portato alla stazione di polizia per “interrogarlo”. Risultato? Una volta arrivati alla stazione di polizia, se andrete nella stanza degli interrogatori (dopo averla aperta con il grimaldello), troverete un cadavere. Chi sarà mai?

Questo è il genere di dettagli che non posso fare a meno di apprezzare e Splinter Cell ne è zeppo.

Per il resto, cosa dovrò mai aggiungere? La saga di Splinter Cell è da sempre piuttosto altalenante. Questo primo capitolo, pur non essendo perfetto e nemmeno lontanamente comparabile al suo assai superiore sequel (Chaos Theory), rimane una di quelle esperienze che tutti dovrebbero provare. Anche solo per avere la pelle d’oca davanti alla pressione di una spia sul campo, l’esaltazione di poter essere l’unico a impedire conflitti mondiali e trovare le informazioni per prevenire squilibri nella forza.
Lo consiglio? Direi di si. Se poi foste pigri, vi consiglio la trilogy uscita per PS3. Sebbene non completa e mancante dei livelli bonus, vi darà un’ottima impressione generale dei migliori capitoli della saga.
Detto questo, avrei pure finito. Noi ci vediamo settimana prossima (forse), con un nuovo titolo da recuperare.

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