Si conclude con la sesta stagione la corsa su Amazon Prime Video di The Expanse, serie fantascientifica basata sui romanzi omonimi di James S.A. Corey. Eccoci giunti quindi al fatidico momento del giudizio!
Prima di addentrarci nella sesta stagione, facciamo un po’ di chiarezza sulla serie che, per come è stata quasi snobbata in Italia, non è mai stata argomento di grosse discussioni. The Expanse è una serie tv fantascientifica, basata su una saga composta da nove romanzi scritti da James S.A. Corey (pseudonimo di Daniel Abraham e Ty Franck): la serie è stata adattata per il piccolo schermo da due autori molto noti nel mondo dell’intrattenimento, Mark Fergus e Hawk Ostby. L’adattamento dei romanzi in forma televisiva chiaramente ha imposto delle scelte diverse per la struttura delle stagioni, portando gli sceneggiatori a dover incorporare più materiale all’interno della serie, soprattutto nelle stagioni successive alla seconda, che adattavano un solo libro, per non rischiare di dover oltrepassare quella che poteva essere una conclusione per la storia ossia il sesto volume, “Babylon’s Ashes“, che di fatto chiudeva la seconda trilogia della saga e poneva un punto alla storia della crew della Rocinante.
The Expanse è ambientata nel XXIV secolo, momento in cui il sistema solare, dopo l’invenzione del viaggio nello spazio, è stato completamente colonizzato dagli esseri umani e si trova ora in un momento precario a causa di tensioni tra la Terra e le colonie di Marte, ormai indipendenti dal pianeta madre; come se non bastasse, in questa situazione si inserisce anche la fascia, avamposti terrestri che si trovano sulle principali asteroidi del sistema e sui pianeti esterni che servono come basi cargo, grandi città industriali nello spazio e che servono appunto gli interni ossia Terra, Luna e Marte. La storia parte quando al detective di Star Helix, forza di polizia privata, Josephus Miller (Thomas Jane), viene affidata la ricerca di Julie Andromeda Mao (Florence Faivre), ragazza ricca che sembrerà essere entrata in contatto con pericolosi terroristi della fascia; tutto questo mentre il secondo ufficiale della nave Canterbury, James Holden (Steven Strait), viene coinvolto in un incidente insieme alla sua crew di appoggio, formata da Alex Kamal (Cas Anvar), Naomi Nagata (Dominique Tipper) e Amos Burton (Wes Chatman). Da quell’incidente in poi si dipaneranno le numerose avventure di Holden e della Rocinante, che si muovono in un’area grigia per riuscire a fare la cosa giusta mentre, oltre alla minaccia politica di ambiziosi funzionari delle Nazioni Unite e di Marte, e a quella della Fascia che rischia di portare ad una guerra civile intergalattica, una nuova forza si risveglia e rischia di cambiare la situazione in qualsiasi momento.
Passiamo alla sesta stagione. The Expanse riparte in un momento delicato per Terra e Marte: infatti, i cinturiani (ossia gli appartenenti alla fascia esterna dei pianeti) a seguito di numerose promesse non mantenute dai cosiddetti Pianeti Interni, si sono uniti sotto il vessillo del terrorista Marco Inaros (Keon Alexander), che ha lanciato un rovinoso attacco alla Terra rendendola quasi inabitabile e uccidendo milioni di persone. Sarà così il segretario generale delle Nazioni Unite, Chrisjen Avasarala (Shohreh Aghdashloo) a richiedere di nuovo l’aiuto della Rocinante di James Holden, per fermare Inaros e cercare di riconquistare la precaria pace che si era raggiunta dopo l’apertura, avvenuta nelle precedenti stagioni, dei portali che conducono a nuovi mondi.
Se nelle precedenti iterazioni dello show, anche a causa dell’effettivo affidamento su spin off e storie brevi, la serie ha sempre avuto un respiro molto grandioso, con tanti avvenimenti che si dipanavano tutti insieme e poi culminavano sul finale o comunque davano modo di disporre nuovamente le pedine sulla scacchiera, in questa sesta stagione non succede, poiché assistiamo ad una battaglia serrata, sia dal punto di vista degli scontri che della politica, tra i pianeti interni e Marco Inaros e la sua marina libera: questa scelta da anche modo ad ogni personaggio, anche quelli più rimasti in disparte di brillare a modo proprio.
Tra questi personaggi vi sono: Camina Drummer, interpretata da Cara Gee, che ne esce come un personaggio cresciuto e molto più forte di quando lo avevamo incontrato; Clarissa Melpomene Mao, interpretata da Nadine Nicole, personaggio che è cresciuto molto nel cuore degli spettatori grazie all’ottimo lavoro di scrittura che è stato fatto. Ma anche gli stessi protagonisti principali come James Holden, Naomi Nagata e Bobbie Draper non sono per nulla quelli che riconoscevamo: alcuni sono stanchi, feriti e non riescono a vedere una fine a questa situazione, ma questo non impedirà loro di combattere e dare il tutto per tutto come sempre. Dal punto di vista della scrittura, per quanto ci siano molti meno episodi, nessun personaggio risulta sacrificato ed anzi ha il suo momento per splendere.
Il villain principale di questa ultima stagione di The Expanse è Marco Inaros, interpretato in maniera soddisfacente da Keon Alexander, che rappresenta in tutto e per tutto il contraltare di James Holden, ma anche una versione estrema di Anderson Dawes (Jared Harris), pronta a sacrificare tutto in nome del culto della sua persona. Inaros rappresenta un terrorista incredibilmente abile e pronto a tutto, che non si fa scrupoli pur di vincere e reclamare la vittoria ad usare chiunque per i suoi scopi, persino suo figlio Filip e la sua stessa gente.
Il personaggio rappresenta la banalità dell’essere malvagio, non ha una visione, non ha uno spirito, non ha uno scopo più alto se non arrivare lui stesso in cima. Inaros e la sua marina libera sono la rappresentazione di come il culto della personalità rimanga uno dei più distruttivi ed efficaci metodi per creare scompiglio e rendere labile il confine tra giusto ed estremamente sbagliato.
Un altro interessante risvolto in questa stagione e che nelle scorse si era perso è portato da Monica Stuart, interpretata da Anna Hopkins, che qui ritorna in una veste più impegnata nell’azione e nell’intera storia, donando anche un approfondimento a come la propaganda di guerra viene pensata dai leader politici e come viene messa in atto, mostrandone soprattutto il lato umano e vero, quando la propaganda non deve neanche più essere manipolata, perché basta la crudezza delle scene da entrambi i lati a descrivere meglio di qualsiasi discorso facile o musichetta deprimente. Un cambio di passo non da poco per il personaggio ed un altro interessante commento socio-politico che viene inserito abilmente in una serie che ne è piena.
Purtroppo la sesta stagione di The Expanse, per quanto abbia tantissimi lati positivi, tra cui un continuo ancoraggio alla realtà scientifica di come funzionano i viaggi spaziali e in generale la vita nello spazio, ha anche un grande difetto, quello di non avere un vero e proprio finale. Infatti, alcuni misteri e alcune eminenze grigie rimangono tali: non scopriamo mai, ad esempio, il mistero dietro alle entità che hanno ucciso i costruttori della protomolecola e le tecnologie che vengono rinvenute dai dissidenti Marziani sui pianeti all’interno dell’anello, come anche il progetto portato avanti dal misterioso Duarte.
Quest’ultimo è un personaggio introdotto negli ultimi episodi della stagione insieme ad altri misteri, che risultano solo spunti presi e buttati lì, senza un’effettiva voglia di approfondirli, se non una vaga speranza. Tutto ciò è un peccato perché dimostra ancora come una serie come questa sia pensata in ogni singolo particolare con un così largo anticipo da rendere inscindibili tutte le parti che la compongono e generando un interesse per lo spettatore in un insignificante personaggio che però ha il potere di destabilizzare nuovamente l’equilibrio appena conquistato dall’umanità.
La sesta stagione di The Expanse non si pone tanto quanto una conclusione della serie, quanto più un punto e virgola alla storia della Rocinante. Così come fu la conclusione della terza stagione, che aveva visto aprirsi un nuovo scenario da esplorare e scoprire, similarmente questa sesta stagione fa la stessa cosa. Durante tutti i sei episodi che compongono la stagione seguiamo la battaglia tra James Holden e Marco Inaros, con dall’altra parte l’alleanza dei Pianeti interni e la nave di Camina Drummer, che ha giurato vendetta contro Inaros. Nel dietro le quinte però si muovono forze ancora sconosciute, ossia quelle della protomolecola, ancora ben presente nei pianeti oltre l’anello, e quelli della colonia indipendente fondata dai marziani su un pianeta, che sembrano essere pronti a sviluppare nuove armi e tecnologie, oltre che scoperchiare il cosiddetto vaso di Pandora. Proprio questo ennesimo punto diventa per la sesta stagione il più grande difetto, ossia, essendo molto fedele ai libri, la scelta di introdurre situazioni e misteri che, di fatto, avrebbero dovuto essere la base dell’effettiva conclusione della serie, ma che non solo non trovano risposta, ma rimangono aperte a causa della conclusione della corsa della serie su Amazon.
Ciò non toglie che comunque, in generale, il viaggio di The Expanse si riesce a chiudere in maniera più che soddisfacente, mettendo un interesse allo spettatore su come potrebbe continuare la storia e tastando così il possibile terreno per un ritorno in futuro. Ritorno che, chissà, potrebbe avvenire non tra moltissimo tempo, con l’ultimo romanzo della saga pubblicato a fine 2021 e l’arrivo di un videogioco spin off/prequel incentrato su Camina Drummer per Telltale Games. Sicuramente, se siete fan della fantascienza, non potete non dare una possibilità a questa fantastica serie, pur con i suoi difetti.