Dopo Crimes of the Future, il maestro del body horror David Cronenberg torna al cinema con The Shrouds. La pellicola è uscita nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 3 Aprile, distribuito da Europictures. La regia e lo stile di Cronenberg sono evidenti e ben saldi al passato, tuttavia questo nuovo film non convince pienamente, nonostante un cast potente tra cui troviamo Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce.

Rimasto vedovo di Becca da quattro anni, Karsh ha faticosamente trovato il modo di elaborare il lutto, benché in maniera peculiare. Grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari ha fondato una società, GraveTech, che fabbrica sudari speciali, che permettono di riprendere con videocamere i defunti e di farli osservare post mortem ai congiunti attraverso un dispositivo elettronico. Soprattutto Karsh può così osservare Becca in ogni momento, anche da morta. Così facendo, scopre un’anomalia nelle ossa di Becca, come se queste stessero mutando sottoterra. Nel frattempo il cimitero GraveTech dove è sepolta Becca subisce un atto di vandalismo e di hacking informatico, apparentemente riconducibile a un gruppo di ecoterroristi islandesi. Maury, cognato di Karsh, e Terry, sua ex moglie e sorella di Becca, identica a lei tranne per carattere e acconciatura, pensano che siano coinvolti servizi segreti russi e cinesi, interessati alle potenzialità strategiche offerte dai sistemi GraveTech.

Come già accennato, per The Shrouds David Cronenberg sembra abbandonare gli stilemi del body horror per abbracciare in toto una storia che si componga di dialoghi asfissianti e ritmati. L’azione è ridotta all’osso, così come anche il cast principale che si compone di pochi elementi ben strutturati le cui vite si intrecciano in un turbinio di lutto e passione. L’incipit del film affronta la spinosa questione di affrontare il lutto in maniera macabra e tormentata, come è classico del maestro d’altronde. Karsh non riesce a distaccarsi dalla moglie defunta e, pur di mantenere quel filo rosso che li collega, è disposto a osservare il suo decomponimento in maniera dettagliata e morbosa. L’ossessione dell’uomo compromette la sua vita e quella di coloro che gli stanno intorno, creando una situazione per la quale egli si trova perennemente solo e non riesce a rifarsi una vita dopo la tragedia. Nonostante siano passati diversi anni, infatti, Karsh non riesce a voltare pagina e nelle sue parole traspare un senso di malinconia ancora ben radicato. La pellicola si apre con un appuntamento al buio, occasione in cui l’uomo non riesce a tenere a bada la sua lingua e spaventa la donna che si trova a tavola con lui proprio mostrandogli un’immagine in tempo reale della moglie morta.

Fulcro di The Shrouds è indubbiamente la tecnologia, uno strumento che permette a Karsh di vivere il suo rapporto con la moglie Becca nonostante sia sopraggiunto l’abisso della morte a dividerli. Il sudario creato dal magnate tecnologico permette di riportare un’immagine in tempo reale del cadavere dall’interno della tomba, di modo che i loro cari possano costantemente osservare coloro che hanno perso. Un aspetto alquanto macabro, se ci si pensa, ma che potrebbe portare sollievo in caso di lutto. Le ottime premesse di The Shrouds, tuttavia, si vanno a perdere nel corso della visione, momento in cui Cronenberg sviluppa una trama contorta e colma di elementi che crea confusione e non permette allo spettatore di mantenere l’attenzione. Sono diverse le sottotrame che, a mano a mano, affiorano nel corso della visione e che però non portano a nulla di fatto, lasciando il pubblico con l’amaro in bocca. Non è ben chiaro dove inizi il sogno e dove finisca la follia, l’immaginazione, ad un certo punto la quantità di nomi ed eventi prende il sopravvento e ciò che si crea è una profonda sensazione di noia. I lunghi e articolati dialoghi non aiutano la causa.

Dal punto di vista tecnico la regia chirurgica e la fotografia cupa di David Cronenberg ritornano in The Shrouds in maniera precisa, unitamente ad una colonna sonora delicata e profonda. La scenografia risulta scarna, in virtù dell’atmosfera tecnologica e hi-tec che si respira, fredda e per lo più cosparsa di schermi asettici che si mettono tra le persone come a dividerle più che avvicinarle. Anche la recitazione di Vincent Cassel risulta fredda, fin troppo impostata e rigida, tanto da risultare inverosimile, non riuscendo a colpire appieno lo spettatore. L’uomo si tortura immergendosi nei ricordi, ricordando il corpo della moglie in preda alla malattia e ripensando a ciò che più amava. Un buon equilibro tra delicatezza e orrore, esteticamente incantevoli le scene passionali.

The Shrouds è una pellicola che tecnicamente riporta la mente e il cuore al passato del maestro del body horror, ma che manca di coerenza e di una buona scrittura. L’incipit iniziale risulta interessante, per poi perdersi in una miriade di sottotrame caotiche e poco inerenti, che distraggono lo spettatore. Buone la fotografia e la colonna sonora, ma bocciata la recitazione troppo impostata e teatrale di Vincent Cassel.


The Shrouds è al cinema distribuito da Europictures. Ecco il trailer:

Lascia un commento