Dopo aver vinto la prestigiosa Palma d’Oro a Cannes 2021, Titane, nuovo film di Julia Ducournau, già autrice dello splendo Raw, arriva nei cinema italiani a partire dal 30 settembre distribuito da I Wonder Pictures. Presentato in Italia in anteprima a Roma nello storico Cinema Troisi che ha riaperto i battenti, inaugurando proprio la sala con la proiezione della pellicola, Titane è stato accompagnato dalla regista che ha risposto ad alcune curiosità sul film e sul suo personale modo di vedere e percepire il cinema contemporaneo.
In seguito ad un incidente automobilistico, causato dal padre (Bertrand Bonello) alla piccola Alexia (Agathe Rouselle) viene impiantata nel cranio una lastra di titanio che le permette di rimanere in vita. Cresciuta, dopo diversi anni, Alexia è una ballerina, con una passione morbosa per le automobili che la portano ad esibirsi proprio con esse e su di esse. Dopo esser stata quasi violentata, inizia per Alexia un viaggio di vendetta e sangue che si interrompe repentinamente quando, quasi senza senso, si finge Adrian, figlio scomparso da anni di Vincent (Vincent Lindon) un pompiere.
Senza dubbio questa trama potrebbe lasciare perplesso chi legge, o chi non conosce minimamente il film di Ducournau. Altri potrebbero essere rimasti affascianti dalle prime recensioni del film dopo le proiezioni a Cannes che gridavano al: “La protagonista ha un amplesso con un automobile e ne resta incinta”, fatto sta che di Titane, siamo sicuri se ne parlerà e anche molto. Film meteora come questo capitano davvero poche volte negli anni, e che se ne parli bene o male, basta che se ne parli.
Titane è la storia di tre persone, due reali ed una solo accennata. Da un lato c’è Alexia, sensuale e bellissima ballerina di pole dance in un locale abbandonato che incanta con i suoi movimenti donne e uomini. Dall’altra c’è Vincent, un pompiere devastato nell’anima a causa della scomparsa del figlio, uomo lontano dal prototipo di mascolinità tossica che piange e si commuove. Per ultimo c’è Adrian, il figlio scomparso, che verrà casualmente rimpiazzato da Alexia.
Il corpo è al centro della narrazione nell’ultima opera di Ducournau. Il corpo che cambia, che muta che si trasforma, che non appartiene a nessuna logica naturale e terrena. Concepito come un body horror nel senso più cronenberghiano del termine, Titane si rivela in corso d’opera, un racconto emozionante e drammatico, che utilizza l’orrore, la mutazione e la trasformazione per generare e “partorire” un ibrido, un qualcosa che forse fino ad oggi non era ancora mai stato realizzato. Il corpo di Alexia è segnato nell’anima a causa del suo rapporto freddo e schivo con i genitori e soprattutto con la figura del padre biologico, ma anche nel fisico. L’ingombrante placca di titanio impiantata nel suo cranio la rende quell’anello di congiunzione tra uomo e macchina, che in qualche perverso modo riesce a giustificare la sua morbosa attrazione verso tutto ciò che è fatto di metallo, come un piercing o un’auto stessa. Ma non finisce qui, il corpo di Alexia, interpretata da una magistrale e straordinaria Agathe Rouselle, non smette di trasformarsi per tutta la durata del film. Da corpo femminile e sinuoso, diventa il corpo di una madre, poi il corpo di un uomo ed infine quello contorto di un essere mostruoso. Allo stesso tempo, a subire una trasformazione, per certi versi opposta c’è Vincent, uomo maturo dal corpo scultoreo (Vincent Lindon si è sottoposto ad un rigido allenamento per circa tre anni) che rifiuta qualsiasi etichetta di genere, che viene mostrato nei suoi momenti di debolezza, illuminato da luci tenui, femminili, delicate. Un uomo che non ha paura di baciare un altro uomo per affetto, che abbraccia, che piange e danza.
Proprio per la sua vena innovativa, Titane potrebbe infastidire, scioccare, disturbare lo spettatore. L’orrore non risiede solo nelle immagini disturbanti che caratterizzano almeno la prima parte della pellicola, riesce ad insinuarsi anche in quei momenti di lunghi silenzi, di lacrime, di pianto che vanno ad arricchire una seconda parte decisamente più rilassata non meno incisiva. In Titane non esiste una direzione unica e plausibile, normalità e anormalità, maschile e femminile, luce e ombra, tutto viene completamente annullato, dando vita ad un nuovo manifesto ibrido, meccanico, robotico, un cinema pronto a dare spazio a nuove forme di interpretazione e messa in scena.
A creare una così potente e ingombrante pellicola non è tanto la scrittura, quanto una messa in scena sapientemente studiata e ricercata. Ducournau aveva già dimostrato la sua vena artistica in Raw, film capace di scioccare e incantare sia pubblico che critica, ma con Titane si innalza ad un altro livello, dando vita più che a un film a un vero e proprio manifesto cinematografico. E quale genere migliore dell’horror per sperimentare un così potente messaggio?
Titane non è un film per tutti, ma è quello che dovrebbero vedere ed analizzare tutti. Fatto di scene a tratti raccapriccianti, surreali, drammatiche e fuori dal comune, è una pellicola che probabilmente inaugurerà un nuovo metodo di concepire il cinema.
Titane arriva nei cinema italiani a partire dal 30 settembre. Ecco il trailer del film: