A ben 36 anni di distanza dal film originale e a più di due anni dal termine delle riprese, l’atteso Top Gun: Maverick è finalmente arrivato sul grande schermo. Tom Cruise torna nel ruolo che lo ha lanciato nel firmamento delle stelle hollywoodiane con un’opera intelligente che si pone tra i sequel più innovativi e riusciti di sempre. La pellicola diretta da Joseph Kosinski e scritta da Christopher McQuarrie, Ehren Kruger e Eric Warren Singer sarà distribuita nei cinema in anteprima il 21 e 22 maggio, con la release ufficiale fissata per il 25 maggio. Noi l’abbiamo vista in anteprima e questo è il nostro parere.

Dopo più di trent’anni di servizio nella Marina il Tenente Pete ‘Maverick’ Mitchell (Tom Cruise) è proprio dove vorrebbe essere: un pilota coraggioso che può spingersi oltre ogni limite collaudando coraggiosamente nuovi aerei, e cercando di schivare l’avanzamento di carriera che metterebbe un freno alla sua libertà. Quando viene chiamato ad addestrare un distaccamento di allievi dell’accademia Top Gun per una missione specializzata che nessuno al mondo ha mai portato a compimento, Maverick incontrerà il Tenente Bradley Bradshaw (Miles Teller), nome di battaglia ‘Rooster’, il figlio dell’amico di Maverick, il Tenente Nick Bradshaw, detto ‘Goose’. Alle prese con un futuro incerto e con i fantasmi del passato, Maverick dovrà confrontarsi con le sue paure più profonde per portare a termine una missione che richiederà grande sacrificio da parte di tutti coloro che sceglieranno di parteciparvi.

Top Gun è stato probabilmente insieme a Rocky IV il film che più ha definito gli anni 80′ americani, un decennio segnato culturalmente dall’edonismo reaganiano e politicamente dal riacutizzarsi della Guerra Fredda. In questo contesto la pellicola diretta dal compianto Tony Scott ha plasmato un intero immaginario fatto di occhiali Ray-Ban Aviator, bomber di pelle, e romantiche corse in moto verso il tramonto sdoganando così la bellezza del giovane Tom Cruise. Incalzante, viscerale e con un gran cuore, la pellicola del 1986 si pose rapidamente come uno dei metri di paragone con cui i blockbuster a venire avrebbero dovuto confrontarsi in futuro.

Ora, dopo una release prevista inizialmente per il 2020 e slittata al 2022 a causa della pandemia, Tom Cruise torna nei panni di Pete “Maverick” Mitchell a ben 36 anni di distanza in un mondo totalmente diverso, o quasi. La Marina è cambiata, la tecnologia sta gradualmente rinunciando ai piloti a favore dei droni, e il combattimento aereo ravvicinato – il cosiddetto dogfight – è uno scenario sempre più inverosimile.

La fine è inevitabile, Maverick. La tua razza è destinata all’estinzione.

Le parole che il retroammiraglio Chester Cain interpretato da Ed Harris rivolge a Maverick, mettono subito in chiaro come il protagonista – ormai assunto a vera e propria leggenda della US Navy – sia considerato la reliquia di un mondo che non esiste più. Nonostante lo status di servizio eccezionale, Maverick ha sempre fatto di tutto per evitare gli avanzamenti di carriera, cosa che altrimenti lo avrebbe progressivamente allontanato dall’adrenalina del volo, elemento al quale non è ancora pronto a rinunciare e che lo ha portato a diventare pilota collaudatore di aerei sperimentali. Nonostante la sua riluttanza viene richiamato alla scuola Top Gun in qualità di Istruttore dietro alla richiesta decisiva del vecchio amico/rivale Tom “Iceman” Kazansky diventato nel tempo Ammiraglio della Flotta del Pacifico. Nel nuovo (malsopportato) ruolo di insegnante Maverick dovrà addestrare e selezionare in poche settimane sei piloti per una missione ad altissimo rischio sul territorio di un non meglio specificato “stato canaglia”.

Con un’operazione del genere impostata sulla falsariga del legacyquel, il rischio di realizzare una storia che fosse una semplice copia carbone della pellicola originale infarcita di fan service era dietro l’angolo, ma fortunatamente non è questo il caso. La sceneggiatura scritta da Christopher McQuarrie, che ha creato con Tom Cruise un sodalizio artistico tanto efficace quanto affiatato, trasporta l’iconico immaginario del 1986 nei tempi moderni, accompagnandolo e adattandolo senza forzature. Tra i meriti della pellicola vi è anche l’essere permeata da un effetto nostalgia che seppur presente e fondamentale ai fini dell’intera operazione, non risulta mai invasivo o artificioso. Elemento valorizzato da una colonna sonora di grande impatto che ha visto il ritorno del compositore del primo film Harold Faltermayer coadiuvato per l’occasione da Hans Zimmer e Lady Gaga, la quale ha firmato l’emozionante singolo Hold My Hand, composto per l’uscita del film.

Nonostante la narrazione ruoti intorno alla figura del suo crepuscolare protagonista (Significativa è la scelta di usare Maverick come sottotitolo anziché altro o un generico Top Gun 2) lo storytelling si fa sempre più ad ampio respiro integrando in maniera organica e mai forzata i rapporti con gli altri personaggi. La sceneggiatura si prende il tempo necessario per la mostrare le varie psicologie innescando di fatto una storia corale dove ognuno percorre il proprio sentiero narrativo. Forte di una scrittura che parla di militari, ma non di militarismo, questa spazia tra temi universali quali eredità, lutto, rivincita, e riavvicinamento. Tutte tematiche affrontate con equilibrio in un percorso che rappresenterà una sorta di trait d’union tra due generazioni di piloti che devono comprendersi e riavvicinarsi.

Una di queste è composta dai giovani piloti che rappresentano al meglio l’1% dei migliori piloti usciti dal programma Top Gun, ognuno con una personalità marcata che susciterà a sua volta le simpatie o le antipatie del pubblico, dallo sprezzante “Hangman” di Glen Powell alla decisa “Phoenix” di Monica Barbaro. In questo contesto non abbiamo più giovani piloti bellocci in competizione tra loro per affermarsi come il migliore tra i migliori, ma un incontro (e scontro) tra personalità molto differenti che dovranno superare i propri limiti e fare squadra allo scopo di riuscire in una missione che richiederà ben più del loro coraggio. Vi è inoltre Bradley “Rooster” Bradshaw, interpretato dal bravissimo Miles Teller, figlio del compianto Goose la cui scomparsa è ancora una ferita aperta nel cuore del protagonista. Il rapporto conflittuale tra i due sarà uno degli epicentri narrativi ed emotivi del film.

Nello stesso Maverick è difficile inoltre non vedere un’estensione dello stesso Tom Cruise. Due uomini che non si rassegnano al passare del tempo e che guardano con aria sognante verso il loro glorioso passato, rifiutandosi di lasciarlo andare. Cruise tuttavia ha il merito di proporre un’interpretazione ben lontana dall’Ethan Hunt di Mission: Impossibile. Maverick è ancora riluttante agli ordini e difende ancora la propria indipendenza, ma lo fa con una maturità ed una consapevolezza non scontate. È un solitario che nasconde ancora delle fragilità che spariscono solo quando è in aria e può portare un aereo verso i suoi limiti. Il resto del cast è ben assortito e affiatato, a partire da Jon Hamm nel ruolo del Vice Ammiraglio Beau “Cyclone” Simpson, a Charles Parnell nel ruolo del Contrammiraglio Solomon “Warlock” Bates, fino a Jennifer Connelly nei panni di Penny Benjamin, vecchio e nuovo interesse amoroso di Maverick fugacemente citata anche nel primo film. Una menzione particolare è riservata all’annunciata presenza di Val Kilmer di ritorno nei panni di Tom “Iceman” Kazanski, protagonista di quella che è una delle scene più toccanti e autoreferenziali della pellicola.

Ma il merito maggiore di Top Gun: Maverick è quello di raccontare la vera adrenalina di un pilota da caccia impegnato a sfidare le leggi della fisica in una missione potenzialmente mortale. La vasta rinuncia alla CGI in favore delle riprese aeree dal vivo porta in scena un’azione mai così viva e vibrante, vero e proprio fiore all’occhiello del film valorizzata dalla messa in scena asciutta e adrenalinica di Joseph Kosinski. Il primo assaggio di cosa voglia dire volare al limite lo abbiamo durante i voli di addestramento, con le prime spettacolari sequenze, girate in presa diretta a bordo dei caccia F/A-18E Super Hornet. Per lo spettatore è quasi inevitabile non sentirsi coinvolto dallo sforzo fisico dei piloti che cercano di restare coscienti mentre affrontano la violenta accelerazione di gravità. L’esperienza è resa poi ancora più immersiva dall’eccelso lavoro di sound design, grazie al quale sentiamo l’affanno dei piloti che faticano a respirare, con i suoni della cloche e dei jet che contribuiscono a comporre così un tappeto sonoro tra i più completi mai realizzati.

Top Gun Maverick

Questo sfoggio di tecnica deflagra poi in tutta la sua potenza negli ultimi epici 40 minuti del film in una corsa adrenalinica che porta l’esperienza dell’azione su schermo a livelli mai visti prima nella storia del cinema. Uno tsunami sensoriale di straordinario impatto emotivo che travolge lo spettatore con un’esperienza sempre in bilico tra vibrante eccitazione e sfiancante tensione. Nell’abitacolo dei caccia viviamo il pericolo attraverso gli occhi dei piloti e sperimentiamo sulla nostra pelle la paura di non uscirne vivi avvertendo l’inesorabile peso delle scelte. In questa dinamica l’azione assume un ampio respiro epico che diventa parte integrante dello sviluppo dei personaggi e della trama.

Grazie a tutto questo il film riesce a compiere il miracolo di essere nel 2022 quello che fu il primo Top Gun nel 1986, ovvero un nuovo punto di riferimento per i blockbuster che verranno. Con la scomparsa di Tony Scott, a cui è dedicata la pellicola, era lecito aspettarsi che una certa idea di cinema – al pari dei veri piloti da caccia – fosse ormai prossima all’estinzione. Ci hanno pensato Top Gun: Maverick e il suo inossidabile protagonista interpretato da Tom Cruise a fugare ogni dubbio, rispondendo così alla suddetta provocazione del Retroammiraglio Cain:

Forse è così, Signore… ma non oggi.


Top Gun: Maverick arriverà nei cinema in anteprima il 21 e 22 maggio, con la release ufficiale fissata per il 25 maggio. A seguire qui sotto potete vedere l’ultimo trailer ufficiale del film:

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