Vivi e Vegeta 2: Odio di Palma – Così Verde da Essere Noir | Recensione

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Vivi e Vegeta

Una donna per cui rischiare la vita, un culto esoterico e maligno che minaccia un’intera comunità, il tutto sullo sfondo di una società in piena depressione, oppressa da mentalità e idee retrograde. Se la descrizione di “Vivi e Vegeta” si fermasse qui, potreste tranquillamente etichettarlo come il classico noir a fumetti, ma Francesco Savino e Stefano Simeone si sono discostati parecchio da una qualsivoglia definizione di “classico”.
Come abbiamo già detto, in Vivi e Vegeta, gli elementi di un noir classico ci sono tutti. Carl è in viaggio alla ricerca di Nora, la sua fidanzata. Quest’ultima, giornalista esordiente, è misteriosamente scomparsa durante un’inchiesta sull’inquietante sparizione degli abitanti di un lontano distretto cittadino. Se avete letto al meno un romanzo noir, nulla di tutto ciò avrà destato la vostra curiosità. In effetti, questa è una trama che rientra perfettamente nei parametri di un noir qualunquista, se non per un “dettaglio”:

Carl e Nora sono due piante antropomorfe

Ben lontano, ma altrettanto ben costruito, da un armonico panorama targato PixarVivi e Vegeta è ambientato in un mondo popolato da vegetali, fuggiti dal mondo dell’uomo ma incapaci di vivere in armonia tra loro.
Nonostante il design dell’architettura e della società in generale sia ben distinto da ciò che è ordinariamente definito umano, le fobie e le paure nei quali i protagonisti sono intrisi sono tanto veri quanto vicini alla nostra quotidianità.
MacGuffin e fulcro di entrambi i macro-capitoli della saga, è la femme fatale. Costei, incarna (o…uh, in-corteccia? In-clorofilla? Bah, lasciamo perdere… )l’archetipo della seduzione, non tanto a livello sensuale, quanto sociale. Questa figura, tanto ricercata quanto maledetta, oscilla tra la strategia e l’animalità dirompente che incenerisce le regole della vita in una società civile, divorando la comune concezione di umanità (al quale la società vegetale si rifà, nonostante ne sia in fuga).
La figura della femme fatale proposta in Vivi e Vegeta ha una triplice funzione. Essa, in quanto metafora rappresentante una società bacata (eheh, capita?) intrisa d’odio razziale, è una donna inesorabilmente condannata ad un destino infausto, senza scampo, impossibilitata nel vivere una vita pacifica. La femme fatale però incarna anche la speranza: essa è sia il Graal che la Rosabella (in questo caso, letteralmente). I protagonisti (e la storia stessa) l’agognano, per poter redimere se stessi e ciò che li circonda. In fine, in quanto tale, la femme fatale è uno dei più classici motori che muovono la trama del romanzo noir.

Vivi e Vegeta è molto meno cupo di quanto possa sembrare. Mentre il primo volume si limita a ironizzare su fenomeni socio-culturali a noi ben noti (come l’alimentazione vegana) facendoli diventare parte integrante della trama, il secondo macro-capitolo della saga è un’insalata mista di satira made in Italy. “Odio di Palma” amplia il già complesso ed interessante mondo vegetale presentato in Vivi e Vegeta, unendo ad una trama di per sé già molto interessante, un vero e proprio spaccato di società contemporanea, con riferimento a persone esistenti e a fatti realmente accaduti (decisamente non casuali).
Francesco Savino vuole chiaramente spingere il lettore a guardare ogni cosa da una prospettiva insolita. Gli accostamenti paradossali e curiosamente azzeccati di cui Vivi e Vegeta è zeppo, raggiungono di certo lo scopo dello scrittore, che ci fa contemporaneamente riflettere e sorridere.
I dialoghi, racchiusi in poche ed incisive battute, conferiscono alla narrazione un ritmo piacevolmente incalzante, senza però diventare frenetico.

Il comparto grafico, curato da Stefano Simeone, è perfettamente amalgamato con la narrazione, conferendo all’intera opera una notevole e gradevole scorrevolezza. Simeone si distingue per il suo tratto essenziale, morbido e riccamente sfumato che conferisce all’opera un grande impatto visivo, rendendo ogni singola tavola un’esperienza visiva carica di significati.
Vivi e Vegeta presenta inoltre il classico marchio di fabbrica di tutti i progetti nati su Verticalismi: la struttura verticale della pagina. Simeone sfrutta tale espediente per organizzare lo spazio in modo che possa favorire ulteriormente la scorrevolezza della narrazione, riuscendoci in pieno.
A dare ulteriore risalto al tutto, vi è la colorazione: le tonalità fredde dei colori pastello, trasmettono perfettamente il senso di fragilità permeato nel mondo vegetale e nei suoi abitanti.

Vivi e Vegeta è di certo un’opera satirico-noir di concezione unica e innovativa. Proprio grazie alla particolare natura alla base del progetto e alle varie chiavi di lettura insite in esso, Vivi e Vegeta risulta rivolto ad un pubblico ampio e diversificato.