Con il quarto episodio Watchmen ci ha introdotto al ripetersi della storia, ma il quinto fa direttamente un omaggio all’originale fumetto.

La puntata segue Wade Tillman/Looking Glass (Tim Blake Nelson), mentre rivive in continuazione il trauma di essersi trovato vicino all’epicentro del disastro extradimensionale avvenuto il 11 Febbraio 1985. Nel frattempo Laurie Blake (Jean Smart) continua sempre di più a sospettare che Angela Abar/Sister Night (Regina King) sappia più di quello che vuole dare a vedere sulla morte del Capo della Polizia Judd Crawford (Don Johnson).

Damon Lindelof è un grande amante del fumetto originale di Alan Moore e Dave Gibbons, e questa quinta puntata dimostra tantissimo quanto non solo abbia fatto i suoi compiti divorando ed analizzando ogni minuscolo dettaglio, ma che poi addirittura sia passato ai Before Watchmen dandone nella serie una loro canonizzazione, ma non come tutti avremmo immaginato, sopratutto la storia di Before Watchmen: Minutemen, che qui diventa materiale per la serie tv American Hero Story: Minutemen. Ogni elemento che nel fumetto era marginale, dalla possibilità che Robert Redford si presentasse alle elezioni e agli effetti sulla popolazione e al clima politico post 11/2, sono fonte di idee per la serie, che ne fa un ampio uso, ma non abuso, non tutto infatti, gira attorno all’11/2, come invece sarebbe facile, ma come detto nelle precedenti recensioni questa serie non prende il compito alla leggera. Queste ultime due puntate ci stanno mostrando come effettivamente la storia sia destinata a ripetersi, infatti, questa puntata è decisamente una completa citazione all’intera premessa dell’atto finale della miniserie originali, dove la fine sempre più vicina aleggiava sui protagonisti ignari di quello che di lì a poco si sarebbe scatenato, con addirittura un risvolto interessante riguardo al personaggio di Looking Glass, che qui è protagonista e viene rivelato come uno dei personaggi più tragici dell’intero corpo di polizia di Tulsa. Torna anche la Kavalleria, qui, con un ruolo inaspettato, più organizzato e che va a far ulteriormente cadere le convinzioni degli spettatori su quello che credeva di questo mondo e micro-cosmo dopo sole 4 puntate. Viene dedicato meno spazio al personaggio di Adrian Veidt (Jeremy Irons) che finalmente riesce nel suo piano di “fuggire”, ma che presto dovrà affrontare la legge del posto dove è rinchiuso.

Attraverso il personaggio di Wade veniamo a conoscenza di tutti quei piccoli “effetti collaterali” che hanno colpito le persone dopo l’11/2, come crolli emotivi e psicologici, la nascita di gruppi di supporto e anche come certe persone, in questo caso proprio il Detective Tillman siano state portate su una strada totalmente diversa dall’evento e abbiano poi nelle conseguenze trovato il loro posto, nel suo caso come “Rivelatore di bugie” e in seguito alla White Night, come detective in maschera presso il Tulsa PD.

La quinta puntata segna definitivamente anche l’allontanamento da qualsiasi paragone possibile tra gli eventi del film del 2009 e l’originale fumetto, mostrando in parte lo svolgersi degli avvenimenti di New York e dintorni e riservando una sorpresa, resa possibile solo dal grande budget che Warner Televisione HBO hanno dedicato alla serie. Visivamente dunque anche questa puntata è veramente impressionante, sopratutto perché non lesina sugli effetti speciali e pratici per calarti ancora di più nel mondo della serie. Sarebbe d’altronde improbabile immaginare una serie di HBO con un comparto tecnico non più che ottimo eppure Watchmen lo porta ad un altro livello, creando un mondo di supereroi e “alieni” che è estremamente ancorato alla realtà e che è davvero “dark” non per necessità di farlo oscuro, ma perché così è il mondo da cui la serie prende la sua lore.

Tick Tock! La fine è vicina, ma ancora quattro puntate mancano all’appello e ci potrebbero essere delle sorprese, sopratutto con il cliffhanger di questa puntata.

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