Dopo un anno dall’annuncio ufficiale, è arrivato in tutto il mondo Zack Snyder’s Justice League. Il progetto, chiamato dai fan più comunemente come Snyder Cut, è ben più di una “semplice” director’s cut. Il film è stato infatti realizzato con scene di Justice League uscito nel 2017 unite ad altre girate ad hoc. Il montaggio è stato poi curato dallo stesso regista, che ha così potuto portare al pubblico quella che lui ha sempre descritto come la sua visione dell’intera storia pensata per il titolo. Il film è disponibile da oggi alle 8 su Sky e Now TV. Noi, grazie a Sky e Warner Bros. Italia, abbiamo avuto la possibilità di vedere la pellicola in anteprima. Quella che segue è, dunque, la nostra recensione.
Ma prima di arrivare alla pellicola in sé, ripercorriamo le tappe che hanno portato a questo fatidico 18 marzo 2021. Siamo nel maggio del 2017, Zack Snyder a causa di una tragedia familiare, ossia il suicidio della figlia adottiva Autumn (alla quale il regista ha dedicato questa pellicola) è costretto ad abbandonare il set di Justice League. Warner Bros. allora incarica Joss Whedon per ultimafre le riprese del film, ma anche, e idealmente soprattutto, per correggere il tiro della pellicola dopo le recensioni negative di Batman V Superman: Dawn of Justice. Pare, inoltre, che nelle intenzioni della produzione ci fosse quella di ridurre la durata del titolo a 120 minuti e realizzare un prodotto che fosse più vicino allo stile dei titoli del Marvel Cinematic Universe, perché il tentativo era proprio quello di riuscire a emulare il successo delle pellicole prodotte dai Marvel Studios. Il risultato finale arriverà in sala a fine 2017 e risulterà in un fallimento commerciale e porterà la casa di produzione ad annullare quelli che erano i piani per il DC Extended Universe. Nei mesi successivi all’uscita del film hanno iniziato a circolare dettagli sulla visione originale di Snyder. Così Justice League inizia a vivere una seconda vita, basando la propria rinascita su un interesse per un qualcosa che in quel momento veniva considerato come mito e leggenda: la Snyder Cut, appunto. I fan creeranno una petizione che verrà poi supportata da membri del cast come Jason Momoa e altre personalità di Hollywood. Tutto questo, in quel periodo, non era altro che un semplice endorsement, perché non c’erano prove effettive che supportassero la conferma di una versione del film di Snyder. Almeno fino al maggio del 2020.
A maggio 2020, dunque, ben tre anni dopo l’uscita di scena del regista dal film, durante il primo lockdown arriva il momento che ha sparigliato le carte in tavola: durante una watch call di Man of Steel in compagnia di Henry Cavill, Zack Snyder annuncia la distribuzione della sua versione del film su HBO Max nel 2021. A ottobre, lo stesso Cavill, Ben Affleck, Gal Gadot e Ray Fisher tornano sul set per girare nuovamente alcune scene che dovevano chiudere la pellicola. Viene approfondita e completata anche la sottotrama che vedeva un certo Generale rivelarsi un importante personaggio DC Comics. Vengono poi aggiunti altri personaggi, come il Joker di Jared Leto. Dunque, tre anni e mezzo dall’uscita della versione cinematigrafica e con un budget aggiuntivo di 70 milioni di dollari, la Snyder Cut è finalmente disponibile in tutto il mondo. E adesso, dopo questa doverosa introduzione, passiamo al film vero e proprio!
La pellicola prende il via proprio dagli eventi finali di Batman V Superman: Dawn of Justice. Superman (Henry Cavill) è morto nello scontro con Doomsday, e l’urlo sonico che ha lanciato ha risvegliato le tre Scatole Madri presenti sulla Terra e queste, a loro volta, hanno rilasciato un segnale intercettato dal loro, Darkseid (Ray Porter). Il signore di Apokolips spedisce così sulla Terra il suo generale Steppenwolf (Ciaran Hinds), a completare quello che aveva iniziato secoli prima: recuperare le tre Scatole Madri e riuscire finalmente a creare l’unità e, di conseguenza, distruggere il pianeta. A quel punto, Batman/Bruce Wayne (Ben Affleck), dopo aver ritrovato fiducia nell’umanità grazie al sacrificio di Superman, decide di radunare gli eroi della Terra, Wonder Woman (Gal Gadot), Aquaman (Jason Momoa), Flash (Ezra Miller) e Cyborg (Ray Fisher), creare la Justice League, e salvare il mondo dalle orde di Parademoni e da Steppenwolf.
Innanzitutto, non possiamo dire che sia facile parlare di questo film, proprio perché, come è evidente dall’introduzione, ci troviamo davanti ad una pellicola che seppur nella sinossi si riveli simile al film del 2017, allo stesso tempo è un film profondamente diversa, che rispetta in tutto e per tutto visione del regista. Ci siamo trovati, dunque, di fatto davanti ad un unicum cinematografico che mette in difficoltà noi recensori e sicuramente metterà in difficoltà anche gli utenti o i fan che avranno già visto o anche sentito parlare della versione di Whedon. Inoltre, va fatta una piccola precisazione: la difficoltà di argomentare un pensiero completo su questa pellicola è dovuta all’inevitabilità del paragone con la versione del 2017. Questa dinamica rende non facile il parlare del film proprio perché non è semplice scindere questo prodotto da quello arrivato in sala ormai quasi quattro anni fa, nonostante siano film diversi nel risultato finale.
Tuttavia, lo ammettiamo senza problemi. Strutturalmente, il film sembra non differire particolarmente da quello che è uscito nei cinema nel 2017. Al contempo, questa versione 2021 di Justice League risulta una pellicola molto differente, perché Whedon e Warner avevano effettuato un lavoro di sintesi tagliando numerose sottotrame relative ai personaggi e rigirando diverse scene, che hanno portato la “Whedon Cut” in una direzione differente da quella di Snyder. Se proprio vogliamo quantificare quanto di diverso vi è in questa versione, possiamo dire che le prime cinque parti introducono dei personaggi e delle situazioni inedite che quindi portano a svolgimenti e intrecci differenti, pur restando inquadrati in una cornice narrativa del tutto simile a quella del 2017. L’ultima ora, invece, composta dalla parte sei e dall’epilogo, vede tutte le trame icrociarsi: così ogni piccolo dettaglio trova il proprio posto nel mosaico costruito durante le scene precedenti, portando ad un finale completamente differente dal film di Joss Whedon. Vi è anche un diverso trattamento di alcuni personaggi che erano al centro delle critiche del film del 2017, soprattutto in virtù del poco minutaggio e del poco spessore nel film di Whedon, che in questa versione risultano più determinanti.
Approfondendo il discorso sui personaggi, la parola chiave che li riguarda è sicuramente rinascita. Si prenda, per esempio, uno dei membri più cupi della Justice League, Batman. Da eroe solitario, ormai pronto al ritiro, sarà grazie al sacrificio e poi all’ammirazione di Superman che riuscirà a trovare una rinascita come leader della League e come eroe, anche grazie al rapporto con Diana. Diana che torna nei panni di Wonder Woman, seguendo anche lei l’esempio di Kal-El e trovandosi così nuovamente a vivere nella speranza di una nuova era degli Eroi, che lei stessa ha chiamato come necessaria più volte. Aquaman, nell’economia della trama, rimane il personaggio più outsider, ma allo stesso tempo, grazie all’esempio portato dagli altri eroi, scoprirà di avere molto in comune con loro, segnando un ritorno alle origini in quello che era il ruolo degli Atlantidei nella società che ha difeso la Terra dall’oscurità millenni prima. Flash, invece, è quello che pur mantenendo la sua goffaggine riuscirà nei momenti di maggiore tensione e pericolosità a trovare nel gruppo una forza e ad essere in più occasioni la chiave di volta ed anche un po’ il cuore della Lega. Infine, Cyborg, da riluttante eroe e freak diventa probabilmente il collante che lega tutti quanti gli altri personaggi e risulterà anche lui, come Barry Allen, essere la soluzione agli ostacoli che i nostri dovranno fronteggiare. Menzione d’onore, dunque, per Cyborg e Flash: gli elementi più deboli del film uscito al cinema che adesso trovano non solamente senso di esistere ma hanno anche un ruolo al pari dei membri della trinità. Non si tratta soltanto di rispetto per l’importanza dei personaggi, ma anche di un ottimo bilanciamento degli stessi, cosa davvero difficile da ottenere in un film con così tanti attori anche con una durata di quattro ore.
Seppur presentata e venduta dal marketing come l’epica storia della Justice League, una storia che in parte conoscevamo ma che viene raccontata in un modo tutto nuovo, la pellicola è ben diversa da questo. Il film nella sua interezza, durata a parte, risponde molto di più al classico stile Marvel Studios piuttosto che al serioso approccio applicato da Snyder nei suoi lavori precedenti nel DCEU. Nei toni il film riesce a mischiare in maniera molto funzionale sia la parte epica e ricca di simbolismi, tipica delle produzioni di Snyder, e l’umorismo in stile The Avengers, che la Warner sperava di riuscire ad introdurre arruolando Whedon. Di fatto, la produzione non si è accorta che tutti questi elementi erano già presenti nella versione di Snyder, che ha dimostrato quindi di sapersi mettere in discussione ed è riuscito ad evolvere il suo progetto, pur restando fedele alle sue corde e ai suoi stilemi più riconoscibili.
Passando al lato tecnico, forse quello sul quale il film del 2017 più zoppicava, abbiamo di fronte un prodotto solido tecnicamente, per quanto figlio comunque dello stesso regista di Man of Steel. Zack Snyder qui mette in gioco la sua solita regia, personale e valida, che coniuga un’azione avvincente e piena di scene che rimangono impresse nella memoria anche dopo aver finito di vedere il film. La visione di Snyder si amplia e viene migliorata da una fotografia, realizzata dal regista con Fabian Wagner, molto più adatta al tipo di storia che vuole raccontare nonostante un certo alleggerimento nei toni, anche grazie alla sceneggiatura del premio oscar Chris Terrio. Lo script dimostra di avere un’attenzione, una passione per il materiale originale ed una coerenza interna davvero difficile da trovare nei film DC già usciti. Per concludere il discorso sulle scelte registiche di Zack Snyder, il film, come già successo per altri lavori del regista, come 300 o Watchmen, è sostanzialmente la sua personalissima lettura del materiale di partenza. Non a caso, per sottolineare ulteriormente quanto Snyder abbia messo del suo in questo lavoro, il formato scelto non è il classico widescreen. L’aspect ratio è precisamente un 1.33:1, sostanzialmente un “vintage” 4:3. Non si tratta di una scelta presa a posteriori, bensì a priori, perché il film è stato girato proprio tenendo a mente il formato, per dare un tocco che si può definire Snyder-iano in più. Fortunatamente per il regista, HBO Max gli ha conferito totale carta bianca per la conclusione del progetto, non andando ad intaccare la sua cifra stilistica.
Dal punto di vista delle musiche, mentre nella versione cinematografica la colonna sonora era stata commissionata a Danny Elfman, che aveva comunque fatto un buon lavoro, qui è affidata a Junkie XL, che aveva già lavorato con Snyder su Batman v Superman in tandem con Hans Zimmer. La soundtrack che possiamo ascoltare vedendo la Snyder Cut risulta essere molto più epica di quella di Elfman, che era invece nostalgica e non eccessivamente memorabile. Il lavoro di Junkie XL sulla pellicola funziona bene: le musiche sono variegate oltre che molto più adatte al tono del film, perché il compositore ha fatto parte sin da subito del processo creativo della versione di Snyder, ed ha potuto creare le tracce basandosi dunque su indicazioni più complete e coerenti al contesto generale del film. In seguito il suo lavoro fu messo da parte da Warner e Whedon, che decisero appunto di arruolare Elfman per la colonna sonora, nonostante, a posteriori, si può dire che anche nella versione del 2017 le musiche di Junkie XL avrebbero calzato a pennello.
Non si tratta, però, di un film perfetto e, come altri, commette alcuni passi falsi. Innanzitutto, vale la pena spendere qualche parola sulla CGI del film, che zoppica non poco in alcune parti. Solo in alcune proprio per via della “doppia natura” del film, che ha al suo interno alcune scene girate e post-prodotte nel 2017, e dunque con un budget decisamente più alto dei 70 milioni messi a disposizione da Warner/HBO Max per la conclusione di tutti i lavori, post-produzione ma anche riprese aggiuntive. Proprio per questo motivo, durante la visione, capiterà di assistere a scene in cui la computer grafica sarà di buon livello e subito dopo gli occhi si poseranno su momenti in cui la qualità della CGI sarà più bassa. Altro difetto, che poi è anche una delle peculiarità della pellicola, è la durata della pellicola. Quattro ore sono tante e non è difficile pensare che in molti dell’utenza possano risultare intimoriti dai 240 minuti di run-time: ci sono dei momenti in cui la pellicola rallenta eccessivamente, ma al netto di questa remora va detto che tutti gli elementi mostrati durante lo svolgimento del film si sono dimostrati poi utili all’atto finale. Infine, altro difetto della pellicola è quello di lasciare aperte le porte ad eventuali seguiti che, allo stato attuale delle cose, non sembrano esser previsti, anzi, pare che le porte del DC Extended Universe, per ora, siano da considerarsi definitivamente chiuse. Tuttavia, l’intento di Snyder era quello di portare al pubblico la sua visione, dunque è comprensibile un finale lasciato aperto.
Come possiamo definire questo unicum cinematografico che è Zack Snyder’s Justice League? Un ottimo film, che ha i suoi momenti epici e che possiede, per quanto calibrata, una certa leggerezza tipica dei film di supereroi di stampo Marvel. Infatti, possiamo trovare un certo livello di umorismo tipicamente MCU entrare in scena, ma senza mai risultare forzato o eccessivamente fuori posto, nonostante ci sia una posta in gioco molto alta. Tutti i personaggi riescono a trovare il loro spazio ed il momento di brillare. Stesso dicasi per i villain, molto meno macchiettistici di quelli del film di Whedon, sia grazie ad un rinnovato design che a delle aggiunte interessanti come quella di Darkseid. Questi elementi, insieme a sequenze molto più strettamente legate da un rapporto causa-effetto rispetto al film del 2017, caratterizzato invece da un montaggio abbastanza confusionale e randomico, contribuiscono ad alzare l’asticella qualitativa. Ancora una volta, se dovessimo riassumere la pellicola con semplici parole, sarebbero sicuramente rinascita e coerenza. Rinascita che di fatto non è solo quella di Superman, ma quella dell’era degli Eroi, portata su schermo da Terrio e Snyder e coerenza, con i film precedenti e interna alla pellicola, che permette al film di staccarsi fortemente dalla sua precedente incarnazione e dimostrare di essere estremamente intelligente nel sapere dove voler puntare e che direzione prendere nell’arco della sua durata. Grazie a questi due concetti, basilari ma fondamentali, la Snyder Cut dà almeno un senso di chiusura ad un progetto che tentava di emulare, in maniera sbagliata nella declinazione di Whedon, la formula Marvel Studios. Dunque, ci sentiamo di consigliare ai fan dei personaggi DC, a chi era rimasto deluso dalla versione di Whedon e a chi non si fa spaventare dalle quattro ore di durata la visione del film, che comunque, seppur priva dei due seguiti previsti da Snyder per la sua Justice League, porta a compimento tutto il discorso iniziato dal regista con Man of Steel e proseguito poi con Batman V Superman: Dawn of Justice.
Zack Snyder’s Justice League è disponibile da oggi, giovedì 18 marzo, dalle 8 del mattino in contemporanea assoluta con l’uscita negli Stati Uniti in esclusiva su Sky Cinema, anche on demand e in streaming su NOW TV. Il film sarà trasmesso in prime time anche sabato 20 marzo alle 21:15 su Sky Cinema Uno. Di seguito il trailer della pellicola: