Game of Thrones 8×04 – The Last of the Starks | Recensione

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Game of Thrones

Game of Thrones, dopo una battaglia di un’ ora e mezza, ci ricorda cosa lo ha reso ciò che è con una puntata che riflette bene lo stile delle prime stagioni, ormai lontanissime.

Il Nord e l’esercito di Daenerys (Emilia Clarke) festeggiano la vittoria sui morti, mentre le tensioni tra Sansa (Sophie Turner), Bran (Isaac Hempstead-Wright), Arya (Maisie Williams) e la stessa Madre dei Draghi crescono. Nel frattempo Jon (Kit Harington) è ancora combattuto per la scoperta che ha fatto sulla sua vera natura, quella di erede degli Stark e dei Targaryen. Come se non bastasse, Cersei (Lena Headey) si sta barricando nel suo castello pronta ad affrontare la Madre dei Draghi e vincere ad ogni costo anche se per farlo dovesse mettere in mezzo il “suo” popolo. Tyrion (Peter Dinklage) e Varys (Conleth Hill), sono in ampio disaccordo quando le informazioni di prima mano di Tyrion iniziano a mettere sul tavolo una nuova soluzione per il Trono e con Varys più deciso a proteggere Westeros che la stessa Daenerys, a differenza di Tyrion.

La puntata di questa settimana, per quanto di una certa lunghezza, è quella che si potrebbe definire la quiete dopo la tempesta, con gli eserciti provati dallo scontro con il Re della Notte e i vari Lord presenti a Grande Inverno intenti a raccogliere i cocci. Ci si aspettava dunque una puntata che calasse i vari protagonisti nella successiva guerra per Westeros anche se così non è stato, o almeno non totalmente. L’episodio di divide in due parti ben distinte: la prima che delicatamente e con i suoi tempi costruisce il percorso dei protagonisti e i loro obiettivi, che li porteranno ad Approdo del re, e l’altra che invece ci porta direttamente ad un primo incontro con l’esercito di Cersei comandato da Euron Greyjoy (Pilou Asbæk), incontro che costerà un prezzo decisamente molto alto per Daenerys ed il suo esercito. La prima parte è decisamente quella più interessante, perché ci porta a muoverci tra le stanze di Grande Inverno e dei palazzi di potere come Approdo del Re, mentre le due forze contano le proprie forze e calcolano le mosse, sia ad un livello politico che di comodità. La seconda parte si dimostra quello che ci si aspettava dal Game of Thrones delle ultime stagioni, ossia una successione di eventi che fanno partire decisamente l’azione e trasformano la guerra in una battaglia più personale, e non più solamente un mezzo per un fine, con tutto quello che questo evento comporterà per i protagonisti.

Game of Thrones negli ultimi anni ci aveva abituato, anzi, ci aveva cullato con risvolti che erano facilmente prevedibili e sopratutto in parte generati dai fan: questo quarto episodio dunque, per quanto decisamente più lento rispetto all’episodio tre, ci concede di rivedere un po’ quel GoT che abbiamo apprezzato nei suoi primi anni, dove non c’era spazio per il fan service, ma discussioni molto più delicate sulla sopravvivenza e sul potere, quasi sempre ad opera di Varys e Tyrion. Di questi due personaggi ci sarebbe da discutere molto, essendo entrambi due membri del cast ormai veterani che dimostrano un’ottima alchimia quando sono insieme, capaci di rendere anche una semplice passeggiata per Grande Inverno, o una discussione in una cambusa più che interessante, se non rivelatrice di dubbi e speranze.