Sarà disponibile a partire da mercoledì 11 dicembre su Netflix l’adattamento seriale di Cent’anni di Solitudine, capolavoro dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez edito in Italia da Mondadori. La serie tv ha il compito di trasporre per la prima volta su schermo uno dei romanzi più grandi della storia della letteratura sudamericana, un’impresa colossale vista la mole di personaggi e vicende narrate nel romanzo. Grazie a Netflix abbiamo potuto vedere la serie in anteprima e di seguito vi riportiamo il nostro parere.

La serie si svolge nel villaggio immaginario di Macondo, fondato da José Arcadio Buendía e sua moglie Úrsula Iguarán. La storia segue le vicende della loro famiglia attraverso sette generazioni, esplorando temi di amore, solitudine, potere e decadenza.

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio” Inizia così uno dei più grandi romanzi della storia della letteratura sudamericana, pubblicato nel 1967 da Gabriel García Márquez che nel 1982 avrebbe vinto il premio Nobel per la letteratura. Ed è proprio così che inizia la serie, uno dei progetti più ambiziosi di Netflix degli ultimi anni con lo scopo di portare su schermo per la prima volta il romanzo. Con un cast quasi prevalentemente latinoamericano, una scrittura e una messa in scena che calcano fedelmente l’opera letteraria, l’adattamento seriale di Cent’anni di Solitudine riesce esattamente a trasporre l’essenza di un romanzo quasi inadattabile, vista la sua forte appartenenza al genere realismo magico, caro allo scrittore, senza scadere mai nel didascalico o nel confusionario. La serie è interamente girata in Colombia dalla coppia di registi: Laura Mora (The Kings of the World) e Alex García López (The Witcher). “Portare quest’opera sullo schermo e lasciare l’eredità di questa esperienza nell’industria locale è stato molto gratificante. Come regista colombiana sono orgogliosa di aprire una finestra sul nostro Paese a un pubblico globale” ha dichiarato Mora. Mostrando l’attaccamento e l’importanza di un prodotto del genere nella cultura colombiana.

Come nel romanzo anche la serie si configura come un viaggio epico, fisico e metafisico nell’immaginaria cittadina di Macondo edificata dalla famiglia Buendía che riflette il destino dell’America Latina. Dalla presentazione dei fondatori fino alle generazioni successive, la famiglia Buendía vivrà ciclicamente la violenza, la speranza, l’amore all’interno di un luogo segnato da colonizzazione, guerre civili e ingiustizie sociali​. La difficoltà della trasposizione sta tutta nella capacità di alternare saga famigliare a realismo magico in modo naturale e non troppo macchinoso mantenendo – ma non eccedendo –  nella vena “da telenovela” che caratterizza le narrazioni seriali sudamericane. Pur sfruttando quasi sempre le stesse location, Cent’anni di Solitudine si evolve, cresce e si modifica in base alla generazione narrata, mostrando sapientemente il passaggio del tempo all’interno di uno stesso luogo che come i suoi abitanti si modifica, invecchia e perisce. I temi del realismo magico sono trattati in modo del tutto lineare e normale, perfettamente amalgamati con il contesto narrativo, caratteristica che in fase di sceneggiatura è stata sicuramente lo scoglio più difficile da superare.

Un mosaico di storie in cui ognuna di loro è in grado di raccontarsi, mostrare ombre e luci puntando al grande tema centrale della storia: il tempo. Generazione dopo generazione il tempo scorre, la famiglia si amplia, i personaggi sono vittime e carnefici e in balia di eventi molte volte superiori alla loro portata. La ciclicità con cui alcune dinamiche si ripetono incombe come una maledizione, mostrando come sia impossibile sfuggire dal tempo e dai suoi effetti. La difficoltà dell’adattamento sta proprio in questo, mostrare questo inesorabile scorrimento e gli effetti che apporta agli individui. Il tempo pur essendo scandito dal suo passaggio, resta immobile. Questa immobilità è data anche dai nomi dei personaggi che di generazione in generazione si ripetono mostrandoli come intrappolati in una spirale di eterno presente all’interno di un mondo in cambiamento eppure costantemente immobile.

Cent’anni di Solitudine è forse l’adattamento perfetto di un romanzo inadattabile che riesce a mantenere intatte le suggestioni nate dalla penna di Gabriel García Márquez. Come nell’opera letteraria, anche la sua trasposizione si fa pregna dei temi del realismo magico cari non solo a Márquez ma alla letteratura sudamericana tutta, non eccedendo anzi giocando in sottrazione e inserendo tali immagini in modo del tutto normale, perfettamente amalgamate alla narrazione. Un progetto ambizioso che vede un cast quasi completamente latino interpretare personaggi latini all’interno di un set apparentemente statico che si trasforma come si trasformano i suoi occupanti.


Cent’anni di Solitudine arriva su Netflix a partire dall’11 dicembre. Ecco il trailer italiano della serie:

RASSEGNA PANORAMICA
Cent'anni di Solitudine
8
Articolo precedenteGTA Online: Agents of Sabotage disponibile ora!
Articolo successivoPearl – Quanto è difficile essere una donna | Recensione
Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
centanni-di-solitudine-la-serie-netflix-tratta-dal-capolavoro-di-gabriel-garcia-marquez-recensioneCent’anni di Solitudine è forse l’adattamento perfetto di un romanzo inadattabile che riesce a mantenere intatte le suggestioni nate dalla penna di Gabriel García Márquez. Come nell’opera letteraria, anche la sua trasposizione si fa pregna dei temi del realismo magico cari non solo a Márquez ma alla letteratura sudamericana tutta, non eccedendo anzi giocando in sottrazione e inserendo tali immagini in modo del tutto normale, perfettamente amalgamate alla narrazione. Un progetto ambizioso che vede un cast quasi completamente latino interpretare personaggi latini all’interno di un set apparentemente statico che si trasforma come si trasformano i suoi occupanti.

Lascia un commento