E se prima di Artù la spada del potere avesse scelto una Regina? Da questa semplice domanda nasce Cursed, serie ideata e tratta dall’omonimo libro di Tom Wheeler illustrato da Frank Miller che re-immagina il ciclo Arturiano in chiave teen, disponibile da oggi, venerdì 17 luglio, su Netflix.

La storia di Cursed gira intorno a Nimue (Katherine Langford), una ragazza di razza fey con un dono misterioso, destinata a diventare la potente e tragica Dama del Lago. Dopo la morte della madre Lenore (Catherine Walker) per mano dei Paladini Rossi, monaci guerrieri guidati da Padre Carden (Peter Mullan) con l’obbiettivo di cancellare dalla faccia della terra tutti gli esseri dotati di poteri magici, la giovane parte in missione in cerca di Merlino (Gustaf Skarsgård) con l’incarico di consegnare al potente mago la spada del potere, quella che sancirebbe il regno di un unico solo Re. Nel suo viaggio troverà un improbabile alleato nell’umile mercenario Artù (Devon Terrell), in sua sorella Morgana (Shalom Brune-Franklin) e nel leggendario cavaliere verde Gawain (Matt Stokoe). Durante il suo viaggio Nimue diventerà simbolo di coraggio e ribellione contro i terribili Paladini Rossi e il loro complice Re Uther Pendragon (Sebastian Armesto).

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Nimue e Artù

Parlare di questa nuova serie originale Netflix non è affatto facile. Sull’onda del successo di The Witcher, la piattaforma di streaming di Reed Hastings si è lanciata in un altro progetto ambizioso, che ha tutte le caratteristiche per catturare l’attenzione del pubblico. Innanzitutto è una serie fantasy, genere che, grazie al successo di prodotti televisivi come Game of Thrones, The Witcher e Vikings, ha ottenuto nuova linfa vitale avvicinando al genere nuove generazioni di spettatori; Re-immagina poi un ciclo amato come quello Arturiano in chiave teen, inserendo tematiche attuali e sfruttando come traino la presenza di Katherine Langford, star di Tredici; E ultimo, ma non per importanza, il coinvolgimento del nome altisonante come quello di Frank Miller, che sicuramente attirerà verso questa serie una buona fetta di spettatori. Tanti elementi che possono attirare lo spettatore a premere il tasto play sulla piattaforma, come tanti sono gli elementi lanciati nella serie nel tentativo di creare una serie che possa piacere a tutti, che come risultato ha un prodotto schizofrenico senza un vero e proprio carattere. Ma andiamo con ordine.

La sceneggiatura, adattata per la serie dallo stesso Tom Wheeler, segue pedissequamente quella del romanzo senza grandi aggiunte, rivelando però diversi difetti trascurabili su carta ma difficili da digerire in una serie tv, come la scarsa caratterizzazione di molti personaggi secondari e diverse ingenuità narrative che però portano a risvolti importanti nella trama. La schizofrenia di cui parlavamo prima si palesa anche qui. La serie cosparge la leggerezza di cui vuole vestirsi con una narrazione densa di contenuti e dettagli, che sicuramente non annoieranno, ma appesantiscono la visione. A fare da contraltare alla densità di contenuti abbiamo diversi eventi, anche importanti, solo accennati e “mostrati” allo spettatore mediante delle transizioni illustrate, bellissime da vedere ma che non permettono allo spettatore di percepire l’importanza di alcuni eventi e lo scorrere del tempo.

Merlino

Dal punto di vista recitativo ci troviamo di fronte ad un cast variegato che alterna buone prove attoriali, ad altre molto meno valide, con buona parte del cast che si attesta su un livello medio, senza infamia e senza lode. Su tutte spicca l’interpretazione di Gustaf Skarsgård, attore svedese che avevamo già avuto il piacere di ammirare all’opera in Vikings in cui interpreta l’enigmatico Floki, compagno di avventure di Ragnarr Loðbrók, che qui porta in scena un Merlino molto sopra le righe, un personaggio poliedrico, ricco di sfaccettature perfettamente messe in mostra dall’interpretazione di Skarsgård. Il suo Mago Merlino è sicuramente uno dei grandi punti positivi di questa serie. A fargli compagnia troviamo Katherine Langford, che sin dalla prima stagione di Tredici ha dato prova di essere un’interprete valida, che in Cursed ha dato prova di poter ben interpretare tutte le sfumature del carattere di Nimue, il cui unico neo lo possiamo riscontrare nelle scene d’azione, di cui però parleremo più tardi. Notevole anche la prova di Peter Mullan nel panni del feroce Padre Carden e Daniel Sharman, già protagonista della serie Rai “I Medici”, che qui ricopre il peculiare ruolo del Monaco Piangente, personaggio aggressivo e enigmatico, che nasconde un passato molto doloroso. Non brillano per niente invece le interpretazioni di Devon Terrell come Artù, un personaggio iconico affidato ad un attore mediocre e per nulla caratteristico, e Sebastian Armesto nei panni di Re Uther, personaggio troppo eclettico che Armesto non è riuscito a far suo.

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Monaco Piangente

Se la scrittura, seppur con diversi difetti, può funzionare e intrattenere, e la recitazione si attesta su un livello medio con diverse eccellenze, il lato tecnico di Cursed è senza dubbio quello più disastroso. La regia è molto classica, non presenta grandi peculiarità, ogni scena è ripresa con una certa freddezza e distanza, senza voler sperimentare anche se diverse situazioni lo permetterebbero. Questo non sarebbe necessariamente un lato negativo, molte serie hanno una regia nella media perché funzionale alla narrazione, ma non è questo il caso: Cursed, soprattutto per alcune discutibili scelte stilistiche, meritava una regia più virtuosa che non andasse ad appiattire momenti dal potenziale epico. Se in The Witcher le coreografie erano il fiore all’occhiello della serie, Cursed pecca clamorosamente negli scontri all’arma bianca, coreografati male e montati ancora peggio. Solo due momenti, presenti nell’ultima puntata, hanno delle coreografie più studiate, ma in quel caso non sono affatto valorizzate da una buona regia. Gli effetti speciali non sono da meno, una computer grafica davvero scadente, che sembra uscita da qualche film di serie b di inizio 2000. Parliamo anche delle scelte discutibili sopracitate, come l’irrefrenabile voglia di inserire momenti splatter alla Game of Thrones che nella stragrande maggioranza delle volte risultano fuori luogo, facendo scadere momenti con del potenziale nel trash.

Cursed puntava ad essere un The Witcher per le giovani generazioni, risultando però un prodotto mediocre e confuso come The Shannara Chronicles. La serie ha del potenziale, se riuscirete a superando lo scoglio di una prima puntata pesante e abbastanza noiosa, vi troverà di fronte ad una serie che, narrativamente parlando, scorre e intrattiene, valorizzata da personaggi e, alcune, buone interpretazioni che ci hanno convinto particolarmente. Sfortunatamente il tutto crolla come un castello di carte sotto il peso di un progetto dalla direzione confusa e schizofrenica, con un lato tecnico davvero disastroso.


Cursed, la nuova serie originale Netflix tratta dall’omonimo romanzo illustrato di Tom Wheeler e Frank Miller, è ora disponibile su Netflix. Di seguito potete visionare il trailer ufficiale:

RASSEGNA PANORAMICA
Cursed: Stagione 1
5
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Classe '93, di professione illustratore e graphic designer. Sin da piccolo appassionato di fumetti, serie tv, cinema e videogiochi, passioni che con il tempo mi hanno portato a voler condividere le mie opinioni con gli altri e mettere in piedi questo progetto. Dal 2016 fondatore e caporedattore di RedCapes.it
cursed-stagione-1-quando-lambizione-non-basta-recensioneDopo il grande successo di The Witcher, Netflix prova a buttarsi nuovamente nel fantasy con Cursed ma il risultato è un prodotto mediocre e confuso. La serie ha del potenziale, dopo la prima puntata risulta scorrevole, alcuni dei personaggi sono interessanti e ben interpretati, sfortunatamente il tutto crolla come un castello di carte sotto il peso di un progetto dalla direzione confusa e schizofrenica, con un lato tecnico davvero disastroso. Per questo il nostro giudizio non può essere positivo, nella speranza però di vedere una seconda stagione che possa far tesoro degli errori della prima.

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