Questa sera si concluderà la prima stagione di Diavoli, serie tv thriller sulla finanza con protagonisti Alessandro Borghi e Patrick Dempsey: sarà riuscita questa nuova produzione Sky a convincere il pubblico e spiegare una delle crisi più grandi dell’era moderna? Scopritelo nella nostra recensione.
La serie segue le vicende di Massimo Ruggero (Borghi), giovane broker della NYL e protetto di Dominic Morgan (Dempsey) che, dopo un incredibile traguardo vendendo in short le azioni della Grecia e quelle collegate, entra in una posizione privilegiata come candidato al posto di vice CEO ma, quando gli viene negata la promozione per il ritorno di un fantasma del suo passato, inizia ad attaccare il suo rivale, non capendo che già qualcosa di molto losco sta avvenendo nel cuore della banca. Nel frattempo tutti i famigliari e gli amici più vicini ne verranno toccati in maniera indelebile.
La serie ci porta in medias res all’interno della storia: siamo nel momento di espansione di quella che è stata la più grande crisi economica conosciuta fino ad ora, la crisi dei mutui subprime. A seguito di vari tentativi falliti di nasconderla e con una bolla sempre più grossa, ormai difficile da ignorare, che stava per abbattersi sull’Europa, si arriva a quella che in seguito sarà conosciuta come la crisi del debito sovrano. Noi navighiamo insieme a Massimo in questa crisi, scoprendo tutti i retroscena e cosa ha portato innanzitutto ad una delle manovre economiche più grandi messe in atto dalla BCE per impedire una crisi così disastrosa che l’inflazione non si sarebbe portata dietro solo i paesi dell’Europa del sud, ma l’intera Eurozona. Diavoli si trova dunque ad avere l’ingrato compito di spiegare ad un pubblico estremamente vasto non solo i problemi che hanno portato alla crisi, sia quelli più ovvi e sotto gli occhi di tutti, ma anche quelli meno evidenti come la questione valutaria dell’Eur/Usd o ancora la vendita di derivati considerati “sicuri” alle province, ai comuni e alle regioni; un argomento, quest’ultimo, così spinoso che solo ora nel 2020 è stato dichiarato come “mal pratico” da una corte Italiana e che nella serie viene spiegato forse in maniera fin troppo semplificata, ma che colpisce decisamente avendo un effetto sul nostro protagonista da vicino e che ci porta in un piccolo paesino della costiera di Amalfi.
Il Massimo Ruggero interpretato da Alessandro Borghi è un giovane head of trading della NYL, una delle più grandi banche d’Inghilterra e America ed è anche il protetto di Dominic Morgan, interpretato da Patrick Dempsey, spietato CEO e squalo della finanza che ha un piano tutto suo per l’Euro e sopratutto per Massimo. Il loro rapporto, da come ci viene presentato, è un basato sul profondo rispetto: Ruggero, sempre di più dalla morte del vero figlio di Dominic, è diventato quello che il banchiere sperava potesse diventare lui, uno squalo dall’intuito e dalle mosse veloci. I caratteri dei due uomini, così simili, ma provenienti da mondi diversi, li porta spesso a scontrarsi, ma in fondo anche nello scontro vi è un tale rispetto reciproco che non si riesce quasi ad identificare Dominic o Massimo come due personaggi né positivi né negativi: sono semplicemente umani e anche molto fallaci in alcuni ragionamenti. La forza della caratterizzazione dei due sta proprio nel non voler creare un classico duello mentore/allievo, ma portando il discorso ad un livello più ampio e che ha qualcosa di filosofico in certi punti, soprattutto quando la finanza incontra il racconto biblico ed i banchieri diventano i nuovi diavoli.
Abbiamo poi il team di Massimo: Eleanor Bourg (Pia Mechler), amica di Massimo e sua confidente in molti casi; Kalim Chowdrey (Paul Chowdhry) e Paul McGuinnan (Harry Michell). Il team dei Pirati è affiatato ma, quando anche Morgan si interessa a loro, diventa anche il suo punto debole. Così, l’uomo sarà costretto a reclutare Oliver Harris (Malachi Kirby), giovane che sa decifrare le persone e in cui Massimo si rivede parecchio e che diventerà per lui quello che Massimo era per Dominic. Per finire abbiamo Sofia Flores: sarà la giovane attivista quindi a portarci, molto più di Massimo, nel mondo della finanza, senza che lei, così come la maggior parte degli spettatori, sappiano davvero cosa succede in una banca d’investimento, diventando quindi il nostro cavallo di Troia in questo mondo; Sarà proprio la Flores a rappresentare il personaggio forse più rapportabile al pubblico italiano e non solo, e che ci porterà a scoprire scorci dello stesso Massimo che quest’ultimo vuole tenere nascosto. Tutto il cast si bilancia a vicenda, non abbiamo, a parte i due protagonisti indiscussi, qualcuno che possa colpire di più dell’altro, così si riesce anche a raccontare più lati di una banca d’investimento e non solo il quadro macroecomico.
Dal punto di vista tecnico Diavoli è una serie tv impeccabile, Sky sa come produrre un prodotto solido, la regia non si perde in virtuosismi, proprio perché sono la sceneggiatura e la recitazione a fare da padrone in un thriller finanziario da manuale come questo. I manierismi di ognuno, come il continuo giocare con la penna di Morgan, o il vagare degli occhi di Ruggero, o la camminata impaziente di Oliver, sono ben riconoscibili e ci dicono molto di più di ognuno di loro che le stesse battute, ed in una serie dove ogni cosa ne vuole dire un’altra è importante. La fotografia è un’altro grande punto a favore della serie, che rende freddi gli ambienti della banca, mentre mostra quelli esterni come condizionati dal potere oscuro del denaro: infine i luoghi non toccati dalle vicende, ossia i borghi, sono illuminati da una luce quasi innaturale. Ovviamente Diavoli ha anche dei difetti, in alcuni punti l’italianità di certe scelte, come il passato di Massimo o i luoghi comuni sui pregiudizi degli inglesi verso gli italiani giocano a favore della serie, altre volte no, inoltre il dover ripetere spesso alcuni termini è giusto, ma non fino all’ossessione, come avviene nelle prime puntate; Queste sono però tutte piccolezze che in una produzione così grande, seppur non ce le si aspetterebbe, sono ripagate da un’ottima storia e dagli interpreti che te la vendono benissimo.
Diavoli in questa prima stagione è riuscita ad essere molto più che la risposta di Sky alla popolare Billions, ma anche un prodotto solido. La serie, a differenza della prima produzione a cui gli spettatori navigati penserebbero, si trova a dover raccontare una storia reale che vede uomini scontrarsi attraverso i mercati, ma ha un aspetto molto più da thriller politico/finanziario, riuscendo quindi a definire subito personaggi, il loro ruolo e anche l’ambiente in cui agiscono in un momento temporale difficile per la politica e la finanza. Poi abbiamo loro due, Borghi e Dempsey, due mostri di recitazione che quando sono in scena rendono ogni momento indelebile per lo spettatore. Ora non ci resta che attendere la seconda stagione e vedere se riusciranno a fare il bis.