Oggi è uscita su Amazon Prime Video la seconda stagione di Doom Patrol, la serie tv dedicata al supergruppo di emarginati di casa DC Comics di HBO Max. La seconda stagione, seppur più breve sarà riuscita a convincerci come la prima? Scopritelo nella nostra recensione.

Dopo lo scontro con Mr Nobody (Alan Tudyk), la Doom Patrol si trova a dover avere a che fare con Il Capo (Timothy Dalton) dopo la rivelazione che proprio lui era dietro alle loro trasformazioni fisiche e non solo. Infatti, Dorothy (Abigail Shapiro), figlia del capo e potentissima metaumana si è trasferita a Doom Manor, e la squadra dovrà avere a che fare con i suoi amici immaginari mentre il pericoloso Candlemaker rischia di distruggere il mondo. Nel frattempo, Cliff (Brendan Fraser) continua a essere combattuto tra i suoi doveri con la squadra e la sua famiglia, mentre Larry (Matt Bomer) continua a essere visitato da ricordi della sua famiglia. Saranno solo Jane (Diane Guerrero), Rita (April Bowlby) e Cyborg (Joivan Wade) a dare sostegno al Capo nella gestione di Dorothy, ma questo basterà ora che lui sta morendo?

Come sempre, la serie non mette al centro tanto l’azione e il supereroismo quando l’eccessivo carattere di ogni personaggio e i loro drammi personali, dunque per parlare della serie, dobbiamo necessariamente iniziare a parlare di loro più che della trama stessa che è così semplice e lineare da permettere a tutti di avere il loro arco senza che essa si disperda troppo. Partiamo da Dorothy, la nuova arrivata. Dorothy è una metaumana così potente che non spaventa solo Il Capo ma anche Willoughby Kipling e i Templari, ma è anche profondamente “giovane”; la ragazzina durante la stagione avrà una crescita costante grazie alla relazione con i membri della squadra e con il dover affrontare la consapevolezza che il padre sta morendo e potrebbe non esserci per lei quando servirà. Non si può poi ovviamente non parlare dell’ottimo lavoro di Abigail Shapiro, la giovane attrice riesce benissimo a dare l’idea di essere costantemente spaesata da quello che la squadra le riferisce del padre e lo stato in cui lei lo ha sempre idolatrato. Parlando invece del capo, interpretato dal fascinoso e tormentato Timothy Dalton, è molto, prevedibilmente presente in questa stagione e questo ovviamente ci da modo di scoprire di più sulla sua mente e sul suo rapporto con la figlia e dei motivi stessi che l’hanno portato a “creare” l’Immortus Initiative. Cliff Steele, uno dei personaggi principali della prima stagione ed anche uno dei più tragici. Nella seconda stagione grazie al rapporto con Jane, persona molto importante per lui che vede come surrogato della figlia, lo porterà a venire a patti con il suo passato e questo peserà molto nella sua persona sempre più spinta verso l’eroismo dall’amicizia con Cyborg. Cyborg, invece, in questa stagione è molto più “umano”, sente ancora la difficile situazione che sta vivendo a causa di Mr Nobody e quando anche l’amore entra nella sua vita, inizia a rendersi conto come la vita abbia più lati grigi di quello che pensava; in questo Joivan Wade si dimostra sempre un attore capace di attirare le simpatie e alcune volte l’odio degli spettatori, dimostrandosi un casting azzeccato e non facendo dubitare del suo posto nella squadra. Larry Trainor e Rita Farr in questa stagione sono rimessi nuovamente in coppia e mentre il primo rappresenta il tipico eroe Americano, la seconda sta cercando di diventarlo. Matt Bomer e April Bowlby hanno una chimica incredibile e i loro personaggi sono quelli che più facilmente prendono le simpatie degli spettatori. Finiamo invece con Jane. Il personaggio, o meglio i personaggi, interpretati da Diane Guerrero rappresentavano fino all’arrivo di Dorothy il punto più imprevedibile della serie e, con un cambio incredibile che abbiamo visto nella prima puntata della serie, lo ridiventano, portandoci nuovamente a esplorare l’Underground e anche tutte le vite di Jane.

Quest’anno gli episodi non sono numerosi come quelli dell’anno scorso, sono solo nove, sarebbero dovuti essere dieci ma sono stati accorciati a causa del Covid-19, ma comunque il finale dell’episodio nove riesce a darci un buon cliffhanger da cui riprendere. Mentre per quello che riguarda la struttura, come l’anno scorso abbiamo la storia di Dorothy e la morte imminente del Capo che si trascina tra le varie stagioni mentre ogni puntata poi presenta side story dedicate ad angoli strani del mondo della Patrol. Proprio perché finalmente conosciamo i personaggi e siamo all’interno delle loro storie, queste oltre a risultare divertenti sono un vero e proprio spunto di riflessione. Si riesce a passare da puntate come Sex-Men a puntate più intime come quella dedicata a Larry e la sua famiglia e a puntate ancora più potenti visivamente ma anche pesanti per i temi come quella dedicata a Red Jack e quella dedicata invece a Ronnie e Cyborg. Insomma ce n’è per tutti i gusti e con meno episodi e un evidente aumento di budget possiamo avere tante stranezze ben fatte e divertenti da vedere oltre che tanti easter egg dal DC Universe.

La seconda stagione di Doom Patrol si dimostra anche più forte della prima, dopo aver introdotto i personaggi, si può permettere di creare storie molto più contenute e veloci senza necessità di dilungarsi. Seppur le puntate durino sempre comunque cinquanta minuti, stavolta gli scrittori della serie riescono a mettere insieme storie auto contenute come quella dedicata ai fantasmi del sesso e quella di Red Jack riuscendo però anche a inserirci storie personali e portando ogni personaggio a una crescita maggiore che servirà poi nella battaglia finale con il Candlemaker. Insomma, Jeremy Carver e gli sceneggiatori riescono a prendere tutti i buoni elementi della prima stagione, li fondono in una trama forte, senza essere noiosi o prettamente già visti. Infatti, è la stessa Doom Patrol che ben si presta a queste storie di redenzione e crescita oltre che a raccontare parti dimenticate della società.


Ecco il trailer ufficiale della seconda stagione di Doom Patrol, in attesa della terza stagione

RASSEGNA PANORAMICA
Doom Patrol stagione 2
9
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Sono Luca, fin da piccolo mi sono interessato ai fumetti e successivamente alle serie tv, quando mi è stata data la possibilità di parlare delle mie passioni mi sono ficcato in questo progetto. PS: Ryan Ottley mi ha chiamato Tyrion non ricordandosi il mio nome.
doom-patrol-stagione-2-famiglia-e-fine-del-mondo-recensioneLa seconda stagione di Doom Patrol si dimostra anche più forte della prima, dopo aver introdotto i personaggi, si può permettere di creare storie molto più contenute e veloci senza necessità di dilungarsi. Seppur le puntate durino sempre comunque cinquanta minuti, stavolta gli scrittori della serie riescono a mettere insieme storie auto contenute come quella dedicata ai fantasmi del sesso e quella di Red Jack riuscendo però anche a inserirci storie personali e portando ogni personaggio a una crescita maggiore che servirà poi nella battaglia finale con il Candlemaker. Insomma, Jeremy Carver e gli sceneggiatori riescono a prendere tutti i buoni elementi della prima stagione, li fondono in una trama forte, senza essere noiosi o prettamente già visti. Infatti, è la stessa Doom Patrol che ben si presta a queste storie di redenzione e crescita oltre che a raccontare parti dimenticate della società.

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