Viggo Mortensen è salito alla ribalta dell’attenzione internazionale nel mondo del cinema, lo si sa, grazie alla sua interpretazione di Aragorn nella trilogia adattamento dei romanzi di J.R.R. Tolkien de Il Signore degli Anelli diretta da Peter Jackson. Da lì l’attore è stato perlopiù ricordato per quel ruolo, ma nell’ultimo periodo Mortensen è riuscito definitivamente ad affrancarsi dal personaggio della Terra di Mezzo, grazie a piccole grandi perle come Captain Fantastic e Green Book. Tra le sue altre prove degne di nota si può, anzi si deve ricordare quella de La promessa dell’assassino, che nel 2008 gli è valsa la sua prima nomination agli Oscar, per la statuetta del miglior attore protagonista. Insomma, grazie alle sue prove sempre precise e sentite, l’attore negli ultimi anni sta vivendo una sorta di seconda primavera artistica e, sicuramente con l’intenzione di mettersi ulteriormente alla prova ma soprattutto per raccontare qualcosa che secondo lui andava raccontato, Viggo Mortensen ha deciso di occupare anche il posto dietro la macchina da presa, realizzando e portando in sala Falling – Storia di un padre, film scritto, diretto e interpretato dallo stesso Mortensen, che, come se non bastasse, ha anche deciso di occuparsi della composizione della colonna sonora. L’attore, de facto, ha deciso di buttarsi in un progetto che gli permettesse di esprimersi su più livelli, riuscendo a valorizzare il suo essere artista a 360 gradi.
Willis (Lance Henriksen) è appena arrivato in California perché, vista la sua età, non può più vivere da solo ed ha deciso di trasferirsi più vicino a suo figlio John (Viggo Mortensen), che vive con il suo compagno Eric e loro figlia Monica. In attesa di trovare una sistemazione, padre e figlio dovranno convivere e condividere del tempo insieme, e questo riporterà a galla una serie di dissapori e attriti mai completamente risanatisi e che anzi, sono pronti ad esplodere, in virtù del rapporto burrascoso tra Willis e John e, soprattutto, delle condizioni mentali non più eccelse dell’anziano, che lo rendono una persona difficile da gestire e con cui interagire.
Trattandosi di un’opera prima, va subito detto in maniera chiara e diretta: Falling – Storia di un padre è un ottimo esordio alla regia. Viggo Mortensen ha deciso di osare dal punto di vista narrativo e di non provare a trattenersi per il timore di eccedere: il risultato è un film bello da vedere, coinvolgente e che sa toccare le corde giuste del pubblico, soprattutto se qualcuna delle persone presenti in sala ha vissuto situazioni analoghe. Perché, effettivamente, il sottotitolo italiano della pellicola è azzeccato: la pellicola racconta situazioni vere e reali, che chiunque potrebbe vivere e così facendo è molto più facile che questa possa, come si suol dire, arrivare allo spettatore, strappando a volte un sorriso, perché no anche amaro, a testimonianza di poter comprendere cosa si sta raccontando sul grande schermo. Chi comprende ed ha vissuto certamente le vicende di Willis e John è lo stesso regista, Viggo Mortensen, che ha dichiarato di aver avuto molteplici esperienze con la demenza senile nella sua famiglia, specialmente dalla parte paterna, e per questo motivo ha sentito il bisogno di esternare e mettere su pellicola il suo vissuto e parte del suo rapporto con il padre. Non a caso, dunque, ne vien fuori un film con un vero e proprio cuore pulsante, in grado di far emozionare non poco.
La storia è fondamentalmente molto semplice, come si è potuto leggere dalla sinossi: Willis è anziano, non può più stare da solo, si affida (all’incirca) alle cure dei figli ma come le persone nella terza età è convinto, a fasi alterne, di potersi gestire ancora da solo. Ciò che ne consegue è una serie di discussioni più o meno accese, più o meno cattive, tra lui e i figli John e Sarah. Ciò che contribuisce ad approfondire il tutto è la scelta della sceneggiatura di intervallare queste scene con altre ambientate nel passaggio, in cui John e Sarah sono soltanto dei bambini, e dei ragazzi dopo, ma soprattutto in cui Willis è più giovane, in modo tale da far comprendere meglio al pubblico la storia e le origini dei problemi tra le parti coinvolte, a cosa sono dovute e a cosa si possono ricondurre, con un occhio sempre al periodo storico, in cui si stigmatizzavano con eccessiva facilità, in modo del tutto sbagliato, determinati ruoli o atteggiamenti. Da rivedere la gestione del minutaggio, perché in un paio di occasioni il film ripropone situazioni simili e un taglio in quei momenti, e di conseguenza una durata un po’ più breve, avrebbe giovato ad una fruizione più leggera della pellicola.
La regia è forse l’elemento meno saliente del film: Viggo Mortensen non fa un brutto lavoro dietro la macchina da presa, sia chiaro, ma non si tratta nemmeno di qualcosa di estremamente innovativo o ricercato. Falling – Storia di un padre ha una regia molto semplice, quasi essenziale, che funziona bene con tutto il resto dell’impianto, perché al centro ci sono le emozioni dei personaggi, le loro storie e i loro vissuti precedenti a ciò che il film sta raccontando. Questo può sembrare quasi un controsenso, perché spesso quando si parla di opere prime, il regista in erba cerca quasi la vetrina, insegue l’esercizio di stile per dimostrare la sua bravura. In questo caso no, probabilmente grazie alla sua esperienza sui set, Mortensen ha la maturità di capire cosa serve veramente alla pellicola, non andandosi a perdere in fronzoli che per quanto possono esser belli spesso finiscono per togliere spazio a ciò che il film vuole veramente trasmettere.
Dove invece Falling – Storia di un padre ha un picco incredibile è nella colonna sonora, sempre curata personalmente da Viggo Mortensen: le musiche sono tutte quante perfette per le situazioni e le scene che vanno a condire e decorare, dimostrando (qui veramente, sul serio) la bravura e la consapevolezza di un regista che, pur essendo al suo primo film, sa alla perfezione come valorizzare determinate scene con il comparto musicale. Sicuramente, in tal senso, nonostante l’altissimo numero di compiti, l’esser stato anche sceneggiatore e compositore del progetto ha in un certo modo aiutato Mortensen ad avere una visione totale del progetto e capire come valorizzarlo nei punti e nei momenti giusti.
Sul fronte delle interpretazioni, vale la pena sottolineare quelle dei due protagonisti: tutti gli altri personaggi di Falling – Storia di un padre hanno un ruolo più di contorno e si limitano ad essere delle spalle per l’interazione tra i personaggi di Lance Henriksen e Viggo Mortensen. Il primo mette in scena uno splendido, nel senso di incredibilmente verosimile e credibile, uomo di terza età, ormai totalmente caduto (da qui il titolo del film) nei drammi della demenza senile, che spaziano dalle paranoie al non ricordarsi per esempio determinate conversazioni: Henriksen interpreta alla perfezione un uomo burbero, scontroso, completamente fuori dal tempo in cui sta vivendo, ancorato al passato, confuso dall’età, ma al tempo stesso capace di avere alcuni attimi di lucidità e tenerezza, facendo capire, a suo modo certo, di tenere comunque alle persone che ha attorno. L’attore riesce in tutto questo e rende il suo personaggio assolutamente vero, perché questo è quello che è. Stesso discorso si può fare per il John di Viggo Mortensen: l’uomo è, come tanti nella vita reale, alle prese con un genitore che non vuole accettare il suo aver bisogno di aiuto ed è costretto a battagliare col padre, in prima istanza per amore nei suoi confronti. E proprio in virtù di questo amore, John non cede (quasi) mai, accettando una buona dose di umiliazioni e ingiustizie da parte del padre, che già quando era capace di intendere e volere nel pieno delle sue facoltà non gli aveva reso la vita facile, anzi. Mortensen con i suoi silenzi, i suoi sospiri, i suoi sguardi verso il basso e il suo “rimboccarsi le maniche” va a creare un vero e proprio personaggio resiliente, risoluto e deciso a fare del bene, senza però mettere da parte l’amor proprio al quale deve aggrapparsi per non farsi risucchiare totalmente dal padre. Una scena condivisa dei due, verso il finale del film, è incredibile per la potenza, sotto diversi punti di vista, specialmente i dialoghi e le interpretazioni.
In sostanza, Falling – Storia di un padre è un film vivo. Un film che racconta, in modo simile a ciò che faceva The Father di Florian Zeller, una storia che in molti dei presenti in sala potrebbero aver vissuto o star vivendo. L’esordio da regista di Viggo Mortensen è sicuramente positivo e, soprattutto, intimo, perché il regista mette su schermo una storia che lo tocca nel profondo e per questo motivo riesce a gestire tutti gli ingranaggi nel migliore dei modi. La sceneggiatura è semplice ma toccante, la regia supporta la narrazione e le musiche, anche queste firmate da Mortensen, contribuiscono a rendere il tutto più indimenticabile, grave e pulsante. Il cinema ha già potuto largamente apprezzare, specialmente negli ultimi anni, il Viggo Mortensen attore. In Falling – Storia di un padre si ritroverà davanti un artista completo a 360 gradi: regista, sceneggiatore, attore e compositore.
Falling – Storia di un padre sarà al cinema a partire dal prossimo 26 agosto. Di seguito, il trailer ufficiale del film: