Approda oggi su Netflix la terza stagione di Glow, serie tv prodotta dai creatori di Orange Is The New Black, che si concentra sulla vera storia delle Gorgeous Ladies of Wrestling, come definite nella serie “Le Grandiose Lottatrici del Wrestling”, tra le prime federazioni di wrestling a proporre incontri tra donne, in un periodo storico in cui le donne nel mondo del wrestling erano rilegate alla figura di accompagnatrici, come Miss Elizabeth con il leggendario “Macho Man” Randy Savege.
La serie racconta dunque la storia romanzata di Ruth Wilder (Alison Brie). Nella Los Angeles di quel periodo, questa attrice disoccupata ed in difficoltà ha un’ultima possibilità di ottenere il successo quando viene catapultata nel mondo pieno di glitter e tessuti elasticizzati del wrestling femminile. Oltre a collaborare con dodici sbandate di Hollywood, Ruth deve anche affrontare Debbie Eagan (Betty Gilpin), un’ex attrice di soap opera che si è ritirata per avere un figlio ed è costretta a tornare a lavorare quando la sua vita si rivela non essere in realtà poi così perfetta. A dirigere il tutto c’è Sam Sylvia (Marc Maron), regista di film di serie B in declino, che ora deve condurre questo gruppo di donne verso la fama. Nella terza stagione le ragazze di Glow si trasferiscono a Las Vegas. Sono lo spettacolo principale all’hotel e casinò di Fan-Tan e presto si rendono conto che in città ci sono molte più difficoltà che lustrini. Da sempre cheerleader del gruppo, Ruth coltiva una passione per lo spettacolo, che però incomincia ad avere un ruolo di secondo piano rispetto alla sua sempre più complicata vita personale. Debbie sta per diventare produttrice, ma continua a essere consumata dai sensi di colpa per la lontananza dal figlio. Mentre la loro permanenza prosegue, il confine tra finzione e realtà si confonde e le amiche si trovano ad affrontare ognuna la propria identità dentro e fuori dal ring.
Rispetto alle due stagioni precedenti, questa terza stagione risulta un po’ sottotono, prefiggendosi tutte le caratteristiche da stagione di transizione. Ma andiamo con ordine. Per quanto riguarda la trama strettamente legata al wrestling, che non è mai stata il reale fulcro della serie, cade ancor di più in secondo piano in quanto, giustamente, poco interessa mostrare parti di show quotidiani con sempre lo stesso copione. Glow in questa stagione non ha un contratto televisivo ma si esibisce come attrazione principale dell’hotel e casinò di Fan-Tan, dunque la creatività dello show viene ridotta al minimo sforzo, in quanto non serviva a nulla portare avanti delle storyline che nessuno avrebbe seguito. Nonostante tutto, il wrestling diventa protagonista di 2 ottime puntate, davvero molto divertenti e ricche di inside joke.
Molto più spazio rispetto alle precedenti stagioni, viene dato ai personaggi, il vero fulcro di Glow. Spazio però non sempre ben sfruttato, in quanto buona parte dei personaggi non viene utilizzato a dovere a dovere. Ruth, pur amando lo show come se fosse una sua creatura, si troverà in un momento di stanca a causa della ripetitività dello spettacolo, in cui inizierà a guardarsi intorno, cercando di sfruttare a suo favore un’occasione che potrebbe portarla realmente al successo cinematografico. Nel mentre anche la sua relazione a distanza con Russel inizierà ad avere alti e bassi. Dall’altro lato abbiamo Debbie, ormai produttrice dello show oltre che interprete di Liberty Belle, anche lei in crisi a causa della distanza con suo figlio Randy di cui sta perdendo i primi anni e esperienze di vita. Divisa tra il lavoro ed un disperato tentativo di riprendere in mano il suo ruolo di donna, Debbie si importa nel corso della stagione come il game-changer per la svolta del finale di stagione. Gli altri personaggi su cui la stagione si sofferma maggiormente sono la donna lupo Sheila e, a sorpresa, il produttore di Glow Bash Howard. Entrambi saranno protagonisti di un cambio di status quo molto rilevante che, almeno per quanto riguarda Bash cambierà molte dinamiche future della serie. Importante la rivelazione intorno a Sheila, protagonista di una sequenza di forte pathos che però poi viene messa da parte repentinamente dalla trama principale. Tutti gli altri personaggi hanno ruoli minori nella serie, le loro storyline vengono sì portate avanti ma in modo poco incisivo, ben lontani dal trattamento ricevuto ad esempio da Tammé, aka Welfare Queen, nella quarta puntata della seconda stagione. La stagione vede anche il debutto di alcune new entry, su tutti Bobby Barns, drag queen protagonista di un’altro spettacolo del Casinò, interpretato superbamente da Kevin Cahoon. Bobby sarà un personaggio cruciale per la storia di alcune ragazze, una guida a cui affidarsi per accettarsi e comprendere chi si è realmente.
Dal punto di vista tecnico la serie resta a buoni livelli, arricchendosi su alcune trovate niente male, come il brillante espediente creato per mettere in scena un time-slip nell’episodio 8. Per evitare di fare in molte serie in cui i time-skip vengono inseriti al massimo con una banale scritta “tot mesi dopo”, Lynn Shelton, regista dell’episodio sopra citato, crea una maschera principale, in questo caso Ruth che si strucca, per poi inserire nello sfondo il time-skip, così da fissare il focus sul tempo che passa e sulla ripetitività della routine della protagonista, in modo da rendere ancora più evidente come il ripetere quotidianamente lo stesso identico show all’hotel casinò Fan-Tan stia effettivamente logorando il personaggio interpretato da Alison Brie. Rimangono invariate anche le buone performance attoriali, a cui si aggiunge quella ottima del sopracitato Kevin Cahoon.
In conclusione, la terza stagione di Glow, pur presentandosi sempre come un’ottimo prodotto d’intrattenimento, risulta un po’ sottotono rispetto alle due stagioni precedenti. Una stagione di transizione insomma che spiana il terreno ad una quarta stagione che si preannuncia davvero entusiasmante.