Ad un anno dall’uscita della prima stagione, torna su Amazon Prime Video Hanna, che per necessità narrative riprende proprio dalla fine della stagione uno, buttandoci di nuovo nell’azione. Vediamo dunque insieme se questa nuova stagione è riuscita a fugare i dubbi che accompagnavano il finale della stagione uno.

Dopo che Hanna (Esme Creed-Miles) e Clara (Yasmin Monet Prince) sono riuscite a scappare dalla struttura Utrax in Romania e dopo che, durante la fuga, Erik (Joel Kinnaman) gravemente ferito non ce l’ha fatta, sono rimaste sole e sono braccate dalla CIA. Intanto, Marissa (Mireille Enos) è dovuta tornare alla CIA per rispondere di quello che è successo nella struttura segreta e lì scoprirà che il suo vecchio capo, John Carmichael (Dermot Mulroney) è ben a conoscenza del progetto segreto ed anzi lui stesso lo dirige nell’ombra. Come se non bastasse, l’arrivo di Carmichael ha portato il progetto Utrax Regenesis alla seconda fase, quella della socialità.

Innanzitutto va detto che la seconda stagione, a differenza della prima, non può più contare sulla fama di Kinnaman e nemmeno sui misteri dietro al progetto segreto (già ben delineato nel finale della stagione uno) e anche sul misterioso ruolo di Marissa nel tutto: la serie si trova dunque a doversi reinventare facendolo anche bene. La stagione due ci porta in un contesto parecchio interessante, soprattutto con il fatto che finalmente Hanna diventa veramente la protagonista in tutto della narrazione insieme alle ragazze del progetto, ora trasferite nella struttura dei Meadows. La giovane attrice, qui un po’ più grandicella, riesce bene a sopperire all’assenza della figura di Kinnaman, trovando, anzi rinnovando, l’ottima chimica che aveva con l’attrice che interpreta Marissa Wiegler, ora passata dalla parte dell’ex partner e disposta a tutto pur di proteggere Hanna. Allo stesso tempo però, serve una carta selvaggia, la serie ne ha bisogno per poter avere un po’ di imprevedibilità e questa carta è rappresentata da Clara, Jules e Sandy, tre ragazze del programma Regenesis che hanno parecchio spazio sullo schermo sin dalle prime puntate. Saranno le tre ragazze a portare in scena la rabbia giovanile e l’esclusione in un contesto chiuso e sociale come quello dei Meadows che in parte riprende le classiche scuole borghesi Inglesi. Questi presupposti rendono molto più dinamica la serie sin dall’inizio e allo stesso tempo ci portano una diversa visione di quello che sarebbe potuto essere Hanna se fosse rimasta nella mani dell’agenzia. Inoltre, finalmente abbiamo un grande villain: John Carmichael, interpretato da Dermot Mulroney. Perché ricordiamo come quello che più ha fatto male alla stagione uno, quell’elemento che più persone avevano additato come un peccato, era l’assenza di un personaggio “cattivo” che potesse catalizzare l’odio degli spettatori ed essere un problema imponente per Hanna ed Erik. La prima stagione poteva avere sia Marissa e Sawyer, ma la prima aveva diverse sfumature, mentre il secondo era solo un pupazzetto, che ha anche fatto la fine del pupazzetto senza neanche scomodare il morente Erik. Carmichael, a differenza di Sawyer, è inquietante, inarrestabile e pronto a tutto, rispetta Marissa, la vuole proteggere, ma saprebbe eliminarla pur di arrivare a vedere il suo progetto a compimento, lui vuole che Utrax viva, del resto non gli importa.

Passando invece all’azione, altro punto debole della prima stagione, soprattutto nelle prime puntate, con un budget decisamente più alto e meno registi dietro alla macchina da presa, il problema è stato brillantemente risolto. Le 8 puntate che compongono questa seconda stagione sono infatti affidate ad Eva Husson e Ugla Hauksdóttir, oltre che a David Farr, anche showrunner della serie. I 3 registi dunque danno una certa coerenza stilistica alla serie, che nella prima stagione si è persa, consegnano due prime puntate carine, quelle centrali non particolarmente ispirate e le ultime due davvero dense di azione e movimentazioni di trama. Insomma, la consistenza interna qui c’è e fa apprezzare di più il tutto.

Purtroppo non è tutto oro quello che luccica: infatti, seppur sia stato fatto un ottimo lavoro a livello di caratterizzazione, anche questa stagione ha dei difetti dal punto di vista del dipanarsi degli eventi, alcune volte troppo veloci, altre molto lenti, quasi a voler davvero tirare fuori 8 puntate da una storia che ne avrebbe necessitato sei a dir tanto. Però va anche detto che non tratta lo spettatore da idiota, partendo ovviamente dal presupposto che la stagione è un seguito non perde tempo a rispiegare tutto, quindi la stagione uno diventa necessaria, ma allo stesso tempo permette di apprezzare di più la crescita personale di Hanna e degli altri personaggi.

In definitiva, com’è questa seconda stagione? Buona, capiamoci, non siamo di fronte al prodotto action thriller che salverà la televisione, ma prende un buon film di Joe Wright e continua a tradurlo bene nel linguaggio televisivo in modo da poter anche far riscoprire lo stesso film e romanzo.

RASSEGNA PANORAMICA
Hanna Stagione 2
7
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Sono Luca, fin da piccolo mi sono interessato ai fumetti e successivamente alle serie tv, quando mi è stata data la possibilità di parlare delle mie passioni mi sono ficcato in questo progetto. PS: Ryan Ottley mi ha chiamato Tyrion non ricordandosi il mio nome.
hanna-stagione-2-la-rabbia-dei-giovani-recensioneHanna nella sua seconda stagione riesce in parte a correggere gli errori della prima stagione: un’azione non particolarmente chiara ed ispirata e personaggi un po’ anonimi, soprattutto il cattivo. Qui la chimica tra la giovane attrice, qui un po’ più grandicella riesce bene a sopperire all’assenza della figura di Kinnaman, trovando, anzi rinnovando l’ottima chimica che aveva con l’attrice che interpreta Marissa Wiegler, ora passata dalla parte dell’ex partner e disposta a tutto pur di proteggere Hanna. Dermot Mulroney invece ci consegna un villain inarrestabile e veramente odioso, ma affascinante. Seppur sia stato fatto un ottimo lavoro a livello di caratterizzazione, anche questa stagione ha dei difetti dal punto di vista del dipanarsi degli eventi, alcune volte troppo veloci, altre molto lenti, quasi a voler davvero tirare fuori 8 puntate da una storia che ne avrebbe necessitato 6 a dir tanto. La serie continua a tradurre bene nel linguaggio televisivo il film di Wright e il romanzo omonimo, ma bisognerà vedere cosa riserva il futuro o se ci sarà un futuro per Hanna.

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