Quanti di voi hanno familiarità con il concetto di “zen”? In poche parole, Zen è una forma mentale, uno stato dello spirito che non ha tempo né luogo. È un modo di vivere nella completa semplicità, senza fare nulla di straordinario, ma stupendosi dell’ordinario.
Tale forma mentale è ben radicata nella società giapponese, il che è ben visibile anche nelle branche più pop della cultura del sol levante. Mangaka del calibro di Keiichi Arawi e Inio Asano hanno saputo creare capolavori introspettivi e sfaccettati, ponendosi una singola domanda:
Quanto è può essere straordinaria l’ordinarietà?
L’autore dell’opera presa in esame or ora non è dissimile dai suoi sopracitati colleghi e, seppur con uno stile fantasioso e personale, ha già raccontato una straordinaria storia di magnifica, cruda e intensa realtà. Tra il 2008 e il 2009 (nel 2010, per noi Italiani) Ken Niimura e il suo famigerato complice Joe Kelly hanno colpito al cuore migliaia di lettori, armati dell’acclamata miniserie “I Kill Giants“. Il successo del sopracitato urban-fantasy ha fatto figurare Niimura sulle mappe, dando risalto a tutte le sue opere successive. L’ultima delle suddette fatiche, pubblicata in collaborazione con la Image Comics e nel nostro paese da Bao Publishing nella collana Aiken, si intitola “Henshin” ed è una raccolta di tredici racconti incentrati sulla vita in Giappone. Il titolo di questa raccolta sarà di certo balzata all’occhio di tutti i fan delle serie “super sentai” come “Kamen Raider“. La parola Henshin, traducibile in “trasformazione”, è infatti il grido di battaglia con cui i protagonisti cambiano la loro identità in quella dei loro alter ego mascherati.
Con I Kill Giants, Niimura ha dato ampiamente prova della validità del suo stile artistico, tuttavia il lavoro fatto su Henshin è, sotto molti aspetti, differente da ciò che l’artista ha prodotto finora.
Lo stile di Niimura è, per sua natura, graffiante e ruvido, tuttavia la maggior parte dei sopracitati tredici racconti sembra composta da lavori incompiuti e non da opere sperimentali o provocatorie.
Tra tutti il dodicesimo racconto, “Il supereroe del quartiere“, si distingue negativamente per essere tanto grezzo da sembrare un bozzetto pubblicato come parte degli extra realizzativi del volume.
Tuttavia, al netto dei difetti, la sperimentazione con cui Niimura ha saturato il comparto artistico di Henshin riserva anche molte piacevoli sorprese. Il sesto cortometraggio, “escursioni estive“, incorpora alcune tecniche ink-wash davvero incantevoli e rappresenta la storia più visivamente coerente e sorprendente dell’intera raccolta. In “il gattino e io“, Niimura sperimenta sia a livello visivo che narrativo, raccontando alcuni aneddoti autobiografici della sua vita come mangaka.
Dalla lettura di Henshin risulta palese che Niimura è un eccelso artista ma un mediocre scrittore. Per quanto il comparto narrativo abbia degli innegabili picchi qualitativi, esso risulta estremamente irregolare, specialmente se messo in relazione con un comparto artistico di per sé incoerente. Inoltre, è difficile individuare una singola storia in cui disegno e narrazione di qualità elevata siano presenti simultaneamente. Uno dei racconti meglio scritti: “tra due fuochi” (un simpatico rimando alla branca più tradizionale del filone super-eroico), è anche uno dei più poveri in termini artistici. Allo stesso modo, lo splendore visivo del già citato “escursioni estive“, è offuscato da una scrittura poco coerente. Indubbiamente, molti dei “bachi narrativi” di Henshin derivano dal chiaro intento di Niimura di voler dare alla narrazione uno in stile orientale, senza però aggrapparsi a tutti gli stereotipi e alle linee guida che ciò comporta. I lettori abituati a manga dal taglio più “indie” troveranno lo stile narrativo molto accattivante. Nel complesso, Henshin si presenta come una lettura abbastanza solida e scorrevole. È un interessante scorcio di società nipponica con qualche momento di eccellenza artistico-narrativa. “Storia dell’ultimo treno” è uno di racconti che definiscono l’intera raccolta: un uomo, rimasto bloccato in una stazione ferroviaria durante la notte, incontra una ragazza. È una storia tanto semplice quanto straordinaria, sia in termini di scrittura che di grafica.
In conclusione, anche nei suoi momenti più bassi più bassi, Ken Niimura centra sempre l’obbiettivo. Il suo sperimentare, con così tante tecniche di storytelling, è chiaramente puntato a suscitare le più disparate emozioni nel lettore. Alla luce di ciò, Henshin potrebbe non essere un must-have, ma vale sicuramente la pena dargli una possibilità.