Perché leggi fumetti? Perché passi le domeniche a giocare di ruolo chiuso in camera con i tuoi amici? Perché gridi “Leeroy Jenkins” quando giochi al computer?
Quante di queste domande vi sono state poste al meno una volta nella vita? A quante di esse non sapete dare una risposta sincera ed esaustiva? Non parlo di una risposta per il vostro interlocutore, ma di una risposta per voi stessi.
Per qualcuno questi sono hobby che iniziano in modo causale e che, forse, dopo qualche tempo acquistano dei significati aggiuntivi. Alcuni di voi hanno sviluppato un’innata passione per il fantasy o per la gente che mette le mutande sopra i calzoni, da qui il motivo della fissazione con un determinato passatempo. Insomma, non deve per forza esserci una motivazione profonda alla base di un comportamento o di una passione…
…ma a volte c’è.
La vita è un’avventura, è innegabile. Per ognuno la quest è differente, a volte è meravigliosa, a volte è dura. La costante è solo una: per alcune cose, il tiro di dadi non conta nulla.
Non c’è tiro fortuna, non c’è incantesimo, non c’è nessuno modo di influenzare certi avvenimenti. Possiamo andare in ira, caricare, ma, purtroppo, alcuni nemici non possono essere sconfitti. Ad alcune paure non si può dare forma, tanto che, spesso, si sceglie di sublimarle in qualcosa di familiare.
I Kill Giants è una storia intrisa delle connotazioni di una saga fantasy pura e classica ma, nel contempo, è uno slice of life denso di sentimenti e situazioni molto diversificate che, chi più chi meno, ha provato e vissuto nel corso della propria vita.
Barbara è una ragazzina di Oyster Bay (Long Island, USA) che frequenta la quinta elementare ed è una appassionata di Dungeons & Dragons. La grande abilità che rende Barbara una bravissima Dungeon Master non deriva solo dalla sua enciclopedica conoscenza delle regole e dalla sua grande fantasia, ma anche dal suo lavoro:
Barbara è una cacciatrice di giganti.
A differenza delle persone che ha intorno a se, Barbara può vedere un intero mondo nascosto in bella vista, che convive con il piano di realtà che tutti noi percepiamo. Folletti, gnomi e altre creature sono intorno a noi, durante la vita di tutti i giorni, ma non tutti sono in grado di vederli.
La maggior parte di queste creature non rappresentano un problema per l’uomo comunque, eccezione fatta per quelle che compaiono nel titolo di questa mini-saga: i giganti.
I giganti sono creature malvagie, tanto antiche quanto oscure, il passaggio di un gigante non è come quello di una tempesta, perché il gigante depreda e distrugge tutto ciò che c’è di positivo, lasciando dietro di se solo la disperazione della fine di tutte le cose.
Barbara ha un segreto. Qualcosa che vuole nascondere a se stessa, qualcosa che non può affrontare perché, paradossalmente, lei è preparata allo scontro con un gigante, ma non ad affrontare la sua più grande paura…
Il tratto folle e ibrido Asiatico-Europe di Ken Niimura rende alla perfezione il divario tra il fantasy e lo slice of life. Niimura fa un uso massiccio delle ombre, sfruttandole per definire non solo i dettagli, ma anche per differenziare gli elementi facenti parte del comparto fantasy (il fatto che ciò includa anche le pedine di D&D è M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O) da quelli più realistici. La parte più “asian” dello stile del disegnatore prende il sopravvento in particolar modo nelle scene d’azione, rendendole degne rivali delle migliori tavole sfornate dalla Gainax. Inutile dire che il comparto grafico è perfettamente in sincronia con quello narrativo.
Nel Marzo del 2001 Joe Kelly scrisse “What’s So Funny About Truth, Justice & the American Way?” Titolo del numero 775 di Action Comics universalmente riconosciuto come la miglior storia one-shot di Superman mai scritta.
Di per se questo dovrebbe rendere l’idea delle capacità di dello scrittore di I Kill Giants, tuttavia non basta a definire quanto sia vivido e realistico il modo in cui egli ha saputo raccontare un comparto emotivo così particolare.
Di Kelly, ahimè, non conosco la storia personale al di fuori delle sue pubblicazioni, per cui non so dire se effettivamente abbia vissuto degli eventi simili a quelli qui narrati, ma la cosa sarebbe perfettamente coerente.
I Kill Giants è semplicemente “umano.” I Kill Giants non ci insegna nulla, perché non sa nulla. Questa storia parla di una persona che, di punto in bianco si ritrova nel bel mezzo un evento inaspettato, uno di quelli a cui nessuno, a prescindere dall’età e dai trascorsi, sa come rapportarsi.
Cosa faccio ora? Come reagisco? Potrei correre dritto verso il pericolo brandendo il mio maglio da guerra! Forse dovrei fermarmi a riflettere. Forse ho già perso…
Non c’è una risposta sbagliata, non c’è una risposta corretta, chi ci è passato lo sa… In una situazione simile, nonostante sia un boccone amaro e difficile da ingoiare, abbiamo una sola certezza:
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