Era il 2008 quando Mark Millar e John Romita Jr. diedero vita al mondo di Kick-Ass. L’avventura tragicomica di Dave Lizewski riuscì immediatamente a catturare l’attenzione di critica e pubblico. Mostrando cosa accadrebbe se un fan di fumetti decidesse di indossare un costume e diventare un vero e proprio supereroe, Kick-Ass diventò un successo commerciale, giocando sugli stereotipi tipici del genere, mescolando abilmente personaggi bizzarri e azione sopra le righe che sfocia in un tripudio di violenza di stampo tarantiniano.
Uno dei personaggi più emblematici della serie è senza alcun dubbio Hit-Girl, aka Mindy McCready, ragazzina di dodici anni che, a colpi di katana e pistole, combatte, o meglio, estirpa il crimine assieme al padre Big Daddy, incarnando una versione estrema e a tratti perversa del Dinamico Duo. Dimostrandosi un personaggio carismatico e magnetico, capace di rubare la scena a Kick-Ass, Hit-Girl si è fatta strada fin da subito nel cuore dei fans, tanto da guadagnarsi nel 2012 una miniserie posta a cavallo tra Kick-Ass e Kick-Ass 2.
Quattro anni dopo la fine di Kick-Ass 3, Mark Millar (Wanted, Old Man Logan) decide di tornare a lavorare sul personaggio questa volta accompagnato dalle matite di Ricardo Lopez Ortiz (Wolf, Zero). Il primo volume intitolato In Colombia, edito da Panini Comics nel classico volume cartonato, contiene i primi quattro numeri della nuova serie regolare Image, prima che lo scrittore scozzese ceda le redini della testata ad autori del calibro di Jeff Lemire e Kevin Smith ed artisti quali Eduardo Risso e Rafael Albuquerque.
In Colombia si apre dopo gli eventi di Kick-Ass 3: in seguito al ritiro di Dave Lizewski, Mindy si trova in procinto di arruolare un nuovo sidekick per continuare la sua attività di vigilante che, come intuibile dal titolo, la porterà nei caldi e afosi territori colombiani. Approdata in Colombia per aiutare una madre disperata in cerca di vendetta per la morte del figlio, Mindy otterrà alla sua maniera, la collaborazione di Mano, il più temuto e spietato assassino di tutta la Colombia, con il quale Hit-Girl formerà un team-up atipico ma sempre all’insegna della violenza più sfrenata, da sempre marchio di fabbrica della serie.
È risaputo che Hit-Girl o Kick-Ass siano dei prodotti di puro intrattenimento che riescono abilmente ad amalgamare fan service, ironia e violenza portatandola all’eccesso. Il primo capitolo della trilogia di Millar-Romita Jr. era però stato capace di affascinare il pubblico anche per l’interessante caratterizzazione di alcuni dei suoi protagonisti, tra i quali citiamo Dave e Damon McCready che seppur grotteschi riescono fin da subito ad entrare in sintonia con il lettore, il quale riesce ad immedesimarsi in loro.
Come detto in precedenza, Mindy e la sua controparte in costume Hit-Girl è senza alcun dubbio uno dei personaggi migliori dell’universo di Kick-Ass, nonché uno dei più emblematici creati dallo scozzese. Superato il banale paragone con una versione più estrema del Robin Milleriano, Mindy/Hit-Girl si è rivelata un personaggio ben sviluppato, con una crescita inaspettata nell’arco delle tre miniserie, riuscendo ad affrontare la morte del padre e trovare (a modo suo ovviamente) il suo posto nel mondo.
Nel primo numero di questa nuova serie del Millarworld, lo scrittore scozzese torna a mostrare il lato più umano di Mindy, quando la giovane rivela al “nuovo” Kick-Ass di sentirsi terribilmente sola dopo la morte del padre, sentimento che alimenta il suo voler trovare un nuovo aiutante. Purtroppo questo elemento capace di creare empatia con il lettore viene totalmente dimenticato dopo poche pagine, sostituito da una Hit-Girl sanguinaria e senza freni, che alla lunga stanca diventando l’ombra di se stessa. La poca cura data da Millar alla sua protagonista, soprattutto se comparata ai lavori precedenti, ci da subito l’idea della natura della serie: l’intreccio dai toni molto anonimi, si può riassumere in un ripetersi di situazioni che vedono Hit-Girl e Mano far piazza pulita della peggior feccia criminale, in un tripudio di violenza ingiustificata, usata come riempitivo e per mascherare la pochezza di contenuti.
Il carattere anonimo e poco ispirato della serie lo si ritrova anche nelle matite di Ortiz. Abbandonate le figure pesanti e i toni cupi di Romita Jr., Ricardo Lopez Ortiz ci presenta figure più snelle e dinamiche, con un design che strizza l’occhio al pubblico più giovane, figlio dell’animazione orientale ma purtroppo appiattite anche dai colori di Sunny Gho. Se da un lato è apprezzabile il volersi staccare dai toni tipici della serie, il lavoro di Ortiz e Gho non funziona come dovrebbe, stonando con l’ambientazione e risultando monotono e ripetitivo.
In definitiva, il debutto di Hit-Girl non convince, risultando una lettura anonima e blanda. Sullo stile di Batman Inc., nei prossimi numeri Hit-Girl espanderà a livello globale la sua lotta al crimine: per ogni località raggiunta si alternerà un diverso team creativo che si spera possa risollevare la qualità della serie dopo questa partenza da dimenticare.