Incredibile ma vero, anche questa edizione del festival di Venezia è iniziata! Chi lo avrebbe mai detto? Invece, il 2 settembre c’è stata la prima di Lacci, il film d’apertura di questa 77esima mostra del cinema di Venezia. Lacci è il nuovo lungometraggio di Daniele Luchetti, regista italiano famoso soprattutto per pellicole come Mio fratello è figlio unico, La Nostra Vita e Momenti di trascurabile felicità.
La cosa incredibile di questa apertura è proprio il fatto che sia italiano il film, visto che era da ben 11 anni (con Baarià di Giusepppe Tornatore) che un lungometraggio del nostro paese aprisse la mostra. Negli ultimi anni ad aprire la mostra i titoli erano stati Le verità di Kore-eda, First Man di Chazelle, Downsizing di Alexander Payne e La La Land, sempre di Damien Chazelle. Tutti prodotti molto importanti, con sempre grandi nomi di richiamo, quest’anno vista la situazione si è deciso di puntare sulla nostra terra e di dare spazio ad un film che era già in lizza per partecipare ad un altro festival molto importante, quello di Cannes.
Luchetti come ha fatto per i suoi ultimi lungometraggi, Anni Felici, Io sono Tempesta e Momenti di trascurabile felicità, confeziona una pellicola semplice fatti di piccoli intenti e piccole cose che convince la metà di quanto dovrebbe. Al centro della trama di questa pellicola la crisi matrimoniale. Il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed infedeltà, di rancore e vergogna. Tratto dal romanzo omonimo di Domenico Starnone, che ha anche scritto la sceneggiatura assieme al regista e a Francesco Piccolo, a livello di storia, purtroppo, non riesce a pungere quanto dovrebbe e non scuote al 100% i personaggi, che, pur con una storia abbastanza vista e rivista, avrebbero del potenziale.
La connessione passato-futuro stona abbastanza e non è collegata bene come dovrebbe, facendo risultare le situazioni poco forti e senza un grande mordente o cose da dire.
Un Marriage Story all’italiana, potrebbero dire alcuni vedendo il film: non è esattamente così, visto che la parte del futuro dove vediamo i protagonisti invecchiati non regala alcuna emozione, quella nel passato, invece, se avesse avuto più spazio, avrebbe sicuramente dato una luce diversa alla narrazione.
Gli attori non riescono tutti ad essere convincenti, Luigi Lo Cascio e Silvio Orlando (ovvero Aldo nel passato e nel presente) sono i più convincenti, donando entrambi delle buone performance in linea con la loro carriera attoriale. Non convincono Alba Rohrwacher e Laura Morante (rispettivamente Vanda nel passato e nel presente) visto che sono troppo impostate e si sente proprio il fatto che stiano recitando. La cosa peggiore del film sono i figli da adulti interpretati da Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno (quasi irriconoscibile) che nel finale hanno una delle scene più brutte viste recentemente in una produzione italiana, che affossa il film più di quanto dovrebbe.
In sostanza, Lacci è un film mediocre, con alcune buone interpretazioni, una regia di mestiere, vista la carriera di Daniele Luchetti e una tecnica non male, ma che pecca molto in sceneggiatura e in alcune scelte stilistiche e di narrazione. Un’apertura un po’ sottotono per Venezia, ma non ci lamentiamo troppo.