L’anno è il 2367. La nave, la Vihaan II. Nave autoptica con equipaggio di quattro unità. Georges Malik, il Capitano della nave, sta guidando il suo equipaggio in una missione di routine: in un mondo in cui le risorse scarseggiano, le navi autoptiche fluttuano intorno all’orbita di colossali divinità per estrarne materiali e materie prime. Ma Georges ha in mente qualcosa di diverso. Potremmo riassumere così l’incipit del primo volume di Li Troviamo Solo Quando Sono Morti (We Only Find Them When They’re Dead), la nuova, interessantissima opera di Al Ewing e Simone Di Meo, edita da Boom! Studios negli Stati Uniti e da Edizioni BD in Italia.

“La prima volta che ci si trova di fronte ad un Dio non si dimentica mai.
Le dimensioni impossibili. La pura e semplice immensità.
L’inconcepibile bellezza. Gli Dei sono sempre bellissimi.
E gli Dei sono sempre morti.”

Siamo in un mondo futuristico in cui, come già anticipato, coraggiosi equipaggi a bordo di navi autoptiche fluttuano intorno a gigantesche divinità (che, come da titolo, sono sempre morte) per ottenerne parti da utilizzare come materie prime, che si tratti di cibo o di altre fonti di energia. Queste razzie controllate sono monitorate da agenti di polizia che devono assicurarsi che tutto vada per il verso giusto e, soprattutto, che gli equipaggi seguano i protocolli, si approprino delle parti di divinità autorizzate, e che non si diano al contrabbando, che frutterebbe decisamente più guadagni ma, come di norma, è illegale.

Li Troviamo Solo Quando Sono Morti

In questo scenario conosciamo l’equipaggio della Vihaan II, capitanata da Georges Malik, e composta da Ella Hauer, coroner, Alice Wirth, quartiermastro e Jason Hauer, ingegnere. I quattro, apparentemente impegnati in una missione di recupero cibo, hanno in realtà un piano diverso (sarebbe più giusto dire che il capitano ha un piano diverso, ma sono dettagli), ovvero trovare una divinità viva. Ma, come è ovvio che sia, non sarà un’impresa facile e senza qualcuno che metta loro i bastoni tra le ruote.
In questo scenario, tuttavia, la principale attrazione sono gli Dei, motore di tutta la vicenda: come fanno anche i personaggi della storia scritta da Ewing, ci troveremo a domandarci da dove arrivino queste misteriose creature ma, soprattutto, se ne esistano di vive, se sia possibile trovarle, e quale sia il loro ruolo in tutta la vicenda. In mezzo a tutto questo, scopriremo i rapporti e le emozioni dei protagonisti, mossi chi dall’amore e chi dall’odio, chi dall’amicizia e chi dalla ricerca della vendetta.

Al Ewing è uno scrittore che non ha bisogno di presentazioni: da sempre autore di prove più che valide, è salito ulteriormente alla ribalta negli ultimi anni per la clamorosa run di Immortal Hulk in casa Marvel, con la quale ha riportato il Gigante di Giada a livelli qualitativi e di fama che non si vedevano da un pezzo, dando vita ad un ciclo di storie che ancora oggi vengono acclamate e che hanno convinto pubblico e critica praticamente all’unanimità. Con Li Troviamo Solo Quando Sono Morti, lo scrittore britannico abbandona (in parte) le atmosfere horror di Immortal Hulk per tornare ad un genere in cui aveva già dato prova della propria bravura con un grande ciclo di storie, sempre in Marvel, sulla serie Ultimates: la fantascienza. L’atmosfera a bordo della Vihaan, la gestione dei rapporti nel gruppo, il perfetto utilizzo di flashback per raccontarci vicende del passato che ci permettano di capire il presente, tutto viene gestito alla perfezione in questo primo volume che, come da tradizione in questo genere di storie, serve per costruire l’intreccio narrativo e la caratterizzazione dei protagonisti. Inoltre, Ewing ha maturato, sempre (ma non solo, basti pensare anche a Guardiani della Galassia) su Ultimates, un particolare feeling con tutto quello che riguarda l’ignoto, lo spazio, l’esplorazione dei confini sia fisici che psicologici, e questo primo volume di Li Troviamo Solo Quando Sono Morti ne mostra a pieno tutte le qualità. Inutile dire che un autore che si è cimentato con Galactus e con le entità cosmiche della Marvel non poteva che trovarsi a proprio agio nel raccontare una storia in cui enormi divinità morte che fluttuano nello spazio sono parte fondamentale della vicenda.

E se Ewing si riconferma ancora una volta uno dei migliori autori in circolazione, il primo libro di  Li Troviamo Solo Quando Sono Morti mette in risalto, se ancora ce ne fosse bisogno, tutta la classe e la maturità artistica di Simone Di Meo che, tra vascelli spaziali, giganti divinità fluttuanti e scene di quotidianità e sentimenti, sfodera un repertorio clamoroso, unito ad una costruzione della tavola super dinamica, con colori, gestiti dallo stesso disegnatore in collaborazione con Mariasara Miotti, che arricchiscono ulteriormente l’esperienza visiva che, va detto, basterebbe a vendere da solo il volume anche se ci trovassimo di fronte ad una storia pessima. Si tratta probabilmente della miglior prova del disegnatore italiano, ed è comprensibile, essendo Li Troviamo Solo Quando Sono Morti una serie creator owned libera da vincoli di continuity e di paletti, anche estetici, legati ai personaggi delle case editrici per le quali Simone ha lavorato negli anni. E infatti, se dovessimo elencare uno solo dei molti pregi del lavoro di Di Meo, sarebbe senza dubbio il character design, o meglio ancora, l’intero design, di tutta l’opera: un lavoro assolutamente ispirato e variegato, che mostra un amore evidente per un certo tipo di estetica sci-fi.

Un primo volume assolutamente convincente, che mette in campo tutti gli elementi, compreso il cliffhanger finale, per una storia che saprà, se manterrà le premesse, mettere d’accordo gli amanti della fantascienza più classica ma anche lettori non necessariamente esperti ed appassionati di viaggi spaziali, esplorazione dell’ignoto e di tutti i temi più classici della letteratura sci-fi.

Al Ewing e Simone Di Meo imbastiscono un primo arco narrativo di Li Troviamo Solo Quando Sono Morti che racchiude quasi alla perfezione tutti gli elementi per una buona storia: mistero, rapporti ben gestiti e dosati nel modo giusto all’interno della narrazione, un passato che influenza il futuro, azione, amore e tragedia, il tutto messo in scena con una qualità visiva impressionante.


Il primo volume di Li Troviamo Solo Quando Sono Morti è ora disponibile in bundle con Seven Secrets in tutte le fumetterie, librerie e store online. Singolarmente sarà acquistabile dal 19 Maggio 2021.

RASSEGNA PANORAMICA
Li Troviamo Solo Quando Sono Morti
8,5
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Il vecchio della redazione: un cocktail a base di supereroi, battle shonen, videogiochi, basket, fantasy e metal. Agitare, ma non troppo (che poi sta male), prima dell'uso.
li-troviamo-solo-quando-sono-morti-vol-1-di-al-ewing-e-simone-di-meo-recensioneAl Ewing e Simone Di Meo imbastiscono un primo arco narrativo di Li Troviamo Solo Quando Sono Morti che racchiude quasi alla perfezione tutti gli elementi per una buona storia: mistero, rapporti ben gestiti e dosati nel modo giusto all'interno della narrazione, un passato che influenza il futuro, azione, amore e tragedia, il tutto messo in scena con una qualità visiva impressionante.  Un primo volume assolutamente convincente, che mette in campo tutti gli elementi, compreso il cliffhanger finale, per una storia che saprà, se manterrà le premesse, mettere d'accordo gli amanti della fantascienza più classica ma anche lettori non necessariamente esperti ed appassionati di viaggi spaziali, esplorazione dell'ignoto e di tutti i temi più classici della letteratura sci-fi.

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