Come ormai tradizione da quattro anni, c’è un produttore italiano che prova a fare qualcosa di mai visto nel cinema italiano, e questa persona è Matteo Rovere con la sua casa di produzione ovvero la Groenlandia. Quest’anno lo abbiamo visto distribuire il biopic per Rai1 Carosello Carosone e il film uscito su Amazon Prime, Blackout Love, ora invece arriva alla Mostra del Cinema di Venezia in contemporanea con l’uscita in sala Mondocane, diretto da Alessandro Celli, un film distopico e post apocalittico con protagonista Alessandro Borghi.

In un futuro non molto lontano, Taranto è una città fantasma cinta dal filo spinato in cui nessuno, nemmeno la Polizia, si azzarda a entrare. Sono rimasti i più poveri che lottano per la sopravvivenza, mentre una gang criminale, le Formiche, capeggiate dal carismatico Testacalda (Alessandro Borghi), si contende il territorio con un’altra gang. Due orfani tredicenni, cresciuti insieme, sognano di entrare in quella banda. Pietro, detto Mondocane per aver superato la prova d’accettazione nella gang, impone Christian al gruppo che lo deride chiamandolo Pisciasotto. Ma qualcosa si incrina nel loro equilibrio mettendo a rischio tutto quello in cui credono.

MondocaneCome si può intuire dalla trama in realtà il vero protagonista, diversamente da quanto il poster e il trailer ci facciano credere, non è Borghi, ma i due giovani ragazzi interpretati da Dennis Protopapa e Giuliano Soprano. I due giovani attori sono anche la cosa più interessante del film, le loro azioni e il loro approccio a questo mondo danno una bella forza alla narrazione, lo sviluppo della loro amicizia e di come cercano di trovare il proprio posto nel mondo post apocalittico che li circonda è sicuramente uno dei punti di forza della sceneggiatura ed in generale della pellicola.

Una sceneggiatura che, tuttavia, è allo stesso tempo un problema: se il setting della pellicola è una versione nostrana di quanto già visto nel cinema di genere, da Mad Max a Waterworld, con una evidente e volutissima citazione alla situazione dell’Ilva e alla problematica situazione politico-sociale-economica del nostro paese, con un futuro che non sembra poi così tanto lontano, gli eventi sanno un po’ troppo di già visto, con una via di mezzo tra il romanzo di formazione e il messaggio ecologista che potrebbe non entusiasmare, andando a svilire anche l’ottimo lavoro di scenografia e fotografia del film di Celli. Celli che, va detto, opta per una regia molto pulita, senza strafare, trovando il tempo per qualche scena d’azione decisamente interessante e per la particolare enfasi che da proprio alla scenografia, vero cavallo di battaglia di Mondocane.

Mondocane ha, poi, un ulteriore problema, anche se forse è ingeneroso etichettarlo come tale: Alessandro Borghi. Ormai star a tutto tondo del nostro cinema, Borghi ha forse la colpa di portare in scena un personaggio che non si discosta troppo da altri ruoli che lo hanno reso celebre, come Aureliano di Suburra o Remo de Il Primo Re, con un eccessivo overacting ed in generale, una recitazione abbastanza sopra le righe, che tendono forse ad accentuare nel modo sbagliato l’enfasi che si vorrebbe dare ad alcune scene.

In conclusione possiamo dire che Mondocane è un altro passo importante produttivamente per il cinema italiano, che però risente sicuramente di un budget un po’ scarno e che avrebbe meritato un approccio di scrittura più importante: così facendo risulta semplicemente un film medio con un potenziale sprecato.


Mondocane di Alessandro Celli è ora disponibile nelle sale cinematografiche italiane. Di seguito il trailer del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Mondocane
5.5
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Ho 23 anni, vivo a Perugia e studio a Roma. Dirigo, scrivo e produco cortometraggi per la Nostalghia Prod., società di produzione da me creata e diretta. Ho all' attivo 16 cortometraggi diretti da me, oltre che altri 16 solamente prodotti. Scrivo e collaboro per RedCapes.it da Gennaio 2019.
mondocane-di-alessandro-celli-il-film-distopico-con-alessandro-borghi-recensione-venezia-78Mondocane è un altro passo importante produttivamente per il cinema italiano, che però risente sicuramente di un budget un po' scarno e che avrebbe meritato un approccio di scrittura più importante: così facendo risulta semplicemente un film medio con un potenziale sprecato. Alcune intuizioni, sia di trama che registiche che di scenografia, sono davvero notevoli, compensate in negativo da altrettante ingenuità e da un Alessandro Borghi che ricorda troppo altri suoi ruoli iconici.

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