Il momento tanto atteso è finalmente arrivato: dopo sette anni, con l’arrivo di Sony PlayStation 5 e Microsoft Xbox Series X e Series S, le console si apprestano ad entrare nella loro nona generazione che, come sempre, è accompagnata da un mix di speranze, incertezza, imponenti campagne di marketing, strategie commerciali e l’immancabile, stupida console war, unico elemento di cui faremmo tutti volentieri a meno.
Che scenario ci aspetta, quindi, a due mesi scarsi dall’arrivo della next (ormai non più così next) gen?
Uno scenario decisamente diverso rispetto allo scorso salto generazionale, almeno per quanto riguarda le scelte dei due colossi, ma che nasce proprio dalla scorsa gen.
DUE FILOSOFIE DIAMETRALMENTE OPPOSTE
Occorre fare un passo indietro per capire meglio il quadro generale: due generazioni or sono, Xbox 360 e PlayStation 3 hanno portato lo “scontro” su un duplice terreno di battaglia. Da un lato le esclusive, cavallo di battaglia di tutti i fan quando devono sancire quale sia la console “migliore”, e dall’altro lato, e forse ce ne siamo dimenticati, l’ambiente multiplayer, community, live: se dal punto di vista delle esclusive, Sony ha iniziato a consolidare proprio con PS3 un processo di “Nintendizzazione” (perdonate il termine), dedicando sempre maggior attenzione alla produzione di titoli esclusivi per la propria console e la propria customer base, Microsoft con Xbox, con il servizio Live (decisamente meglio realizzato rispetto alla controparte Sony) ha iniziato a gettare le basi per quello che, negli ultimi anni, è diventato il cavallo di battaglia del “play anywhere”.
La tendenza si è sempre più consolidata con la generazione che stiamo per salutare: Sony, con PlayStation 4, è ormai nota principalmente per le grandi esclusive, avendo sfornato, nella scorsa gen, titoli come Bloodborne, Death Stranding, Horizon Zero Dawn, Uncharted, The Last of Us e avendo annunciato, alla recente presentazione di PS5, un’esclusiva di assoluto livello come Final Fantasy XVI, un gioco che, da solo, potrebbe spostare decisamente molti equilibri in termini di scelta della console.
D’altro canto, la recentissima acquisizione di Zenimax e Bethesda da parte di Microsoft, con il relativo plausibile inserimento dei futuri titoli delle saghe The Elder Scrolls, Fallout e Doom, per citarne alcuni, nel servizio Game Pass, con la relativa possibilità di avere titoli tripla A di grido al day one al semplice costo di un abbonamento mensile, ha spostato nuovamente la tendenza verso Microsoft, dando il via a quella che, negli ultimi giorni, è un’animata discussione su quello che, secondo i fan, dovrebbe fare Sony e, sempre secondo i commentatori da social, dovrebbe fare Bethesda.
GAME PASS VS ESCLUSIVE
Detto questo, la situazione appare abbastanza lineare: i due colossi che ormai da anni sono i principali attori del mercato videoludico, con il “terzo incomodo” Nintendo che va per la propria strada grazie al grande successo di Switch, hanno scelto due linee sempre più distanti, che delineano due filosofie decisamente opposte. Mentre Sony punta, giustamente ed in linea con i trend della precedente gen, a coccolare i propri clienti facendoli sentire parte di una sorta di élite fidelizzata, in modo non diverso da quanto, in altri ambiti, fa Apple, Microsoft punta all’opposto, dicendo ai giocatori “Ehi, a noi non importa molto se compri Xbox Series X, Series S, One, One X, o un PC, o uno smartphone, noi ti vogliamo vendere un servizio come Netflix ma con i videogiochi”.
Due filosofie diverse, che rispecchiano anche un momento decisamente topico per il mondo del videogioco. Da un lato Sony, così come Nintendo, porta allo stato dell’arte il concetto di appartenenza, di esclusività rimanendo legata ad una concezione più “classica”, seppur modernizzata, del videogioco. Videogioco visto come singolo prodotto, da acquistare (in formato fisico o digitale), da godere appieno in tutta la sua bellezza, fidelizzandosi sempre di più all’azienda che lo ha in esclusiva. Ovviamente, sia Sony che Nintendo non vivono solo di esclusive, ma sicuramente puntano forte su quel punto. E ancora, sia Sony che Nintendo non sono ferme agli anni ’90: hanno i propri servizi multiplayer, i propri servizi streaming (almeno Sony), e sono attive anche sul fronte del cross-platform, anche se timidamente e solo con pochi titoli talmente famosi da non poter essere trattati diversamente.
Dall’altra parte Microsoft fa di questo il proprio cavallo di battaglia: in una recente intervista ha dichiarato che, per il successo di Xbox, non faranno affidamento su molte esclusive, ed è proprio quello il punto. Game Pass è un servizio che punta ad essere ovunque, l’aggiunta di Xcloud, che sta debuttando anche su dispositivi mobile, l’acquisizione di più studios possibili per produrre sempre più contenuti, tutto punta in direzione di un’offerta che possa raggiungere più potenziali clienti possibili. Non significa ovviamente che Xbox non avrà le sue grandi esclusive: Halo, nonostante il travagliato rinvio a seguito delle polemiche sulla presentazione, resta una IP di assoluto prestigio, Gears of War, ormai solo Gears, è un franchise che, seppur possa aver perso un po’ di smalto, ha un fanbase mostruosa e un intero ecosistema esport a supportarlo. E ancora, Forza è un brand che tira e non poco, e il recente annuncio del ritorno di Fable arricchisce senza dubbio il parco titoli esclusivi per la console con la X.
QUINDI, CHI VINCE?
Siamo quindi di fronte a due posizioni totalmente opposte, concettualmente inconciliabili, e l’ovvia domanda che tutti si porranno è: chi l’avrà vinta?
Ecco, in un mondo ideale, la risposta sarebbe “tutti e nessuno”. Un vero amante dei videogiochi dovrebbe solo sperare che entrambi i colossi abbiano successo nei loro intenti, e che ai due, e a Nintendo, si affianchino ulteriori nuove realtà, per diversificare, migliorare la qualità tramite lo stimolo della competizione, per regalare ai videogiocatori prodotti dalla qualità sempre maggiore, una scelta sempre più ampia e servizi sempre più perfezionati. Purtroppo, una bella fetta dei sedicenti appassionati preferisce invece dividersi come una qualsiasi tifoseria e sbeffeggiare o criticare “l’avversario”.
Da qui iniziative scellerate come la recente richiesta a Sony, da parte dei fan, di acquisire Konami come risposta all’acquisizione Bethesda da parte di Microsoft.
Innanzitutto, Konami, dal punto di vista videoludico, è un’azienda in grosso calo, con IP interessantissime e celebri che non vedono una nuova uscita da svariati anni: basti pensare a franchise come Castlevania, Metal Gear, Silent Hill, con il solo PES che continua ad avere un buon successo. Inoltre, chiunque abbia un minimo di conoscenza del settore, sa benissimo che l’acquisizione di Bethesda non significa in automatico giochi in esclusiva Xbox: come confermato anche dai diretti interessati, verrà valutato il singolo gioco e la strategia di distribuzione per esso, e possiamo essere abbastanza certi del fatto che Microsoft non si farà scappare l’occasione di guadagnare da un gioco (qualcuno ha detto the Elder Scrolls VI?) venduto anche sulle console della concorrenza. Certo, magari un paio di mesi dopo l’uscita, questo è plausibile.
Ora, non è tutto oro quel che luccica, perché Sony e Microsoft (lasciamo fuori Nintendo per ora) non sono perfette e hanno i loro difetti. Quello su cui Sony, probabilmente, non ha ancora voluto fare un passo deciso, è l’argomento retrocompatibilità: non si critica la scelta o meno di rendere retrocompatibili le proprie console, perché sono scelte di marketing, ma si critica la fumosità con la quale queste scelte vengono rese note, i cambi di direzione in corsa, le affermazioni come “il 99% dei titoli sarà retrocompatibile”, salvo che poi quell’1% sono i titoli di maggior richiamo ed in odore di remastered (qualcuno ha detto The Last of Us Parte 2?)
D’altro canto, Microsoft ha corretto in corsa una campagna marketing che, partita in pompa magna, ha visto un crollo con la presentazione di Halo: non puoi parlare per mesi di teraflop e potenza della console e poi presentare il tuo titolo di punta, che dovrebbe uscire al lancio della console, con una grafica che sembra quella di una console old gen. Semplicemente non lo presenti. Se abbiamo “accusato” Sony di poca chiarezza sull’argomento retrocompatibilità, di sicuro non possiamo risparmiare Microsoft dall’accusa di aver generato hype per poi deludere le aspettative. E, da un’azienda che dovrebbe aver imparato dai propri errori del passato, ci aspettiamo che questi non avvengano più. E infatti, da quel giorno Xbox ha recuperato giorno dopo giorno fino alla notizia di Bethesda.
Ultimo punto di questa situazione: la console war esiste solo nel cervello dei fan.
Sony e Microsoft, Sony e Nintendo, Nintendo e Microsoft non si fanno la guerra, anzi. Sono aziende concorrenti che, com’è giusto che sia, non essendo delle Onlus, mirano al profitto e fanno tutto quanto in loro potere per migliorare i propri prodotti e cercare di accaparrarsi clienti e produrre utili. Fine.
Nulla di più, nulla di meno.