Debutta venerdì su Disney+, nella sezione Star, Prey di Dan Trachtenberg, nuovo film del franchise di Predator, prequel della pellicola originale del 1987 con Arnold Schwarzenegger. Grazie a Disney abbiamo abbiamo avuto il piacere di vedere il nuovo film prodotto da 20th Century Studios in anteprima e questa è la nostra recensione!

La pellicola arriva dopo un disastroso quarto capitolo, diretto da Shane Black, un successo assicurato sulla carta praticamente e che poteva contare un cast ricco di star come Boyd Holbrook, Jacob Tremblay, Sterling K. Brown e altri. Dunque, pareva davvero difficile sulla carta che una pellicola come questa, un prequel, ambientato nel 1700 e con un regista noto per lo più per 10 Cloverfiled Lane e che non può nemmeno vantare un cast stellare potesse sorprendere, ed invece è successo.

Ambientato 300 anni fa nella Nazione Comanche, Prey è la storia di una giovane donna di nome Naru (Amber Midthunder), guerriera feroce ed estremamente abile. Cresciuta all’ombra di alcuni dei più leggendari cacciatori che si aggirano per le Grandi Pianure, Naru intende proteggere la sua gente quando un pericolo minaccia il suo accampamento. La preda che insegue, e che infine affronta, si rivela essere un predatore alieno altamente evoluto con un arsenale tecnologicamente avanzato: ne nasce una feroce e terrificante resa dei conti tra i due avversari.

Predator è un franchise che nasce dall’importanza che Arnold Schwarzenegger deteneva negli anni ’80, una pellicola action, con una premessa semplice ed un attore muscolare a portare avanti la baracca. I suoi seguiti chiaramente non hanno fatto differenza, quale più quale meno giocavano tutti sul grande nome e sulla spietata caccia che si instaurava tra questo e l’alieno. E già da questo Prey si distanzia dal filo conduttore dei precedenti film: la sua protagonista è Amber Midthunder, giovanissima Nativa Americana che attraverso tutto il film si dovrà confrontare prima con la sua tribù, poi con nemici esterni ed allo stesso tempo con il mostro caduto dal cielo. Trasformare Predator in una storia di crescita è una scelta alquanto coraggiosa e lo è di più se affiancata alla sua natura di prequel e con un cast praticamente costituito al 90% da nativi americani. Eppure, la storia di questa ragazzina, la sua rivalità con il fratello Tabe (Dakota Beavers) è parte di quello che rende questo film unico, il cuore della storia non è solamente la caccia ma una scoperta di sé stessi e della propria forza interiore e di come essere insignificanti in alcuni istanti non vuol dire non avere valore, ma essere ancora alla ricerca del proprio momento, che verrà prima o poi. La giovane Midthunder in questo senso risulta vincente, sin dagli occhi si può percepire come sia sempre un passo avanti agli altri membri della tribù, lei non guarda indietro, solo avanti, ma anche per questo fa errori ed impara da essi in tutto il film.

PreyVisivamente la pellicola è splendida, le distese di verde, i boschi e le montagne immerse in una splendida naturalità che esprime davvero una sensazione di fuori dal tempo ed antichità, rendono anche questa una piccola scelta coraggiosa e apprezzata. I personaggi si muovono in queste distese naturali come poche ne sono rimaste al mondo e la loro appartenenza a quella terra non si discute, lo si vede da come si muovono e anche da come usano la loro terra tessa come arma contro il predatore alieno. Trachtenberg cerca dunque di mascherare un budget non esorbitante con un vedo e non vedo, mostrando molto poco il mostro all’inizio ma facendolo sentire grazie alle sue riconoscibili sonorità e alla colonna sonora, che in un film del genere diventa fondamentale. Il regista riesce anche a gestire in maniera molto dinamica i combattenti; sebbene in alcuni punti risulti un po’ ingessato e forse confuso, il risultato per il primo lungometraggio prettamente action è notevole ed anzi ammirabile sopratutto nelle scene in notturna, le più difficili, che qui hanno una doppia funzione, simbolica e di risparmio soldi per gli effetti speciali, nonostante ve ne siano molti anche di pratici.

Prey dunque non aveva un compito facile, eppure la pellicola diretta da Trachtenberg riesce, con un incipit molto semplice, quasi quanto quello del primo film degli anni ’80, a creare sin da subito un collegamento con lo spettatore e immergerlo nella caccia. La pellicola grazie ad un ampio uso di sequenze in notturna e giocando con la tecnologia stealth del Predator riesce a creare un nemico pericoloso ed elusivo, la cui presenza è sempre sentita nella pellicola ma mai eccessiva. Infatti, il film non è un film di Predator, quanto più una storia di caccia e di crescita, in cui la preda (Amber Midthunder) ne diventa il cuore ed il motore trainante per quasi tutta la pellicola. La regia messa in gioco da Trachtenberg riesce a sfruttare meravigliosamente le lande incolte delle Grandi pianure ma anche i momenti più puramente action. Per certi versi, questo prequel ricorda molto il film originale, giocando però non sulla muscolare stazza del suo protagonista, ma sull’intelligenza di Naru e sulla conoscenza del territorio. In definitiva, e con molta sorpresa, possiamo dire che questo Prey rappresenta una rinascita per il franchise che si era un po’ bloccato su sé stesso, richiedendo troppo alla trama e dimenticandosi come semplicemente alla fine di tutto, qualsiasi film del franchise dovrebbe essere una storia di preda e predatore. Quindi, se siete fan del franchise accorrete a vederlo perché ne vale assolutamente la pena.


Prey sarà disponibile su Disney+ nella sezione Star dal 5 agosto 2022. Di seguito potete visionare il trailer del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Prey
7.5
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Sono Luca, fin da piccolo mi sono interessato ai fumetti e successivamente alle serie tv, quando mi è stata data la possibilità di parlare delle mie passioni mi sono ficcato in questo progetto. PS: Ryan Ottley mi ha chiamato Tyrion non ricordandosi il mio nome.
prey-di-dan-trachtenberg-la-rinascita-viene-dal-passato-recensionePrey non ha un compito facile, deve far ritornare l'interesse del pubblico nel franchise dopo un disastroso quarto capitolo che aveva tutte le carte in regola per essere un grande film action. La pellicola diretta da Trachtenberg riesce, con un incipit molto semplice, quasi quanto quello del primo film degli anni '80 a creare sin da subito un collegamento con lo spettatore e immergerlo nella caccia. La pellicola grazie ad un ampio uso di sequenze in notturna e giocando con la tecnologia stealth del Predator riesce a creare un nemico pericoloso ed elusivo, la cui presenza è sempre sentita nella pellicola ma mai eccessiva. Infatti, il film non è un film di Predator, quanto più una storia di una caccia, in cui la preda (Amber Midthunder) ne diventa il cuore ed il motore trainante per quasi tutta la pellicola. La regia messa in gioco da Trachtenberg riesce a sfruttare meravigliosamente le lande incolte delle Grandi pianure ma anche i momenti più puramente action. Per certi versi, questo prequel ricorda molto il film originale, giocando però non sulla muscolare stazza del suo protagonista, ma sull'intelligenza di Naru e sulla conoscenza del territorio. In definitiva, e con molta sorpresa possiamo dire che questo Prey rappresenta una rinascita per il franchise che si era un pò bloccato su sé stesso, richiedendo troppo alla trama e dimenticandosi come semplicemente alla fine di tutto, qualsiasi film del franchise dovrebbe essere una storia di preda e predatore. Quindi, se siete fan del franchise accorrete a vederlo perché ne vale assolutamente la pena. 

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