Premessa:
Non voglio analizzare la serie tv dal punto di vista registico, nè fotografico nè tecnico, voglio concentrarmi sul risultato finale, quindi cercherò di essere il più preciso possibile, e ovviamente limiterò gli spoiler a cose mostrate nei trailer e a dettagli della sinossi come appunto la natura del lavoro di Ray e similitudini con popolari media.
Buona Lettura!
Chi è Ray Donovan?
Ray è stato definito in tanti modi, un risolutore, un gangster, un violento, un padre e un marito ma non è solo questo. Liev Schreiber porta sullo schermo un personaggio cazzuto che già dalla prima puntata dimostra di essere lui il fulcro di tutto, lui dà il nome alle serie e lui fa da Deus Ex Machina nelle situazioni.
Il personaggio di Ray è definito dal suo passato, oscuro per molti versi e sconosciuto fino al termine della Stagione 1, in effetti all’inizio sappiamo molte più cose sugli altri componenti della famiglia: Mickey Donovan (interpretato dal grandissimo Jon Voight), Terry Donovan (Eddie Marsan), Bunchy Donovan (Dash Mihok), Darryl Donovan (Pooch Hall) e ovviamente anche di Abby Donovan (Paula Malcomson).
Ray fa di tutto per poter dare ai figli ciò che lui non ha mai avuto e dare alla sua famiglia ciò che meritano, il Fite Club di Terry, la macchina a Connor ecc…
Proprio il Fite Club è una espressione ben precisa del retaggio dei Donovan, combattenti sia sul ring che nella vita.
Perché bisogna sempre ricordarsi che di questa serie il fulcro sarà pure Ray, ma anche la sua famiglia gioca un ruolo importante, tanto da dare il nome al prossimo paragrafo di questa recensione.
Che Famiglia!
I Donovan sono una famiglia Irlandese che ha vissuto a South Boston e proprio per questo costituiscono lo stereotipo di questa tipologia. Ray,Terry e Bunchy hanno un rapporto difficile con il padre, Mickey, uscito di galera di recente, sarà proprio da qui che parte la serie e le disavventure della famiglia. Molta rilevanza nella serie la ha anche la religione, che da Ray viene vista con disprezzo a causa di quello che un prete ha fatto ai suoi due fratelli.
Anche il rapporto con la famiglia non è dei migliori, sopratutto perché possiamo dire che ha un comportamento molto iper-protettivo verso i figli e un morboso attaccamento a Ray, che in certe situazioni è giustificato, in altre no.
Viene molto semplice individuare in Ray il membro forte, in Terry quello saggio e in Bunchy quello debole, mentre Darryl rappresenta il nuovo arrivato quello che prende di più da tutti i fratelli Donovan.
Per quanto Ray odi il padre è comunque sangue del suo sangue, e anche il personaggio di Mickey risulta attaccato alla famiglia nonostante lo dimostri a modo suo.
Altro interessante particolare è lo spazio che viene dato ad ogni componente, possiamo dire che se qualcuno è sacrificato in certi episodi si riprende subito negli altri, arrivando quindi in 4 anni ad essere maturato. Non si può dire che il personaggio è arrivato da un punto A ad un punto B preciso, ma si può dire che c’è stato un cambiamento graduale e le dinamiche cambiano, si evolvono e non rimangono mai le stesse.
Ray è anche un padre, e in quanto padre di due figli lo vedremo spesso in situazioni genitoriali strane. Come tutti i padri la preferita è la figlia, Bridget, che ricorda fin troppo a Ray sua sorella, morta tragicamente in giovane età. Sarà proprio questo uno dei motivi che porteranno il protagonista ad essere rancoroso verso il padre e troppo protettivo con la figlia.
Oltre alla famiglia di Sangue , il nostro protagonista si è creato intorno a lui una famiglia di lavoro, molto particolare. Ray arrivato a L.A. ha infatti trovato in Ezra Goodman (Elliott Gould) una sorta di padre che l’ha istruito e inserito nella scena hollywoodiana come risolutore di problemi, proprio Ezra sarà artefice di un dei più grossi avvenimenti della Stagione 2. Abbiamo poi Avi (Steven Bauer) che possiamo considerare essere il miglior amico di Ray e anche il suo braccio destro per i lavori non proprio puliti e anche Lena (Katherine Moennig) che fa da analista, ricercatrice e tutto quello che Avi non può fare.
Anche questa seconda famiglia sarà importante per Ray a tal punto da considerarla in più occasioni per avere qualcuno vicino alla sua famiglia.
Parere Personale
Ammetto che al tempo non gli avevo dato fiducia, ho voluto provarla con l’arrivo di Netflix nel nostro paese e ogni giorno mi pento di non averla vista prima. Ray Donovan è una serie che mostra diverse contaminazioni da vari generi, stando sempre sul genere del gangster movie misto all’action.
Oltre ai generi cinematografici a cui è molto debitore il prodotto finale, le situazioni sembrano uscite direttamente da GTA e questo è palese già nell’episodio 1 della prima stagione, che già dal titolo spiega tutto, Il Sacchetto o la Mazza.
La Prima Stagione non ha difetti e pregi se non nel suo essere una novità e dover settare così lo standard che seguirà da lì in poi, infatti molto del lavoro che è stato svolto sulla famiglia è concentrata nei primi 12 episodi.
La Seconda e Terza Stagione invece sono molto più spedite e più story-driven, guidano infatti lo spettatore attraverso ogni passo di Ray Donovan senza renderlo troppo una macchietta.
La migliore fin ora secondo me rimane la Terza Stagione che ha dimostrato di aver imparato dagli errori delle prime due creando una storia che si muove organicamente senza annoiare e sopratutto senza cedere al facile clichè.
La Quarta Stagione (quella appena terminata per intenderci) non la posiziono sul secondo scalino del podio, in quel posto c’è la prima che ha saputo catturarmi fin dall’inizio sopratutto grazie alla presenza magnetica di Liev Schreiber che, quatto quatto, è diventato un’icona grazie a questa serie.
Trovo che i maggiori difetti della Quarta Stagione siano la troppa netta divisione tra l’inizio e la fine, come se il susseguirsi degli eventi principali fosse rallentato da quello degli avvenimenti secondari che non mostravano purtroppo nulla di nuovo, continuo a nutrire grandi riserve sul personaggio di Hector Campos e spero di vedere la sua caduta nella Stagione 5 (già confermata!).
Ma Ray Donovan è anche una sorta di rarità nel panorama televisivo infatti ogni stagione ha una trama che è a sè e che dà allo spettatore quel senso di completezza, tant’è che non si arriva quasi mai, tranne nella terza Stagione a voler vedere la stagione successiva per un cliffhanger, lo si fa perché si è così appagati da volerne ancora e subito.
La consiglio? Assolutamente. Poi insomma tutte le stagioni stanno su Netflix, cosa aspettate?
Voto: 9-