[Recensione] Il Miracolo di Niccolò Ammaniti – Politica, religione e mistero si uniscono

0

La scorsa settimana è terminata su SkyAtlantic la prima stagione di “Il Miracolo”, serie tv Italiana di genere Thriller/Mistery/Horror creata da Niccolò Ammaniti.

La serie segue le vicende di un gruppo di Militari, Scienziati, Preti e Politici che si trovano a dover custodire un segreto inquietante: una Madonna che piange sangue. Il Primo ministro Pietromarchi (Guido Caprino) viene chiamato nel pieno della notte dal Generale dell’Arma dei Carabinieri Votta (Sergio Albelli); l’uomo riferirà al Premier che durante un raid in un nascondiglio di un boss dell’Ndrangheta, Molocco (Sergio Valastro) è stata ritrovata una madonna che piange sangue, un evento Miracoloso, ma anche pericoloso per l’Italia. Il paese sta passando un periodo difficile, l’uscita dall’Europa che era cosa impossibile col passare dei giorni sembra diventare una certezza e la situazione famigliare del Premier non lo aiuta a gestire questo Miracolo e la situazione politica Italiana e al possibile disastro che ne conseguirebbe se fosse rivelata.

Alla sceneggiatura di questi 8 episodi troviamo Ammaniti, Stefano BisesFrancesca Marciano e Francesca Manieri. Come già era intuibile dalle prime due puntate, la narrazione della serie non è per nulla convenzionale, si prende i suoi tempi per tratteggiare tutti i personaggi e darci uno squarcio delle loro vite al di fuori del mistero. Vi è quindi una strana forza che ci trasporta da casa Pietromarchi al luogo dove si trova la madonna, a Padre Marcello (Tommaso Ragno) e nel mezzo inserisce dei personaggi che apparentemente non hanno alcun legame con la storia, ma che potrebbero tornare utili per risolvere il mistero o per le vite dei protagonisti. La misteriosa Madonna pur assumendo rilevanza sin da subito, si manifesta sotto forma di minaccia esoterica, ricordando film del mistero e dell’orrore di altri tempi, ma senza ricordare che quei tempi sono passati e che non siamo al cinema ma in televisione. Sembra ormai quasi scontato dare spazio ai personaggi più che alla trama stessa, spesso nel cinema o nella televisione nostrana sono proprio loro a portare avanti la storia, lasciando la trama quasi abbozzata ed in sottofondo, qui non si ripete tale errore; certo sono le storie personali di Pietromarchi, Marcello, Sole quelle a cui viene dedicata più attenzione, ma anche l’indagine continua ad avere un ruolo importante, soprattutto perché uno dei personaggi di cui sappiamo di meno, Votta, sarà uno di quelli più importanti e a cui la serie guarda di più a portare avanti questa ricerca della verità. La politica sempre di più argomento spinoso, soprattutto in questo periodo ha un ruolo importante, ma anche marginale, soprattutto quando le trame relative ai compiti istituzionali del personaggio di Guido Caprino iniziano ad avere sempre più risvolti intimi e non solamente statali. Ammaniti attraverso il Premier lascia andare le sue preoccupazioni sulla situazione politica Italiana attuale, immaginando una situazione similare a quella vissuta dall’Inghilterra ma che è molto Italiana nella sua gestione.

Non bisogna neanche dimenticare che quando si parla di religione vi è un’inevitabile e necessario confronto con la scienza. Infatti, seppur venga affermata la laicità dello stato, l’Italia è uno dei Paesi Europei più credenti che ci sono e dunque, dato che la religione Cattolica è una parte così inscindibile dal nostro DNA nazionale, persino dubbi sull’origine dell’artefatto e il suo collegamento o no con forze divine che vengono espressi da Pietromarchi, Votta, Marcello e la scienziata Sandra Roversi (Alba Rohrwacher), sono quantomeno legittimi e portano all’interno della serie una autocoscienza difficilmente riscontrabile in altri prodotti.

La regia messa in gioco da Ammaniti e con l’aiuto di veterani del campo televisivo come Francesco Munzi e Lucio Pellegrini, è incredibilmente curata in ogni minimo aspetto. Tutto è curato, dagli ambienti alle luci, passando per la fotografia. I luoghi mondani, quali ricevimenti, sono estremamente claustrofobici, con tante persone che non solo non riesci ad inquadrare ma passano solo a schermo per far sentire, spesso, in soggezione il personaggio di Sole Pietromarchi (Elena Lietti). Le musiche aumentano quell’impressione durante la visione che in ogni momento ci sia una mano invisibile muoversi nell’ombra e seguire i protagonisti.  La fotografia si libera dei soliti toni accesi o scuri da fiction o produzione più adulta alla Gomorra o Romanzo Criminale, dando più sfumature a tutti i momenti, colori caldi ed avvolgenti con il continuo avanzare della storia lasciano spazio a colori più freddi, tipo il blu, che si impongono all’interno della serie come a significare una resa dei conti in arrivo. Resa dei conti o condanna o segnali mal intravisti sono percepiti dallo spettatore proprio grazie a sapienti scene oniriche che solo alla fine della prima stagione raggiungono un senso e quando ci si accorge che esse hanno praticamente cercato di avvertire i personaggi di determinati sviluppi, si rimane ghiacciati da questa consapevolezza. La serie decide quindi di non scindere politica e religione, come entrambe non sono scisse nella normale vita di tutti i giorni e così facendo porta un ritratto dell’Italia vero e che in TV spesso viene poco considerato.

Ammaniti alla sua prima produzione televisiva, sia in qualità di sceneggiatore che regista, riesce a portare a casa un risultato più che ottimo; creando un prodotto che esula dai soliti canoni televisivi Italiani e che molto di più si avvicina ad un modo di fare televisione straniero. Il Miracolo è una perfetta commistione di generi, che si supportano l’uno con l’altro, creando una delle proposte più particolari del 2018 televisivo Italiano e che conferma che non solo sappiamo fare i polizieschi ma quando la produzione ci viene in aiuto riusciamo anche a riprendere degli stilemi del nostro cinema anni 70/80, rimaneggiarli e produrre una serie che quasi solamente in ambientazioni rispecchia l’Italia ed è molto di più un thriller misterioso che fa leva sulla religiosità di un paese come il nostro.