E’ disponibile da oggi su Netflix e nei cinema che l’hanno accettato il film sul caso di cronaca della morte di Stefano Cucchi, Sulla mia pelle. La pellicola è un originale di produzione Netflix Italia che è stata anche selezionata come pellicola di apertura della sezione “Orizzonti” alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Il caso Cucchi, è un noto caso di cronaca Italiana che tutt’ora viene discusso tra le sale dei tribunali. Ad 8 anni dalla morte di Stefano, non si ha una ricostruzione precisa degli avvenimenti, quindi in questo caso il film si è dovuto adeguare a tale situazione raccontando la storia ricostruita tramite udienze, referti medici, incartamenti ed interviste a testimoni dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia Penitenziaria e del personale dell’ospedale Sandro Pertini. Dunque un film non facile da scrivere, ma neanche da mettere su pellicola.
Stefano Cucchi, nel film interpretato da Alessandro Borghi, è un geometra Romano che ritrovato in possesso di alcune sostanze stupefacenti dopo una perquisizione da parte dei Carabinieri, viene arrestato e portato in prigione; Gli eventi che si dipaneranno nei 7 giorni successivi al suo arresto porteranno l’uomo sempre di più sull’orlo di collassi e crisi per la sua malattia e le condizioni in cui viene tenuto recluso nei primi giorni in attesa dell’appello preliminare vengono completamente esplorati nel film che segue l’intero avvenimento dalla “pelle” di Cucchi e che mostrano come si sia arrivati alla fine dei 7 giorni alla sua morte.
Alessio Cremonini, che figura anche come sceneggiatore della pellicola si è trovato di fronte un caso per nulla semplice da rappresentare su schermo e sopratutto da non rendere “di parte” o troppo pretenzioso nel voler raccontare la vicenda e con quello che aveva in mano, complice anche lo sguardo interno della famiglia Cucchi, che ha vissuto la vicenda da vicino ed è stata colpita alla fine di quei famosi 7 giorni dalla morte di Stefano c’è riuscito. Cremonini nel bene e nel male è riuscito a rappresentare tutti quei punti oscuri della vicenda dandone una rappresentazione a cui si può fare “affidamento” per apprendere della vicenda. Registicamente Cremonini non si è discostato molto da una presa molto diretta, la regia non è costellata da virtuosismi stilistici inutili ma mostra la crudeltà e le condizioni da terzo mondo e lo squallore in cui l’uomo ha versato per 7 giorni tentando invano di riuscire a far sentire la sua voce. Più volte viene posto l’accento sul fatto che lui volesse il “suo” avvocato e non uno scelto dalla procura.
Il film è reso pregevole e coinvolgente sopratutto dalla regia che non si perde a raccontare attimi inutili di quei 7 giorni, ma che in 100 minuti condensa una tragedia tutta Italiana. Inoltre, non ci possiamo dimenticare che il ruolo di Cucchi è affidato ad Alessandro Borghi (Suburra, Napoli Velata), giovane attore Italiano che si è distinto negli ultimi anni e che qui porta su schermo un personaggio in cui facilmente ci si può trovare o che si può amare o compatire ma sicuramente che non lascia indifferenti. Vi è comunque un’attenzione alla risposta di funzionari dell’Arma o della Polizia Penitenziaria che si “interessano” al giovane e che così vanno a colmare quel punto di vista interno e disilluso di chi ormai quelle cose le vede giornalmente e non può dire nulla.
Sulla mia pelle è un film difficile da digerire, non è facile arrivare in fondo senza provare un senso di costrizione allo stomaco e di rabbia, ma sopratutto fa da portavoce di non solo la famiglia Cucchi, ma di tutti i 172 detenuti morti in carcere nel 2009 e che tutt’ora non hanno giustizia. Che lo guardiate su Netflix o al Cinema, Sulla mia pelle va visto e giudicato sia per il prodotto che è ma anche per l’importante denuncia che fa verso il sistema di detenzione e gestione dei detenuti, senza dimenticare il lato umano delle persone da entrambi i lati. Consigliamo di rimanere fino alla fine dei credits almeno per sentire la registrazione audio del vero Stefano Cucchi davanti al giudice che dalla sua voce fa trasparire quanto fosse provato sia fisicamente che psicologicamente e che Borghi ha trasposto perfettamente su schermo.