[Recensione] The Crown Stagione 2 – La Corona prima di Tutto

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Questo Venerdì è stata rilasciata su Netflix la Seconda Stagione di The Crown, serie Britannica che ripercorre i principali avvenimenti che legano la monarchia Inglese e la politica nel XX Secolo, e che narra sia la storia conosciuta che i dietro le quinte di una delle Monarchie Europee più antiche e tutt’ora esistente ed importante.

Questa seconda stagione si concentra su tutti gli avvenimenti che vanno dalla Crisi del Canale di Suez fino alla nascita dell’ultimogenito di Elisabetta, nel 1964, un periodo lungo e molto più ricco di avvenimenti di quello precedentemente rappresentato e che quindi risulta una bella sfida per Peter Morgan e gli sceneggiatori.

Nella prima parte della stagione la serie si concede ancora qualche titubanza, possiamo dire si adagia per raccontare al meglio una certa situazione politica e familiare critica, ossia la crisi di Suez, che portò alle dimissioni del Primo Ministro Anthony Eden (Jeremy Notham) e la crisi nella relazione tra Elisabetta (Claire Foy) e Filippo (Matt Smith). In questa prima parte dunque la politica è ancora centrale nelle vicende come lo sono i personaggi di Margaret (Vanessa Kirby) e Edoardo Duca di Windsor (Alex Jennings), che raggiungono in questa stagione compimento come personaggi e che via via con il passare delle puntate andranno a scomparire per lasciare sempre più spazio a nuovi personaggi, oltre che naturalmente ad Elisabetta e Filippo ed al loro rapporto con Carlo e la famiglia, oltre che la corona e la politica.

Se vogliamo essere audaci possiamo dire che finalmente Claire Foy e Matt Smith mostrano appieno le loro doti attoriali, mostrando una coppia affiatata sul set e dando vita a dei personaggi che essendo reali, sono anche stati più esposti mediaticamente rispetto agli altri di sfondo, come Michael Adeane o anche lo stesso Martin Charteris (Harry HaddenPaton), funzionando e dando un senso di incredibile timore reverenziale nello spettatore, riuscendo a trasmettere pienamente il loro status.

La Foy decisamente con il passare delle puntate non è più un’attrice che impersona Elisabetta, ma è Elisabetta, mentre Smith è il contraltare perfetto alla rigidezza imposta alla Foy come regina.

Smith che, grazie anche al maggiore screen time, riesce a mostrare tutte le sfaccettature del Principe Filippo, di cui viene anche mostrata parte dell’infanzia e che risulta centrale anche più avanti nella definizione del suo stesso figlio, Carlo.

Ovviamente ci sarebbe da parlare anche delle new entry e di quei personaggi che arrivano un po’ di soppiatto ma che quando sono in scena creano ancora di più un affresco interessante e unico, come il Tony di Matthew Goode oppure il Macmillan di Anton Lesser, e non solo, persino Michael C. Hall come JFK.

Peter Morgan, creatore e sceneggiatore della serie come dicevamo su, aveva un compito assai arduo, riuscire ad andare avanti con tantissimi personaggi, pochi veramente capaci di risplendere e molti temi scottanti, ma ce la fa riuscendo a raccontare con dovizia di particolari e invenzioni, che non mancano mai nei drammi storici, tutti gli anni 50 e l’inizio dei 60 dell’Inghilterra alta, toccando argomenti che definire scabrosi forse è riduttivo, come la sopracitata crisi matrimoniale scatenata dalla sospetta infedeltà del principe. I segreti del Duca di Windsor tenuti ben nascosti dal governo, i difficili rapporti di Elisabetta con Jackie Kennedy, qui interpretata da una splendida Jodi Balfour, e molti altri che non vogliamo dirvi per non rovinare la sorpresa, per quanto, alla fine, tutto sia già avvenuto. Morgan trova anche il tempo di inserire riflessioni sulla religione e lo fa senza scadere nel banale, nello scialbo e senza sembrare di parte anzi, ci delizia con dialoghi filosofici che mai ti aspetteresti in una serie all’apparenza così fredda.

La regia invece dal canto suo è sempre ottima, sempre presente il piglio tipicamente Inglese, che però stavolta non si fregia di lunghi campi quanto più di riprese più intimiste volte a mostrare il sempre più abbandono della timidezza della regina che ora imbraccia il suo ruolo di guida della nazione.

La fotografia fredda alimenta il senso di spaesamento dello spettatore, elemento su cui la serie stessa faceva gran affidamento nella prima stagione e che qui risulta fondamentale per molto scene dall’impatto notevolmente duro.

Le musiche sono anch’esse straordinarie, sempre tante citazioni ad altre opere sia teatrali che cinematografiche, con riarrangiamenti e suoni familiari che si accompagnano benissimo agli ambienti austeri e freddi della nobiltà Inglese.

In conclusione la seconda stagione dello show di Netflix, molto più difficile da far funzionare, riesce ad essere coinvolgente ed interessante come la prima nonostante rispetto ad essa perda uno dei suoi più grandi interpreti ossia John Lithgow, che dava il volto a Winston Churchill. Il peso ricade quindi sulle spalle di Claire Foy e di Matt Smith, due interpreti straordinari che se nella prima stagione non erano riusciti a brillare completamente a causa della massiccia ed ingombrante figura di Churchill di John Lithgow, qua fanno un ottimo lavoro, lavorando in quella che si potrebbe definire una grande simbiosi.

Se vi è piaciuta la prima stagione di The Crown sicuramente apprezzerete anche questa seconda stagione, a mio parere un altro piccolo gioiello televisivo del 2017.