Marco B. Bucci e Jacopo Camagni non hanno più bisogno di presentazioni: autori della saga di Nomen Omen e del suo seguito Arcadia, il duo è tra i più talentuosi e conosciuti del panorama fumettistico italiano e non solo. Se agli autori delle avventure di Becky Kumar, qui in veste di ideatori, aggiungiamo il talento di Eleonora Caruso, Flavia Biondi e Giulio Macaione, il piatto si fa decisamente ancora più succulento!
Partendo da questi presupposti, Simulacri, la nuova serie edita da Sergio Bonelli Editore per la sua linea Audace, ha fin da subito suscitato grande attesa tra gli appassionati, un’attesa che, finalmente, è stata ripagata con il primo volume, Brecce.

La vita su una piccola isola come l’Elba può sembrare monotona e ripetitiva, ma spesso l’apparenza inganna. Dietro una patina di finta normalità si nasconde infatti una inquietante rete di morbose relazioni, torbidi segreti e passioni celate. Ciascuno tenta, come può, di seppellire i propri fantasmi, ma il passato che accomuna i protagonisti di Simulacri non vuole essere dimenticato e i demoni che lo popolano riemergono inaspettati a chiedere il conto.

In questo primo volume di Simulacri conosciamo Lily, una ragazza che si trova sull’Isola d’Elba per lavoro e che, durante il viaggio, conosce tramite un’app per incontri Duccio, ragazzo che vive a Milano ma che proviene proprio dall’isola: i due provano attrazione reciproca e si frequentano, e Duccio fa conoscere a Lily i suoi amici che, a differenza sua, vivono ancora all’Elba. Leo, Guglielmo, Ivan, Caterina e Alessandra sono (o sembrano) la classica compagnia di amici, ognuno con la propria vita, che si ritrovano e passano del tempo insieme, ma scopriremo molto presto che condividono un misterioso e inquietante segreto legato al passato. Quello che infatti sembra un racconto basato sulle relazioni, i sogni, i desideri e le delusioni di persone comuni e diverse tra di loro, si trasforma, prima con alcuni flashback dai toni decisamente horror, e poi con il perfetto cliffhanger di fine volume, in qualcosa di molto più oscuro e misterioso.

Con Brecce, Bucci, Camagni e Caruso gettano le basi per quello che sarà il vero sviluppo della vicenda, che si dipanerà nei successivi tre volumi, e sono basi decisamente solide, interessanti e parecchio audaci: a coadiuvare il grande lavoro dei due ideatori e della sceneggiatrice, ecco il duo, composto da Giulio Macaione e Flavia Biondi, responsabili del comparto visivo dell’opera insieme ai colori di Stefano Martinuz; se l’autore di F***ing Sakura e Scirocco si occupa delle vicende nel presente, tra scene di quotidianità, sesso e e vita “normale”, Flavia Biondi alza l’asticella dell’inquietudine con le scene legate al misterioso passato dei protagonisti, con alcune tavole che sembrano uscite da un horror psicologico decisamente spaventoso e che portano, seppur in parte, quel tocco di urban fantasy ormai marchio di fabbrica del duo di autori di Nomen Omen e Arcadia, seppur, ed è giusto ribadirlo, decisamente più inquietante di qualunque cosa abbiate visto nelle avventure di Becky Kumar.

A livello di sceneggiatura e scrittura, invece, Eleonora Caruso fornisce una prova decisamente solida, con un ritmo delle vicende e dei dialoghi che rende scorrevole e piacevole la lettura, sia nelle fasi più vive che nei momenti più introspettivi: la sensazione è, fin da subito, quella di assistere al racconto di persone che conosciamo da sempre, e di cui magari non sappiamo tutto, grazie a dialoghi mai troppo invasivi e forieri di indizi e semi per lo sviluppo della trama piazzati sempre al punto giusto, senza esagerazioni e senza diventare mai ridondanti o troppo didascalici.

I personaggi, come dicevamo, sono caratterizzati alla perfezione: se in un primo momento possono sembrare i classici stereotipi per questo genere di storia, lo step successivo ci mostra che, sotto la patina iniziale, c’è molto più di quanto non vogliano raccontare, e mentre procediamo nella lettura scopriamo sempre quel dettaglio in più che lega gli amici di Duccio o quel frammento del passato di Lily che ce la mostra sotto una luce diversa.

Grande importanza, inoltre, è stata data alla fisicità dei vari protagonisti: da una storia che si chiama Simulacri non potevamo effettivamente aspettarci nulla di diverso, visto che uno dei significati della parola fa riferimento proprio a statue o immagini di divinità (e di statuario vedrete decisamente molto) ma anche, in senso figurato, il senso di parvenza, e visto che i nostri personaggi non sono decisamente quello che sembrano, ci sembra decisamente un accostamento azzeccato ed un titolo che esplicita la sua doppia valenza. Fisicità, dicevamo, ma anche sensualità e sessualità: in linea con i propositi della collana Audace di Bonelli, siamo decisamente ben oltre quello che possiamo vedere di solito nelle serie “classiche” dell’editore di Tex e Dylan Dog; senza mai cadere o scadere nella volgarità gratuita, il sesso e la sessualità dei personaggi sono ben messi in mostra (e qui torniamo allo statuario citato in precedenza) e hanno un’importanza fondamentale nelle vicende e, probabilmente, anche nel passato dei protagonisti, ma questo lo scopriremo solo con i prossimi volumi.

In conclusione, il primo volume di Simulacri è una lettura decisamente soddisfacente sotto diversi punti di vista: la scrittura fresca, mai banale, che alterna senza problemi o cali momenti da commedia a scene inquietanti, ci mette subito a nostro agio con i personaggi, quasi li conoscessimo da sempre, almeno ad un livello superficiale. L’aspetto estetico è di alto livello, con un’ottima alternanza tra le scene del presente e gli inquietanti momenti legati al passato dei protagonisti, ed il cliffhanger di fine volume grida decisamente “Datecene ancora!”


Il primo volume (di quattro) di Simulacri è ora disponibile in tutte le fumetterie, librerie e store online.

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