Non poteva non iniziare proprio con la canzone che gli dà il titolo questo film estivo targato Netflix (Riccione dei TheGiornalisti), visto che proprio i registi, il duo YouNuts!, hanno diretto il videoclip del brano, che ormai da 3 anni spopola nelle radio (e non solo) e che si è aggiudicato l’attributo di tormentone.
È proprio da questa canzone infatti che Enrico Vanzina, dopo aver lavorato per Netflix al film Natale a 5 stelle (ad oggi il peggior film italiano prodotto dalla piattaforma), è passato, come hanno sempre fatto lui e suo fratello Carlo, dal Natale all’estate, realizzando un nuovo film estivo sulla scia di Sapore di Mare o Un’estate al mare.

Per Netflix, che punta moltissimo sui contenuti per giovani, cosa che si può notare soprattutto con le serie tv che hanno prodotto finora, questo film è come la Scala in una partita di poker, visto che non puntando minimamente sulla qualità del prodotto, hanno incentrato tutto su un cast pieno di volti noti ai giovani. Nel cast infatti figurano Lorenzo Zurzulo, Sergio Ruggeri e Isabella Ferrari (da Baby), Ludovica Martino e Giulia Schiavo (da Skam Italia), Saul Nanni (da Alex & Co.), Fotinì Peluso (da La compagnia del cigno), Davide Calgaro (da Zelig e Odio l’estate), Matteo Oscar Giuggioli (da Succede), Claudia Tranchese (da Gomorra – la serie), Cristiano Caccamo (Don Matteo, Il paradiso delle signore) e infine come ciliegina sulla torta Luca Ward e il redivivo Andrea Roncato.

Quello che vuole fare il film è chiaro: vuole trasporre senza infamia e senza lode varie situazioni banali che accadono durante un’estate al mare, tra un gruppo di ragazzi sui 20 anni, e su questo fa centro pienamente la pellicola.

Ciò che fa storcere molto il naso è la valanga di situazioni messe in campo in neanche 2 ore di film: infatti vengono mostrate ben 6 relazioni diverse tra tradimenti, amori che nascono e amori che finiscono. Il tutto risulta davvero eccessivo, visto che nessun personaggio riceve un buon trattamento in sceneggiatura e sono tutti molto stereotipati, senza dimenticare che le loro storie non hanno neanche un minimo di background, e per questo motivo lo spettatore difficilmente riuscirà ad affezionarsi ad uno qualsiasi dei personaggi. Alla fine della fiera, così facendo, il film non è altro che un brutto insieme di luoghi comuni, scene già viste e soprattutto una marea di canzoni dei TheGiornalisti (che tra l’altro nei titoli di testa sono citate, indebitamente, come canzoni originali di Tommaso Paradiso).
Durante tutta la durata si sentono, quasi per intero, almeno 6 canzoni della band, ovviamente le più famose e commerciali, quindi si passa da Completamente a Fine dell’estate in un batti baleno, in una maniera senza un vero e proprio senso logico e che può risultare anche estremamente irritante.

Ovviamente, chi ha avuto modo di vedere il trailer, ha potuto ammirare il cameo di Tommaso Paradiso, che nelle scene finali continua a cantare mentre fa un concerto (chiaramente a Riccione): il punto più basso del film lo raggiunge proprio questa parte, che butta via e chiude tutte le storie in 3 minuti, in un modo completamente casuale. Passando agli attori, i più veri e sinceri sono Davide Calgaro e Ludovica Martino, che tra tutti si contraddistinguono perché in quello che fanno e per come si muovono, o sono, riescono ad essere minimamente realistici.
Tutti gli altri recitano a tratti in maniera abbastanza discutibile, complice anche una sceneggiatura parecchio sgangherata, che mette in bocca agli attori delle battute terrificanti e dei personaggi inaccettabili, come quello di Matteo Oscar Giuggioli, nel ruolo del “tossichello” stereotipato che dice tutto il tempo parole come “bro”, “fra”, “frate” o “zio” o Lorenzo Zurzolo, che cerca di interpretare un non vedente in modo parecchio banale e senza un minimo sforzo recitativo.

Incredibilmente, la cosa che convince più di tutte è il comparto tecnico, gli YouNuts! che sono tra i registi di videoclip più importanti in Italia, girano bene il film e fanno un buon lavoro, anche se c’è da dire che molte scene, soprattutto quelle con le musiche sono proprio videoclip fatti e finiti e si staccano forse un po’ troppo dalla narrazione (stesso problema che aveva anche Ultras di Francesco Lettieri, che però ad oggi rimane il miglior film italiano Netflix, pur non essendo comunque tutto questo granché).
In sostanza c’è poco altro da aggiungere a Sotto il sole di Riccione: è sicuramente una buona mossa commerciale, che Netflix si è giocata in un momento giusto e soprattutto in un periodo giusto, che piacerà molto ai giovanissimi.

Col senno di poi, sarebbe stato meglio fare una serie tv per poter raccontare queste vicende con respiro più ampio, ma sarebbe venuta fuori una copia di Summertime.
La fattura del prodotto è mediocre, ma alla fine questo tipo di film esiste da anni e continuerà ad esistere anche e soprattutto nei prossimi anni, visto il finale del film: è molto probabile che il prossimo anno ci ritroveremo con Sotto il sole di Riccione 2.

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