Star Trek: Discovery 2×01 e 2×02 “Fratello” e “Nuovo Eden” – Facciamo il punto della situazione | Recensione

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Star Trek Discovery

In attesa della terza puntata della seconda stagione, come da titolo, facciamo il punto su Star Trek: DiscoveryDi cosa parla “Star Trek Discovery”? Per farla breve: sono le avventure dell’astronave USS Discovery, 10 anni prima dell’arrivo del capitano Kirk e dell’Enterpise. La protagonista è Michael Burnham, sorellastra di Spock, che fa scoppiare per sbaglio una guerra tra i Klingon e la Federazione.

Mi sono fatto una domanda e mi sono dato una risposta da solo. Marzullo sarebbe fiero di me.

Ma andiamo avanti. L’anno scorso abbiamo visto la prima stagione ed è stata un disastro. Ah, piccolo appunto, chi scrive (che sarei io) è un fan di Star Trek; un trekkie della peggior specie, un integralista della serie classica. Quindi sapete con chi avete a che fare. Proseguiamo. La prima stagione, dicevo, è stata una catastrofe; non era per nulla “Star Trek”. Direte voi: “Non decidi tu cosa sia o non sia Star Trek”. In parte è vero, non lo decido io. MA. “Star Trek” ha un universo narrativo con regole precise… ha pure regole per violare tali regole. “Discovery” è stato come vedere una partita di calcio con i giocatori che usano le mazze da golf al posto dei piedi. Nella prima stagione gli episodi  sembravano tutto tranne che “Star Trek”: c’era “Dune”; “Alien”; “Star Wars”; eccetera (soprattutto eccetera). La cosa peggiore che si sono inventati è il motore a funghi. Sì, funghi. In pratica si scopre che tutto l’universo è attraversato da una specie di rete di spore. Grazie a un tardigrado gigante (sigh) la nave riesce a spostarsi, in un attimo, in QUALUNQUE punto dell’universo conosciuto. La cosa non ha nessun senso, NESSUNO (oltre alla spiacevole eventualità che potrebbe apparirvi la Discovery nel vostro piatto di risotto con i funghi). Ho odiato tantissimo la prima stagione (si era capito?) però… però negli ultimi due minuti  succede una cosa bellissima, una cosa che mi ha commosso: arriva l’Enterprise con al comando il capitano Pike.

Al Mondo mi commuovono solo tre cose: l’Enterprise della serie classica; gli occhi tristi degli anziani e la scena di “Roger Rabbit” in cui viene uccisa la scarpa.

Ma sto divagando, di nuovo. Dicevo? Ah, sì, Pike! Christopher Pike è un personaggio iconico, nonostante nella serie classica lo vediamo pochissimo. Lui è il capitano che precedette Kirk al comando della mitica Enterprise NCC 1701. Appare nell’episodio pilota e in un doppio episodio della prima stagione. Episodio che fu fatto riciclando il suddetto episodio pilota… un doppio episodio struggente e bellissimo.

Ma veniamo alla seconda stagione di Discovery. I primi due episodi sono buoni. Finalmente pare abbiano capito come si scrive una serie di “Star Trek”. Vediamo brevemente cosa succede.

Episodio 1 “Fratello”

Pike prende il comando della Discovery per indagare su sette segnali rossi apparsi nella galassia. Non si sa nulla di questi segnali. Si accendono e si spengono a casaccio. Nel primo episodio la Discovery va alle coordinate di uno di questi segnali rossi (che si era riacceso). Al posto del segnale trovano il relitto della USS Hiawatha (un’astronave medica sparita da diversi mesi, durante la guerra con i Klingon). Il vascello sta in un campo di strani meteoriti che vengono prelevati per essere studiati. Qualcuno è ancora vivo e viene portato a bordo della Discovery. Tra questi il capo ingegnere Jett Reno; personaggio che sembra essere molto interessante. Lei è un’ingegnere vecchio stile, di quelli che si sporcano le mani come dei meccanici nelle officine; quelli che con un tubo dell’acqua ti fanno un iniettore del plasma… gente tipo Scotty (della serie classica) o Trip (di “Star Trek Enterprise”). Burnham, sull’asteroide, intravede una figura confusa: un umanoide che sembra un angelo. Tornata a bordo decide di incontrare Spock, che fa l’ufficiale scientifico sull’Enterprise e con il quale non ha più rapporti da anni. Solo che le viene detto che Spock ha preso una licenza e non c’è più (si scoprirà che, cercando i segnali rossi, è mezzo impazzito e si è fatto ricoverare in un ospedale psichiatrico della Federazione). Di fatto non succede altro. Ah no, una cosa che fa stringere il cuore ai trekkie integralisti come me. Pike trova un biglietto della fortuna (uno di quelli dentro i biscotti cinesi) con la seguente scritta: “Non ogni cella è una prigione, né ogni perdita eterna”… e questo è il destino che spetta a Pike. Nella doppia puntata della serie classica (ve ne ho parlato prima) Pike, reso invalido da un incidente, viene portato su Talos IV. Questo pianeta è governato da alieni che creano illusioni non distinguibili dalla realtà. Lì Pike troverà l’illusoria libertà dalla malattia e un amore perso da anni.

Episodio 2: “Nuovo Eden”

Questo episodio ha molti limiti perché è sviluppato in maniera frettolosa. Corre troppo. Comunque   ha cose interessanti. Dunque. Si riaccende uno di quei segnali rossi. Solo che questo sta nel Quadrante Beta, lontanissimo dalla posizione della Discovery. Per arrivarci usano quel maledetto motore a funghi (sigh). Degna di nota la faccia perplessa di Pike, quando gli spiegano questa cosa del motore a spore. Dalla faccia sembra essere contrariato quanto me (Pike uno di noi!!!). Comunque, arrivati alle coordinate non trovano (neanche qui) il segnale rosso bensì un pianeta abitato da esseri umani, da terrestri, arrivati lì prima dell’invenzione del motore a curvatura (il motore che permette di viaggiare più veloci della luce). Scesi sul pianeta scoprono che questa gente fu trasportata lì (da qualcosa simile a un teletrasporto) da un angelo… lo stesso angelo visto da Burnham nell’episodio precedente. Finito. Messa così sembra una puntata inutile e priva di interesse (complice anche, come ho detto, lo sviluppo frettoloso della trama). Però in realtà ci fa capire di cosa, probabilmente, parlerà questa stagione: la religione. In Star Trek la religione non è quasi mai trattata… a parte in “Deep Space 9” in cui viene affrontata (malissimo) e alcuni episodi sporadici dei vari spin-off. Nel futuro immaginato da Gene Roddenberry la religione non ha spazio, la gente del futuro non ha bisogno di Dio (che futuro meraviglioso). Io sono d’accordo con lui e mi è sempre piaciuto l’ateismo presente in Star Trek. Trovo però interessante trattare la tematica in chiave scientifica. Ora: io non so come finirà questa stagione e come risolveranno la questione (spero caldamente che non buttino tutto alle ortiche) ma sono curioso di vedere in chiave scientifica e razionale ciò che viene percepito come ultraterreno. Pike cita, quindi lo faccio pure io, l’ultima legge di Shermer (che fa da corollario alla terza legge di Clarke): “Qualunque intelligenza extraterrestre sufficientemente avanzata è indistinguibile da Dio”.

E questo è quanto. Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui. Vi lascio un paio di disegni che ho fatto io, scusate. Ci vediamo per il terzo episodio, qualora lo vogliate.